Due parole sul femminicidio:
C’è femminicidio e femminicidio. C’è quello strisciante e quello violento, quello dove l’arma è il coltello e quello dove l’arma è il tradimento. C’è quello che si macchia di sangue e quelle che si regge su lunghi silenzi. C’è quello che occulta il cadavere e quello che avvelena l’anima. Il femminicidio è un gesto consumato, non importa come, a volte urla nell’orecchio o uccide nel sonno, altre volte uccide i sogni. C’è femminicidio in cui la vittima rimane viva, in piedi, stordita e cammina con un coltello sulla schiena. C’è il femminicidio subdolo, discreto, il femminicidio di parole, di quel genere che strizza l’anima e non chiede mai perdono. C’è il femminicidio che non fa cronaca, capace solo di amputare i sentimenti, dormiente e taciturno, fatto di lenta tortura ed è quello che nessuno riuscirà a vedere. C’è il femminicidio senza colpevole, che rimane impunito, ed è l’apoteosi del sadismo,il femminicidio di chi ha non fretta di uccidere ma di chi vuole rimanere pulito, senza peccato, senza colpe.
@gabriella caruso