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Le 46 poesie pubblicate il giorno 31/05/2017
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| Qualcosa -come un podalico parto
la partenza dall’arrivo.
Genova, devi vederla dall’alto
o dal mare, chiusa com’è
in una strettoia d’infinito-
corpo verticale abitativo.
La scopri salendo, ascetico
camminare spedito-
dal porto a un cielo
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Se potessi
scivolare via dalla sera
in silenzio
forse sarei felice
E renderei
tracce di tramonto
al mio cielo di cobalto
nero di piaghe
Potrei morire
senza accennare parole
e nessuno
si aspetterebbe altro
Che il disprezzo
per una lenta
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Annullami quest'odio
padrone della vita
integro rancore
non vedo via d'uscita.
E' morte cerebrale
in un corpo
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Ciao principessa,
sorridi anche solo per me
che ho scelto il colore che ami
per sussurrarti, sulle sue ali,
quella
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Se penso a quand'ero adolescente
e a cosa raccontavano gli anziani
ecco che mi ritornano alla mente
tante storie dai
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Non mi volevo più innamorare,
perch’ero troppo stanco di soffrire,
ma quando ho visto lei su quella spiaggia
il
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povere cose in dono
e il volto del bene
il tuo
mi segue da sempre
e me stessa e te
nell'immensa solitudine
quando neppure il vento
ascolta guarda
e tutto si dissolve
e cielo e terra
feriti
a frammenti tornano
a distaccarsi
nella
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Ti basta veramente poco:
un lieto pensiero condiviso
e fai di questo luogo solitario
un borgo ridente e
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Vorrei dirti
quel che mi manca,
mentre tu indugi.
Un refolo di vento si leva,
dal cuore
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Dolore atroce
grida di terrore
sgozzate senza pietà
Lasciate morire
sono entrate nel recinto
tutte bianche
una alla volta
lasciando il latte della mammella
son giovani pecorelle
son terrorizzate
han lacrime agli occhi
un minuto
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| Così che non mi curo
nel breve d'un silenzio, quando
l'attimo riluce in un rumore di polvere.
Possibile
che non ti ho detto
quel che avrei voluto prima del salto.
Così
che non attendo voci
se guardo le tue labbra;
non
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| Son partito per trovare
qualcosa di più serio,
che brilli
come solo i poeti
mentre
nutrono d'acqua
le loro
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| Se 'ndormensa la séra
su rossi foretoni,
la conta busìe,
ghe scòta la facia
la sigà ai coatro venti:
"Ché 'l vin no'l fa mal,"
E par far vedare
che la ga proprio reson
la s'à
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| Due in una stanza
a parlar con altri
si osservano a distanza,
son soli a dirsi cose
a toccar le corde
a sentirsi fra la gente.
Son proprio belli a rivederli
sanno d'ingenuità perdute che ritornano,
sanno di dolore e rinascita,
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| Così arrivammo dal deserto
della manna non trovammo alcun riscontro
di guerre e paradisi vedemmo l'ombra
solo la morte
quella mai ci lasciò soli
passo dopo passo
stupro dopo stupro
sino alla costa.
Del denaro non avemmo
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| Adesso basta, non scrivo più!
Cancello ogni rigo
strappo tutte le poesie
i segreti, le idiozie
che per anni ho disseminato nella rete
strappo via questa pelle
che tante volte ho visto accapponare
in preda a ipnotici pianti
e che è
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Il tempo asciugava le labbra,
era dolce quel cielo
di trame dorate le notti.
Il tempo del pane
così lo chiamavano i vecchi
seduti con sguardi nascosti
nell'aria mille promesse.
Canti chinati sul grano
come garriti di rondini,
respiri
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Sei la terra, talvolta l'intravvedo
quando porti alle tue labbra una mela;
sento l’angoscia nell’acqua dell’Eden
quando bagna l’albero del sapere.
Nelle mani hai la concupiscenza;
lo sterrato del non ritorno, incerto,
spolpato dal morso, fino
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Un filo di luce tiene tutto in piedi
un alito
un sospiro
un passo
uno sguardo
un bacio.
Uno zefiro fa vacillare tutto.
Ha importanza l'istante
un pensiero.
Non sottovalutare un'idea
un battito d'ali
un'inezia
Il mondo si regge su fili
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| Fine di maggio sul bus di città
appare diverso nel mattino
da fuori affollato di bimbi.
Ultimi giorni di scuola
vanno in gita vivaci.
Disinvolte bambine
svelte a domanda rispondono.
Seconda elementare dal lago
femminucce più
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| Lame taglienti
nel cuor vuoti profondi
Le tue ingiurie
Sul ramo
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| l'amor mio sospinse il cuore
a parlar di lei all'orizzonte
che si perse in fondo
al bagliore di silenzi
ti rimembro vestita di fragile nudità
attorcigliati fra le voglie di saziarsi
con la voracità di un temporale
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| Nun me ce trovo mmiez''à ggente,
troppi rummure,
e brulichie 'e parole
e rummure inutili ca jescene de vocche
mme fanno scumparì.
Nun veco cchiù 'o cielo,
ogni cosa s'appanna,
perd''à lucentezza,
perdo 'o tiempo
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| L’Italia è gestita in
un modo strano, c’è una vera
battaglia fuori e si cerca negli altri
quello che noi ... abbiamo; si guarda
l’erba fresca del vicino, ci lecchiamo
le ferite perché noi tutti non
l’amiamo.
Questo clima
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Orfana delle stanze
invase dal primo odore
delle forti ed eterne radici.
Batte forte il suono ed apre
negli angoli vissuti dal verde respiro
tra le umili e vecchie stanze,
nel tempo trafitto dalle orme
tatuate nella nuda memoria.
Urla e
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| Un leone a spasso per la campagna
adocchiava qua e là senza timore
sapendo di essere il più forte
d’un tratto un ciottolo si permise di fare uno sgambetto
ed il povero re rovinò a terra per l’accaduto
continuando a guardarsi attorno facendo finta
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Sei morta! Con i polsi stretti a un legno,
solleticando con i piedi il fuoco,
discinta- ignuda come Cristo in croce:
gli incubi e i Sogni non verranno più.
Sei morta! E sulla piazza, di bestemmie
saliva il requiem pe' il tuo strazio
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| Del binario che avanza dal respiro
il fondo non toccato svola fuori dai muri
mentre sempre più il fianco
somiglia a
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Quanto vale
esser sinceri,
se già chi ti vuol giudicare
l'ha fatto?
Con la sua mente contorta
e per decisione
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Stimo chi applaude, da solo
anche in mezzo alla folla
chi non rinuncia alle sue idee
nella solitudine del mondo
chi osa il primo passo
chi sa dire no,
chi corre e non sa dove
chi rischia, chi bara
chi ama e perde
e chi sente il mare
quando
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46 poesie pubblicate nel giorno 31/05/2017. In questa pagina dal n° 15 al n° 44.
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