Mi è sempre piaciuta la poesia ( soprattutto la più bella secondo me, cioè quella che obbedisce a certe regole) e, in subordine, il calcio (il bel calcio, cioè quello giocato con estro, eleganza e precisione insieme: il mio idolo è sempre stato Pelé) . Ho spesso pensato all'esistenza di qualche nesso tra le due attività, ed ora, sfogliando la mia ormai vecchia "Enciclopedia Einaudi" , alla voce "Metrica" , scritta dai professori Morris Halle e Samuel Jay Keiser, ho finalmente trovato un chiarimento, che (come sospettavo) è di natura matematica: fisico-matematica per il calciatore, e metrico-matematica per il poeta. Trascrivo solo la parte saliente della voce:
"Non si ha alcuna particolare conoscenza di ciò che passa nella mente dei poeti quando scrivono poesia metricamente regolata, allo stesso modo in cui si ignora ciò che passa nella mente dei calciatori quando vanno ad intercettare un pallone lanciato da molto lontano. Si sa che i calciatori devono calcolare la traiettoria del pallone e quella del proprio corpo in modo che esse si incontrino al momento giusto. Quando le traiettorie di oggetti dati sono studiate nei laboratori di fisica, esse vengono descritte mediante equazioni differenziali. Ma, chiaramente, sarebbe assurdo sostenere che Pelé risolve equazioni differenziali quando si muove attraverso un campo di calcio. Dal punto di vista funzionale, tuttavia, tali equazioni colgono un aspetto essenziale di ciò che accade. E si può dire con buona approssimazione che i calcoli (...) sono l'equivalente funzionale, piuttosto che una vera e propria riproduzione, delle operazioni mentali che si richiedono per produrre versi metricamente regolati. "