Opera Costanza e Meriti, tre parole che, autonomamente, già indicano un percorso preciso.
Un'opera può essere compiuta con costanza e con i dovuti meriti finali.
Tutto ciò è riassunto nella poesia “
Il Buon Lavoro” (Terracciano) che, come seconda poesia, ha anticipato il senso generale di tali tre parole.
Stesso senso rimane quando le parole sono usate come verbi e con una direzione piu' personale, piu' introspettiva.
Sia che si tratta di opere materiali, che immateriali, la costante è sempre simile: un'opera è tale ed è meritevole solo se perseguita con costanza.
Si differenzia la poesia “
Come si sta” (Stanzione), ove leggo di un giudizio espresso sulla barcollante costanza nel rincorrere meriti come se ciò fosse una cosa poco possibile. In realtà, se si opera alla ricerca di meriti, non stiamo “operando” un bel niente, ma stiamo solo dando spazio e soddisfazione al nostro presuntuoso egocentrismo. Alla fine si è costruito qualcosa che muore con noi stessi.
La “Vera Opera” è solo ciò che rimane per tutti anche se, per ora, non piace, ma successivamente potrebbe divenire un capolavoro (e di capolavori incompresi sono piene le pagine della storia). Tale significato è nella poesia “
La presenza di Dio” (Merighi) e nella Sua opera: il Creato
In alcune poesie, che esprimono anche il lato negativo, leggo di una deformazione della costanza. Questa è mossa, certo, dalla passione, ma se la passione diventa persecuzione ossessiva di un obiettivo, si rischia di costruire qualcosa di distaccato dalla realtà e fine a se stessa, che potrebbe sempre essere un capolavoro, ma poco compresa (“
Mentore” di Sini).
In pratica, alle volte è meglio alleggerire il peso che si da ai nostri obiettivi ed allentare la morsa della costanza o della passione per lasciar andare il flusso dell'esistenza come a lei piace (un po' come in “
Scrivere” di Esse).
Altra caratteristica è, naturalmente, la costanza usata come sfida verso che si mette contro i nostri obiettivi (“
Dissonante costanza” di Chiti).
In effetti, la passione è la volontà di perseguire un obiettivo ed è il carburante della nostra costanza che, quasi sempre, deve andare controcorrente, ma chi crede nella sua opera è anche felice di andare contro corrente. Alla fine dimostrerà che lui aveva ragione.
Sentire di aver ragione, significa anche ricercare verità la quale è spesso l'obiettivo del nostro operare (“
Come dal Logos” di Salvatore Loreta).
E' la ricerca della verità che scorre sempre sotto le nostre azioni ed è in tutte le poesie che ho letto sul perseguimento di un'opera, qualunque essa sia.
Diversa per contenuti e con una strofa finale stupenda è “
Iperspazio” (D'Auria). Scritta in quel punto di rottura tra il nostro mondo e l'infinito che si prova e si ritrova ad ogni tramonto. Tramonto che ci riporta le cose perse durante il giorno e che ritroveremo, forse, domani. Ma al tramonto, è bello perdersi nell'Iperspazio (su questa, permettetemi i miei complimenti personali).
“
Opera Seconda” (La Marca) riporta una sequenza nelle opere che ritengo esatta; dopo una prima opera, non nasce quella che per sequenza temporale e logica dovrebbe essere la seconda, ma nasce la terza e la seconda resta in cantiere perchè vorrebbe essere, per l'autore, la perfezione non raggiunta nella prima.
Potrebbe essere un difetto umano, ma in realtà è sempre la ricerca della perfezione o della verità che, alla fine, incute paura nel fallimento o la percezione che, forse, non siamo sulla strada giusta e che la prima opera era sbagliata.
Una nota a parte per la ricostruzione storica (
Costanza e Federico II di Cassese) di un grande imperatore (Federico II) e di sua madre e per un periodo storico al quale sono particolarmente legato e che ha lasciato molti e profondi segni nella nostra storia.
P.S.: sorvolo su un certo Azar che è sempre incomprensibile