Sassi schiva
l’acqua giuliva,
trilla fresca e romba
tra la Frasca e la fronda.
Viene in Testa a mille Fiori
che Fo immagine nei versi,
Benedetti quei rumori,
Voce intrepida non persi.
Dall’inverno di Pusterla
il ruscello è ciò che viene,
anche Frene ha la sua stella,
Gentiluomo ha le novene.
Di grotteschi e di altri mari
Prestigiacomo ha il desio,
a De Angelis le ali
per volare nell’ addio.
E Durante variazioni
Dal Bianco ai mille colori,
Santi numi di Benzoni!
si è disperso Cucchi fuori.
Avvampa il Tripodo fuoco
sulla pianta di Frabotta,
per smorzare ciò che scotta
anche Anedda è in questo luogo.
C’è la rosa di Buffoni,
c’è la Salvia dell’estate,
De Signoribus le chiuse
di Lamarque le cantate.
I passanti di Viviani
s’avventurano Sovente,
per il bosco di Biagini
i Cavalli solamente.
L’atelier di Pagnatelli
qui all’ aperto non è avaro
poi che ha Pinto dei più belli
Scarabicchi di Febbraro.
Sotto un sole fuggitivo
d’un Inglese zampillio
Marcoaldi più giulivo
lo rincorre tra il brusio.
Tra il brusio nel biancheggiare
ove all’ombra si distende
Giovenale al sospirare
anche Trinci si difende.
Tra le rime più giocose
son le fiabe di Piumini,
tra le storie più curiose
c’è il ramingo Tognolini…
Giunto all'ombra dei giardini
della sede della rai
disse il mago Tognolini
osservando quel viavai:
"Fisso il nulla e mi diverto
a deridere il deserto.
Meglio stare tra i bambini,
meglio vivere all'aperto."
… Il messaggero del Conte
sulla riva di D’Elia
porta ognuno sulla fonte
della nuova antologia
sotto un masso della diga
ai pensieri di Magrelli
ove i fiotti di Valduga
scorreranno oltre le valli.
Con Damiani su a Fraturno
e i contatti di Ottonieri
ogni autore avrà il suo turno
nella Villa o tra i sentieri.
Il ruscello non è pieno
e mi scuso con gli esclusi
se lo spazio viene meno
e perciò gli elenchi chiusi.
Il poema è provvisorio,
come disse Mesa in arte.
Già mi attende il dormitorio,
devo chiudere le carte.