Pur essendo un poeta di lingua francese (era belga) , devo confessare che non ho mai letto Michaux (anche se il suo nome non mi era nuovo) , e che questa sua poesia non mi è molto piaciuta. Allora sono andato a prendere un vecchio libro che usai per dare un esame all'Università ( "Da Baudelaire al surrealismo" , "Piccola Biblioteca Einaudi" ) , scritto dal critico ginevrino suo contemporaneo (erano nati entrambi alla fine dell'Ottocento) Marcel Raymond, che su Michaux (pagg. 350 - 351) non si esprime in modo tanto lusinghiero: "Pochi sono gli avvenimenti interiori più 'reali' dei suoi. Lo stesso plasma del 'sogno' (in senso lato) compone la materia delle sue poesie e si sente il gusto di quelle acque - madri che danno il sapore alla vita. Un gioco d'attacchi e di difese personalissimo, in cui le regole del linguaggio son talvolta scompigliate dall'esplosione del pensiero, da una dura volontà di metamorfosi che ricorda Kafka, caratterizza la sua poesia. Eppure io esito su questa parola poesia. La messa in opera appena concertata di elementi grezzi, in un linguaggio dalla scorza rugosa - eco diretta di una lotta a corpo a corpo dell'individuo con l'esistenza - può destare una emozione 'poetica' e garantire la sua continuità? Si ha il timore di non trovarsi al cospetto di materiali poetici. (...) Con Henri Michaux (...) si tratta (...) di avventure interiori. Ma invano si aspetta con lui l'ora della catarsi o almeno un tentativo di liberazione nell'universo musicale" .