Giusto come spunto di eventuali "riflessioni" propongo una mia lunghissima (!) "poesia" scritta quando ero "fanciullino", circa 25 anni fa (!!).
E' una sorta di "poesia" circolare in cui ogni "stanza" inizia con l'ultimo verso della precedente e l'ultimissimo verso finale coincide con il primo.
Mi verrebbe la curiosità di disporre il tutto lungo una circonferenza per vederne l'effetto ma, credo, non lo farò mai.
19911221 Cose
Cose inanimate
vagano nel buio
della notte:
vento che muore.
Vento che muore
lottando disperatamente,
soppresso dal tacito silenzio
di oggetti immoti che
muti si riposano, ovunque:
soffio alitante improvviso.
Soffio alitante improvviso
entra nelle case
esauste del
giorno passato schiavo
e ribelle rende
caos all'ordine che
sussulta sprovveduto
al vento villano.
Al vento villano
nulla si può negare:
ti tocca, ti sfiora,
ti trasporta e vola poi lontano,
senza cenno d'addio.
Senza cenno d'addio
i viaggiatori stanchi
vagano per le stazioni
lasciate al dolore
di occhi che non hanno mai pianto.
Di occhi che non hanno mai pianto
son piene le città infami,
ove regna la parola
d'ordine di fingere amore e
attizzar odio
fra esseri umani che attendono
chi possa lenire, per un istante,
il loro dolore
di solitudine.
Di solitudine
son fatti questi fogli,
di solitudine
che si è fatta materia,
di occhi che son inchiostro
e lacrime di nulla,
per non lasciar traccia.
Per non lasciar traccia
di se ogni uomo deve
saper creare qualcosa
che sia inaccettabile
per la morale corrente
o, semplicemente, qualcosa
che porti alla luce
le verità più oscure.
Le verità più oscure
e temute spesso
balenano nella mente,
ma nessuno li fa
affiorare, nessuno osa
mostrare a se stesso
ciò che si nasconde
con cura e
che può portare a
scoprire realtà che portano a follia.
Scoprire realtà che portano a follia,
vincere l'omertà che circonda il tutto,
rendere il trono ad un Re,
lenire il dolore universale,
costruire grattacieli sulla torba
o cercare solo un po' di tranquillità?
Qual'è il compito atteso?
Qual'è il compito atteso?
Fedeltà di un uomo
ad una causa che non ha padroni.
Ad una causa che non ha padroni,
né uditori, né lettori,
né critici e né denigratori
volge il suo sguardo
un uomo solo.
E tal resta.
E tal resta
uomo che, ribelle,
idolatra un dio pagano
fatto non di nulla,
ma di materia
che si consuma e che muore
come pietra erosa dal vento.
Come pietra erosa dal vento,
come pioggia che muta discende,
come occhi che scrutano il
nulla,
come pensiero volge
a pensier nascente carezza gentile.
A pensier nascente carezza gentile
di onesto signore, al mutar
del tempo, s'affianca
parol d'amore.
Parol d'amore
sgorgano straboccanti
da mute gote fisse
e attente all'amor
trovato,
come fonte limpida ove
specchiar i propri occhi,
sovrani annunziatori
di passione.
Di passione
improvvisa
appare talvolta
temuto addio
da un gioco sottile
che lascia vuote le membra:
e giunge oscurità
a cancellar il tutto.
A cancellar il tutto
librando in cielo
in cerchi ampi ma
sottili, avvoltoio rende
carogna pasto di chi
un dì nacque ignaro.
Un dì nacque ignaro
e tal visse: di gioia
ebbe felice nutrimento,
finché vita mostrò
la sua temuta falce.
La sua temuta falce
morte nasconde,
affilando la lama
di tanto in tanto.
Di tanto in tanto
l'argonauta solitario
volge il suo sguardo
indietro, senza
credito ai rimpianti
né ai padron di essi,
ormai lontani.
Ormai lontani
sono i pensieri
che taluni
dicon buoni,
altri fessi, altri
solo onesti.
Solo onesti:
viver d'intenti,
morir di stenti.
Morir di stenti
fra le braccia fredde
di occhi che non
vedono, perché
assenti:
quale prezzo per
il tutto?
Il tutto?
Il niente?
Il così così?
Frasi senza senso
volteggiano alfine
vagando ignare, come
cose inanimate.