In questi giorni di (legittima, per carità, forse troppo legittima... ) commemorazione della Shoah, rischia di passare inosservato un cinquantenario che riguarda più da vicino noi poeti, o aspiranti tali.
Nella notte tra il 26 e il 27 gennaio 1967 si toglieva la vita (questa è almeno la versione ufficiale) , in un hotel di Sanremo, Luigi Tenco, la cui validissima canzone, alla sua prima partecipazione al Festival, era stata bocciata dalla giuria (forzando un po' la mano, non si potrebbe equiparare quella giuria ai nazisti responsabili dei campi di sterminio? )
Se si rafforzò la mia passione per la poesia, ciò è dovuto in parte anche a questa disgrazia.
Non avevo allora neppure 16 anni e, pur amando le poesie, ero un poco insofferente alle saccenti loro spiegazioni da parte degli insegnanti e, come tanti altri ragazzi, cercavo una forma poetica più attuale, magari rivestita di musica.
Quella poesia, soprattutto su argomenti amorosi e sociali, me la diede, dopo la sua morte, purtroppo, Luigi Tenco, ed ora mi domando: se egli fosse ancora vivo e se le giurie che danno i premi Nobel per la letteratura fossero sempre equanimi, dato che quel premio l'hanno appena dato al suo collega e più o meno coetaneo americano Bob Dylan...
Voglio riportare, ad uso dei più giovani, solo due testi di canzoni ( ? ) di Luigi Tenco (secondo me hanno poco da invidiare a tante poesie di Neruda, o di Prévert... )
MI SONO INNAMORATO DI TE
Mi sono innamorato di te
perché non avevo niente da fare:
il giorno
volevo qualcuna da incontrare,
la notte
volevo qualcosa da sognare.
Mi sono innamorato di te
perché non potevo più stare solo:
il giorno
volevo parlar dei miei sogni,
la notte
parlare d'amore.
Ed ora che avrei mille cose da fare,
io sento i miei sogni svanire,
ma non so più pensare
a nient'altro che a te.
Mi sono innamorato di te,
e adesso non so neppur io cosa fare:
il giorno
mi pento di averti incontrata,
la notte
ti vengo a cercare.
HO CAPITO CHE TI AMO
Ho capito che ti amo
quando ho visto che bastava un tuo ritardo
per sentir svanire in me l'indifferenza,
per temere che tu non venissi più.
Ho capito che ti amo
quando ho visto che bastava una tua frase
per far sì che una serata come un'altra
cominciasse per incanto a illuminarsi.
E pensare
che poco tempo prima,
parlando con qualcuno,
mi ero messo a dire
che oramai non sarei più tornato
a credere all'amore, a illudermi e sognare!
Ed ecco che poi
ho capito che ti amo,
e già era troppo tardi per tornare:
per un po' ho cercato in me l'indifferenza,
poi mi son lasciato andare
nell'amore.