Ringrazio molto Giovanni Monopoli per avermi introdotto nell'universo delle ballate, un genere poetico del quale non mi ero mai occupato. Sono andato a controllare in certi miei vecchi libri, ed ho appurato che esistono vari tipi di ballate (antica, grande, romantica, francese, ecc. ), con schemi di rime (e di metri) piuttosto complessi. Ho trovato più semplice per me scrivere secondo lo schema usato, ad esempio, da Giovanni Marradi per "La quercia abbattuta" , cioè ABBA CDE CDE EFFA , con versi tutti endecasillabi (ho consultato la mia vecchia grammatica usata alle superiori) . Mi permetto pertanto di proporne un'altra (l'appetito vien mangiando... )
IL LAVORO
E' schiavitù dell'uomo, ogni lavoro,
od è maniera di nobilitarsi,
di libertà acquistare, d'affermarsi
di dare a propria vita più decoro?
E' schiavitù senz'altro se mansioni
dall'uomo esercitate non s'addicono
ai suoi interessi, a sue capacità.
Invece è nobiltà se le passioni
sue sono quelle che non contraddicono
ciò ch'egli deve fare in società.
Sarebbe bello avere facoltà
di scegliere un lavoro alquanto adatto,
di viverlo per sempre come un fatto
fascinoso, prezioso più dell'oro!