Autore Topic: La sorgente dei poeti  (Letto 6079 volte)

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Offline gabriele fratini

Re:La sorgente dei poeti
« Risposta #15 il: Martedì 19 Luglio 2016, 15:55:59 »
AEDI ALL'ARA

Astuti aedi ascoltano
arti altisonanti.
Armeggiano
amare alchimie.
Amano alterne acque:
acide, amene.
Ara, acquietati
all’altezzosa allergia.
Asciugati ancòra,
àncora antica.
Arrenditi all’amore,
ansia allucinata,
alienata allegria.
Ariosi arrivano
ad ammucchiare
arcane altezze.
Avide amenità!
Alterne andadure.


Offline gabriele fratini

Re:La sorgente dei poeti
« Risposta #16 il: Mercoledì 20 Luglio 2016, 13:23:33 »
PRESENTAZIONE PER POETA


Piaciutissime parole
per poesie per piccini.
Pennaiolo propiziatore,
punti pensieri pacati,
penetranti, prosperi, pinti,
puerili; pulsanti.
Pasci pingui postille.
Poniamoci prima parlando,
poi passeremo pensando.
Portami pena, prego;
perdonami paterno poeta.
Presentemente partomi.

Offline gabriele fratini

Re:La sorgente dei poeti
« Risposta #17 il: Giovedì 4 Agosto 2016, 14:56:40 »
CRONISTORIA DEL PITTORE MASOLINO DA PANICALE CHIAMATO PRESSO LA SEDE PONTIFICIA IN A.D. MCDXXVIII

"Masolino ... li morti tua, che fai?
Hai disegnato ancora n'artra fregna!
Ma nun cell'hai quer poco de vergogna?
Dipigne nudi è tutto ciò che sai?

'O sai ch'er Santo Padre nun gradisce.
Nun risparmiasti manco la Brancacci...
Cambia er soggetto o mettece li stracci!"
"Ma il bischero serpente la stranisce..."

"Oppure pija esempio da Masaccio,
che colla mano adombra quer fattaccio".
"Ma vidi il Monsignore con l'erede,

gradiscono di molto..." "Chi ce crede
che 'sta robbaccia è innocua assai se sbaja.
Er popolo tutela colla foja!"

Offline gabriele fratini

Re:La sorgente dei poeti
« Risposta #18 il: Martedì 29 Novembre 2016, 12:13:58 »
LA PECORELLA SMARRITA


Si racconta che una volta
l’animale più indifeso
per un triste malinteso
imboccò la strada storta.

Una pecora smarrita
che temeva per i boschi
d’incontrare tipi loschi
e di perder la partita

contro quegli orrendi mostri
era molto intimorita
di finir la propria vita
nell’orrore di quei posti.

Ma nell’ora in cui sbandava
e il cammino fu perduto,
tutto il bosco era già muto
e di tutto diffidava,

fece atto di modestia
e su quanto c’era intorno
meditò la cauta bestia
apprestandosi al ritorno:

 “Devo andarmene più in fretta
senza perdere la testa
evitando ogni molestia,
ho bisogno dell’erbetta.

Il mio gregge sarà lì,
sarà dietro quel boschetto,
son sicura che è così.
Sento passi al mio cospetto,

s’avvicinano repente
e provengon dal laghetto.
Per levare ogni sospetto
seguirò codeste impronte,

meglio togliersi dai sassi.
Son sicura che è il pastore
che mi cerca e che mi vuole
arrischiandosi tra i massi”.

Ma … sorpresa! Giù dal monte
non discese alcun pastore.
Non salvezza, ma … stupore!
Cosa venne dalla fonte?

Spuntò losco dal cespuglio
un gran lupo e nel subbuglio
scatenato in quel bel posto
dell’ovino fece pasto.

Qui finisce la storiella,
ma non senza una morale:
se sei lupo è poco male,
per riempire la scodella

basta attendere il tuo pasto
del più debole animale.
Ma se pecora tu sei
non ti allontanare mai

dal tuo gregge cui appartieni
dall’eterno e per le leggi
altrimenti a morte vieni …
non far sì ch’ei ti dileggi!

Offline gabriele fratini

Re:La sorgente dei poeti
« Risposta #19 il: Giovedì 1 Dicembre 2016, 13:15:41 »
LA PECORELLA CORAGGIOSA


Il gran lupo rimpinzato
dal buon pasto a buon mercato
slinguazzandosi la bocca
s’addormì supinamente.

E sognava pecorelle
prese in pasto dagli ovili,
addentrarsi nelle stalle
azzannando begli equini,

quel gran porco del suino
addentato sotto un pino …
Ma riapparso tosto il giorno
fu dimentico del sonno.

Al risveglio il cinguettio
del volatile fu oblio
del trascorso banchettare
con l’ovino da sbranare.

E siccome avidità
chiama altra avidità,
camminando sulla strada
con la bocca che sbavava

il lupone già fu sazio
per bramare un’altra preda,
dalla fame e per lo strazio
il suo dente digrignava …

Ma … sorpresa! Là sul monte
altra pecora spuntava:
la compagna un po’ più snella
della prima pecorella.

E la bava della bestia
già bagnava il prato verde
nell’attesa dell’assalto
per saziare il suo languore.

E la pecora?... Stupore!
Trovò il lupo sulla via
ch’esultava in allegria
non vedendo alcun pastore:

“Pecorella, dove vai?
Qui la strada è già finita!
Nell’itinere che fai
non ti sei forse smarrita?”

E l’ardita pecorella
non temendo per la vita:
“Non mi sono mai smarrita,
confidando nella stella

sono uscita dall’ovile
di nascosto dal pastore
e dal cane nelle ore
in cui dorme ogni civile

e ricerco la mia amica.
Se non vuoi che poi ti spezzo
ora levati di mezzo
ché mi aspetta la salita!”

“Tu che volontariamente
il tuo gregge hai abbandonato
vieni all’uopo nel mio stato
ed inaspettatamente.

La scodella del mattino
ha la stessa tua misura,
più sicura di un fortino
essa ti darà calura,

la tua amica ieri sera
ho incontrato qui per cena,
fu gentile ad accettare
il mio invito a banchettare.

Vieni a fargli compagnia
e non fare complimenti,
è una gioia per i denti
fare un pasto in allegria.

Per cercare la tua amica
non avendo protezione
mi risparmi la fatica
di cercare colazione.

Ti ringrazio del pensiero!”
disse il lupo sorridendo,
ed aprendo le sue fauci
quell’ovino rese un bolo.

Or lasciamo il nostro lupo
ritornarsene da solo
sul sentiero verso il bosco,
riposar dalle fatiche.

Ma nel prendere congedo
dalla fiera e le sue prede
voglio darvi la morale
della storia sopra esposta.

Se sei piccola e sei snella
e vuoi fare quella tosta
è ancor peggio che se fossi
l’indifesa pecorella.

Se rimani dentro il gregge
col pastore e a capo chino
sei protetta dalla legge
che tutela l’agnellino.

Non cercar la pecorella,
meglio stare a pascolare
se non vuoi sentirti dire:
“Vieni dentro la scodella!”

Offline gabriele fratini

Re:La sorgente dei poeti
« Risposta #20 il: Mercoledì 7 Dicembre 2016, 10:39:15 »
L'UCCELLINO SPOCCHIOSO


L’uccellino, fringuettando,
vola e canta allegramente,
quando un’aquila, fendente,
taglia il cielo giù planando:

il timor dell’uccellino
s’acuisce nel timore,
e volando contro il sole:
“Poverino poverino!”

dice l’aquila tra sé,
e richiama l’uccellino
con un verso a capo chino;
e l’uccello a lei: “Chi è?

Cosa vuoi? Sto volando…”
dice lui sempre più intento
con le alucce controvento,
già s’affretta e va sbattendo

giù nell’aria e su nel vento
per librarsi verso il sole,
mentre l’aquila non vuole
inseguirlo, ma duecento

metri indietro già si frena,
gira e tosto piroeggia
mentre il piccolo sbeffeggia
il volatile che mena

per sentieri sconosciuti
a cercare le sue prede:
“Ti ritiri? Vuoi mercede
e poi subito saluti?

Già ti senti tanto stanca?
Più ti vedo deboluccia
con la vuota tua boccuccia!
Hahaha… mi s’imbianca

il futuro prima grigio,
il destino mi sorride…
L’aquila?... chi più la vede?
Oh, guarda… non più bigio

è questo cielo,
ma rovente,
mentre volo irriverente
dentro il bosco, senza il gelo

del timore già lontano,
con quell’aquila-coniglio
che si stanca e scappa meglio…
hahaha… che baggiano!

Ho sconfitto il grande alato!
Si ritira, bel coraggio!
Ora mangio e poi festeggio:
me lo sono meritato

questo verme; la battaglia
non mi ha poi molto stancato,
ma ho pur sempre meno fiato…”
…Bang! Bang! E si sente una mitraglia

di colpetti di fucile
che stecchisce l’uccellino
mentre cade a capo chino,
proprio l’uccellin virile,

sedicente coraggioso,
il pericolo sprezzante,
ex uccello, adesso niente
può ridargli il suo copioso

bel fluire di parole:
ora è morto, è selvaggina,
finirà tosto in cucina…
ma ha lasciato una morale:

se sei  piccolo e spocchioso,
ti conviene stare attento:
specie dopo un gran spavento,
prendi fiato e, silenzioso,

chiudi il becco e sii contento;
non lodarti inutilmente:
non hai vinto proprio niente,
sol fortuna è il tuo portento;

e ringrazia il Padre Eterno
che ti dà nuovo cammino;
non tentare il tuo destino,
se no poi finisci in forno

con un paio di patate
sottilmente tagliuzzate,
con un pezzo d’aglio duro
ed un rosmarino in culo!


Offline gabriele fratini

Re:La sorgente dei poeti
« Risposta #21 il: Lunedì 12 Dicembre 2016, 10:12:24 »
LA FORMICHINA GAUDENTE


Formichina formichella
se ne andava per la via,
procedendo in allegria
per la vita sempre bella…

…ma, sorpresa! Dalla via
un piedone già spuntava
che bestiola minacciava
di schiacciarne l’allegria!

Poverina formichina,
così piccola e indifesa,
la sua gioia vilipesa
da un piedon di razza umana.

La montagna semovente
non s’accorse del puntino
sito in basso –poverino!-
e moveasi brutalmente.

E nel mentre del suo andare
macchinoso ed un po’ goffo
non s’accorse d’un gaglioffo
che lo spinse giù a cadere…

Steso in basso, il volto umano
lì trascorse il suo timore
del momento, ed il sudore
s’asciugava con la mano…

“Aiuto! Aiuto!
Inseguite quel figuro!
Non vi mento, ve lo giuro:
sono stato derubato!”

Ed alzatosi in gran fretta
l’inseguiva celermente,
saltellante tra la gente,
più furioso che saetta.

Formichina formichella
non credeva al suo vedere:
“Miracolo! Che sedere!
Godo come una farfalla

che si libra nel suo volo,
sovrastando tutti quanti
e spingendosi più avanti;
come naufrago ad un molo

ritornato da follie
di tempeste del destino;
godo come un uccellino
che è fuggito dalle arpie

degli uccelli predatori;
godo come un rosso fuori
dal pericolo dei tori;
godo come tutti i fiori

quando giunge primavera;
godo come nel deserto
chi trovò laghetto certo;
godo come gioia vera…”

… non finì la sua esultanza:
ebbe fine spiaccicata
sotto l’ombra già venuta
d’un piedone nella danza:

camminando a vita nuova,
fu sbadata e non s’accorse
ch’era giunta tra le corse
d’una piazza che ballava,

festeggiante in allegria
l’anno nuovo che veniva,
l’ora che si avvicinava…
ora è morta… che follia!

C’è morale in tutto questo?
sorge sponte la questione
nel lettor che si propone
di cercar racconto onesto.

No, lettore, mi dispiace,
non so darti una morale
alla storia in quanto tale
della formichin ch’or giace.

Solo penso, meditando,
faccio mie cogitazioni
riflettendo sui destini
che la sorte va elargendo.

E mi vien da ragionare
sui destini più diversi:
perché sono sempre avversi
alle piccole creature?

Formichina, mi dispiace
che la fine fu per te,
ma non so dirti perché
già trovasti eterna pace.

Non so dirti di sicuro,
mi dispiace del malanno…
anche a te però: buon anno!
È questione sol di culo!


Offline gabriele fratini

Re:La sorgente dei poeti
« Risposta #22 il: Mercoledì 14 Dicembre 2016, 12:25:29 »
IL CONIGLIETTO INGORDO


Nel boschetto a primavera
già fiorita è la stagione,
fiori e frutti delle zone
rinverdite da quest’era.

Ma nel bosco è che si cela
lo sfuggente animaletto
che si nutre a ciò che è detto
di verdura ma non bela,

anzi scappa più repente
di saetta allor che ode
già vicino chi ne gode
nel vederlo ma lui sente,

tosto fugge, si dilegua
e chi mai l’ha visto più?
Neanche l’aquila lassù,
lui che fugge senza tregua.

Il simpatico animale
è appellato “coniglietto”,
ha nomea che del boschetto
è colui che meno vale

poiché scappa, ma che colpa
può aver lui se è poco forte
e se per fuggir la morte
deve muovere la zampa?

Poi la trappola e la rete
in agguato sono ovunque
seminate in terra e dunque
coniglietto ha poche mete

per ritrarsi un poco in pace
e fuggir non è da vile
per chi è privo del virile
portamento. In lui tace

ogni ardore predatore,
s’accontenta l’animale
di radice vegetale
per saziare il suo languore,

ha pochissime pretese
il suddetto coniglietto.
Simpatico animaletto!
Ma sfuggendo le contese

sotto il sole mattutino
infilò il suo bel musetto
nella trappola e il boschetto
parve avverso, poverino!

Ora è lì che attende certo
della morte a poche ore…
Ma ad un tratto… no!... Stupore!
Più non vede il fato incerto:

vede l’uomo animalista
che lo trae fuor dall’inganno
e lo toglie dal malanno;
altro pasto adesso è in vista

per il cacciatore ostile
che non prederà il coniglio
ma darà a saziar suo figlio
forse carne dell’ovile.

Nel frattempo il coniglietto
è curato già a dovere:
l’alleato lo fa entrare
nella casa per sanare

la sua zampa e le ferite …
“Questo sangue mi rattrista”,
pensa in sé l’animalista,
“Ora sazio la sua sete”.

Beve e mangia il coniglietto,
è servito e riverito.
Poi che è stato risanato
torna gaio nel boschetto.

Corre e salta allegramente
più gioioso ch’era pria
che cadesse sulla via
nella trappola. Poi sente

che ha mangiato a sazietà,
è satollo il suo panciotto
ben rotondo e più pienotto…
Cosa vede?... No, pietà!

Vede il cacciator che impugna
il fucile, tosto scappa…
ma è pesante… troppo annaspa…
Quindi cede senza pugna.

Ride il cacciator che torna
sul sentiero del boschetto,
oggi il figlio avrà banchetto
d’una preda senza corna,

non occorre altra carne,
verrà anche risparmiato
dell’ovile il contenuto
(sì che è meglio lana farne).

“Ora abbiamo anche la carne!”
dice il cacciatore entrando
alla moglie, e rimpinguando
la sua cesta: “Meglio farne

piatto al forno!” E disparve.
Or chiediamo al cacciatore
che ha finito di mangiare
se morale è in ciò che parve

di saziare la sua fame.
Cacciatore, tu mi senti?
Del tuo pasto non ti penti?
Non ti spiace dare infame

uccisione al coniglietto?
Devi proprio uccider, tu?
Non ti puoi saziare più
con verdura del boschetto?

“Coniglietto… poverino!
-dice il cacciatore- Aspetta!”
e si sfila in tutta fretta
dalla bocca un ossicino.

“Sono buone queste bestie
da mangiare ma son piene
di ossicini sì che viene
il timor che sian moleste.”

Cacciatore, non ti penti
di aver dato morte certa
al coniglio che diserta
questa vita? Non ti senti

un po’ in colpa?” “Il coniglio
forse questa vita avrà
disertato ma non ha
disertato di mio figlio

né la pancia né il desio.
Era buono il coniglietto,
alla fine è ciò che ha detto.
E del resto neanche il mio!

La verdura? E chi disprezza?
Me la mangio per contorno
dopo l’animale al forno.
Chi verdura non apprezza?

Chiedo scusa, ho mangiato
anche troppo –s’alza già,
barcollando se ne va-
chiedo scusa, vi saluto”.

Poverino, coniglietto.
Non dovei troppo mangiare
da chi venne te a salvare
mentre stavi nel boschetto.

Or lettore mi congedo,
l’ora è tarda e me ne vado
a cenare. Ti saluto
cordialmente… e buon appetito!

Offline gabriele fratini

Re:La sorgente dei poeti
« Risposta #23 il: Martedì 6 Giugno 2017, 12:51:31 »
IL PORTATORE DI LUCE


Si spegne la luce tra i cavi,
la lettera è muta e non ferve.
La parola a che serve,
a che serve la parola degli avi?

L’uomo della luce miete tra i cavi
e mi impedisce di fruire di te,
Musa. Altra luce avevi,
altra luce che non c’è.

Ma servirebbe una parola
alla sola gioia delusa.
E pur l’elettricista ha il veto e molto
muove la bile in la maschera astrusa.

E’ tolto
ogni legame e legaccio folto
e ogni parola mancata abusa
e ogni pensiero che eccede è stolto.

Offline gabriele fratini

Re:La sorgente dei poeti
« Risposta #24 il: Giovedì 16 Novembre 2017, 11:44:43 »
La musa
 sospira
 sospesa
 alla lira...

 La musa
 dal vivo
 linguaggio
 primitivo...

 La musa
 è giocosa
 e si posa
 su ogni cosa...

 La rosa
 ha qualcosa
 che si posa
 su chi osa...

 La musa
 è curiosa
 di cosa
 si posa
 su chi osa...

 La rosa
 è sostanza
 succosa
 (non è mai
 abbastanza...)

 La rosa
 è una cosa
 tormentosa
 (per via
 delle spine
 non è
 troppo incline
 alla resa...)

 La musa
 delusa
 ripone
 la rosa...

 La rosa
 non spera
 in qualcosa
 (si ripara
 tra le trecce
 cristalline
 delle spine
 del roseto
 suo maniero
 segreto...)

 La musa
 non trova
 la rosa...

 La rosa
 riottosa
 riposa...

 (La rosa
 confida
 ogni cosa
 al roseto...)
 S’abbuia
 il roseto
 segreto...

 L’avvento
 del narciso
 ha reciso
 l’incanto...

 (C’è un’ultima
 chiosa
 che dona
 la musa
 alla rosa...)

 La musa
 ha una rosa
 che posa
 su ogni cosa...