Ho letto con molto interesse i vostri illuminati commenti.
Cosa è l'abaco se non una tavola di conto?
Zazà, che ha proposto questa mia, scrive di "disincanto", riuscendo a condensare il tutto in un'unica parola.
Adriana riconduce a un'accadere tipico dell'età avanzata, quella senilità che a volte porta a rimpiangere o a condannare le stesse proprie azioni.
Azar determina abilmente nelle strofe i passaggi più salienti, per poi citare una probabile resa.
Di Piera ho apprezzato il richiamo a una sodalità, ahimè, bistrattata e all'insegnamento che potrebbe venire dando attenzione all'altrui vissuto.
Enza condensa tutta l'amarezza dell'attore nella prima riga del suo commento, per poi sottolineare l'amarezza e la resa.
Non conosco le note che regolano gli interventi su queste proposte di lettura, quindi viaggio a ruota libera nello scrivere quanto sento.
Di tutti voi ho apprezzato commenti e visione. Ritengo che la poesia sia un vestito in tessuto elastico e aderente, capace di indossare qualsiasi taglia, sentire, esperienza. Noto con piacere che la "vestizione" è avvenuta oltre il mio personalissimo narrare.
Una resa quindi?
Forse si o forse no, per certo disillusione, amarezza e infinita stanchezza.
Rimpianti forse, pentimento mai, ma comunque certezza di aver commesso errori irreparabili e di aver perso occasioni irripetibili.
Speranza... la speranza è sempre l'ultima a lasciarci come ultima è la malinconia.
Zaza, Adriana, Azar, Piera e Enza... vi cingo in un circolare abbraccio dicendovi semplicemente GRAZIE.