Stasera …ti ricordi….devi scrivere una poesia
E di cosa dovrei parlare?Non ho più cose da dire…
Non sono in vena,non sono ispirato e la mia musa è scappata a Lampedusa,è inutile che lei mi telefoni e mi faccia le fusa,per dirmi poi che era pure stufa.
Parla di te stesso,della tua vita,non ti sembra abbastanza intricata?Non mi va di parlare di me stesso,parlo dei riflessi di me stesso in modo tale che restino piccole impronte d’umidità sullo specchio,utili forse per l’umanità,ma non riconducibili a me.
Bravo,tieniti tutto per te,fai come i faraoni…portati tutto nella tomba…ma a che ti serve?Chi ti credi di essere?Pensi forse che gli altri abbiano avuto una vita facile?Io non penso,lascio pensare agli altri,a tutte quelle menti eccelse le quali sembra che sappiano sempre tutto ma poi riescono sempre a coinvolgermi nelle loro cavolate dicendo che l’hanno pure studiate.
Rompi quel muro,quel muro che sembra separarti dal passato…non riesci a vederti bambino?Si,certo come no,vedo una semplice e povera famiglia sperduta in un paesino di campagna la mamma è vestita con quattro stracci e porta vicino a lei due bambini alquanto sporchi,ma sul viso hanno sempre acceso un sorriso,quello stesso sorriso che vedi solo stampato nei volti dei bambini felici.
Felici di che cosa?E dov’era il padre?
Felici perché avevano accanto la cosa che un bambino desidera di più: l’amore della propria mamma.Il padre dove poteva essere?Non certo al bar,lui lavorava moltissimo,per andare a lavorare aveva a disposizione solo una bicicletta,ma da quel paesino fino a Torino c’erano più di trenta km e naturalmente altrettanti a ritornare.