Come commentatrice di novembre, questa è la poesia che oggi ho l'onore di proporre
ai vostri commenti e considerazioni:
D'inverno
Le prospettive sfumate
inghiottono la direzione di volo
ed il cigno annaspa
vivendo di strade maestre sul ciglio.
Lievita gorgogliante la luce del sole
lasciando cadere i suoi ultimi raggi.
Si scioglie il suono del vento tra le foglie
mentre tu, uomo, spingi
al fondo del vicolo la tua meta
alla ricerca del calore d’una primavera.
Rasimaco - 20/03/2014
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E' una poesia degli autori che preferisco ed anche io, come tante altre di questo auore, la vedo come un dipinto di pochi colori e dove primeggia il carboncino.
Solo lo sfondo è un tramonto dai rossi e gialli acceso, ma è posto tra due strofe particolari che rendono il dipinto un paesaggio dell'anima o della vita, del trascorrere della vita dell'essere umano.
Nella prima strofa il cigno, per me, è l'autore stesso la cui vita si è vissuta ai bordi, non da estraneo, ma da cigno capace di volare e dotato di senso di bellezza e di armonia. Un cigno che vola su rotte sfumate come fossero non viste, ma ha vissuto e lo ha fatto da "uomo", da essere umano.
Nella terza strofa il cigno diventa un uomo che ha raggiunto le mete della sua vita, vita trascorsa al suono del vento ed in un clima, potrei dire, paragonato all'inverno. Orca cerca la meritata primavera, la prossima meta.
Decisamente una grande poesia che potrebbe anche essere un bel quadro dallo sfondo rosso acceso e dai soggetti a carboncino.
Spero di non aver travisato gli intenti dell'autore