Autore Topic: Affinché il foglio non resti bianco  (Letto 1062 volte)

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Offline Antonio Terracciano

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  • Nel sito Scrivere: Le sue poesie
Affinché il foglio non resti bianco
« il: Martedì 22 Settembre 2015, 20:21:08 »
Sono notissime le difficoltà che, a un certo punto della sua attività poetica, Stéphane Mallarmé incontrò davanti al foglio bianco: non riusciva più a scrivere, a farsi venire delle idee nuove, originali e valide.
Forse ciò ha riguardato anche alcuni autori del sito, di cui ho apprezzato, in passato, bellissime e / o interessantissime poesie, ma che poi, improvvisamente, non hanno praticamente più pubblicato...
Ho letto ultimamente un aneddoto riportato dallo psicoanalista lacaniano Massimo Recalcati (in "L'ora di lezione" , ed. Einaudi, 2014, pagg. 44, 45 e 46) , che forse può essere interessante a questo proposito e che mi permetto qui di riportare.
"Emilio Vedova, insegnante di pittura presso l'Accademia di Belle Arti di Venezia, quando un allievo si trovava paralizzato di fronte alla tela bianca, incapace di procedere, vittima dell'inibizione, interveniva immergendo uno spazzolone in un secchio di colore e imprimendo un violento colpo sulla tela. Questa offesa traumatica sortiva un effetto immediato: l'allievo, liberato dall'angoscia e dall'inibizione, poteva finalmente procedere nel suo lavoro. (...) Vedova mostra ai suoi allievi che l'artista si confronta sempre con un muro che tende ad assumere la forma di un eccesso di presenza più che di un'assenza. (...) Come posso generare qualcosa di nuovo se tutto è già stato fatto? (...) E' necessario svuotare questo pieno per rendere possibile l'atto della creazione. Affinché vi siano scrittura, gesto, atto artistico, è essenziale operare un azzeramento preliminare, una sospensione, una 'epochè' del pieno di senso che si addensa nel falso vuoto dello spazio bianco. Se il colpo di spazzolone svuota lo spazio bianco, significa che questo spazio non è davvero bianco. Vi ristagnano segni che appartengono a un passato che incalza, a un sapere che ingombra e ostacola la possibilità dell'invenzione. (...) Tuttavia questa eredità ha due possibili destini: può essere tradita nella forma della ripetizione scolastica, oppure può dare vita a un atto autenticamente creativo. Il colpo di spazzolone vuole allentare l'obbedienza del soggetto alle regole codificate della tradizione affinché qualcosa di nuovo possa venire alla luce. Per questo occorre fare il vuoto, occorre una quota necessaria di oblio, una dimenticanza. (...) Altrimenti il soggetto resta ipnotizzato dalla tela bianca, resta trattenuto (...) , perché ogni suo atto risulterebbe sempre inadeguato rispetto all'Ideale. "

matteotarchi

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Re:Affinché il foglio non resti bianco
« Risposta #1 il: Lunedì 22 Febbraio 2016, 12:37:46 »
una possibiltà sarebbe scrivere su foglio nero con penna bianca.

Offline NicolaGiordano

Re:Affinché il foglio non resti bianco
« Risposta #2 il: Martedì 23 Febbraio 2016, 21:07:14 »
Più che altro il segno di spazzolone sulla tela è un simbolo di formazione casuale difficilissima da imitare, qualsiasi scemo può fare il primo in un secondo ma ci possono volere dieci anni di vita di un artista per farne intenzionalmente un secondo uguale.
Come quando si impara a tirare con l'arco, che non conta dove va la prima freccia ma la seconda deve andare nello stesso punto, conta trovare un secondo movimento intenzionale successivo e  identico a un primo casuale.
Quando il saggio indica La Luna il guitto spara...