Sono anch'io d'accordo con gli ultimi intervenuti, che trovano stridente, poco musicale la nuova versione degli ultimi due versi della poesia di Lia fatta dal poeta Martino.
Sono molto ignorante in materia (non ho vinto neppure un premio nei concorsi di poesia, anzi non vi ho mai partecipato, per paura di fare pessima figura) , ma, se mi è permesso dire la mia, il gesso che si avverte stridere sulla lavagna negli ultimi due versi del Martino è dovuto a un problema di sesta sillaba. Anche se è teoricamente permesso, negli endecasillabi, porre gli accenti praticamente dove si vuole, la bellezza e la musicalità maggiori si ottengono ponendo l'accento principale sulla sesta sillaba, e cercando di evitare di mettere, in quel posto, una congiunzione , una preposizione o un pronome, ma sempre un nome, un aggettivo, un verbo, un avverbio.. Ebbene, "Adesso ha il senso che distingue Dio" ha "che" (pronome) alla sesta sillaba, mentre "Da una ingombrante primigenia ombra" ha , alla sesta sillaba, la prima "i" (non tonica) di "primigenia" .
Vogliate perdonarmi la mia alquanto dilettantistica intromissione.
Caro Antonio rispondo a Te soltanto perchè mostri quantomeno di comprendere il mio linguaggio.
(Chiedo venia agli altri ma sono stanco di polemizzare ...). Per loro non spenderò alcuna parola se non che mi chiamo Duilio MARTINO e non Cicciobello...).
Dunque torniamo alla questione da Te posta:
Ho ultimato la lettura di un libro "Manuale di Metrica italiana e note di stilistica letterara" di Giovanni Di Girolamo [/i] (con il quale - a dire il vero - non sono d'accordo su un solo punto: considerare errore porre l'accento sulla quarta parola SDRUCCIOLA (a mio avviso non è così poichè se la parora che segue inizia per vocale il verso è da considerarsi communque canonico... ma questo poco importa...)
Ma su quanto sto per affermare siamo pienamente d'accordo, non ci piove... insomma è bibbia:
Non è affatto vero che con l'endecasillabo si pongono accenti dove si vuole... le regole sono precise.
Sono considerati endecasillabi canonici i versi nei quali l'accerto tonale forte cade sulla quarta o sulla sesta sillaba e, a talproposito, ti riporto quanto in manuale:
Accenti esempi
4-8-10 sussurra il vento come quella sera (ops... come vedi la sesta cade su "come)
(C.BIXIO: La mia canzone al vento)
4-7-10 Zacinto mia che ti specchi nell'onde
(U. Foscolo: a zacinto )
2-6-10 Nel mezzo del cammin di nostra vita (classico...non poteva mancare tra gli esempi)
3-6-10 Questa selva selvaggia ed aspra e forte
4-6-10 Per cui morì la vergine Camilla
(D. Alighieri: Inferno)
Aggiungo (di mio) - giusto per chiarezza - qualche altro verso famigerato (ASSOLUTAMENTE CANONICO) in cui l'accento non cade affatto sulla sesta:
Mi ritrovai per una selva oscura (come vedi L'accento forte cade sulla quarta e sulla poi sulla 8... La sesta è un aggettivo)
Vuolsi così colà dove si puote (come vedi la sesta è un avvervio)
(A. Dante: Inferno
Ah! perchè non son io coi miei pastori (come vesi la sesta è un pronome)
(G. D'Annunzio: Alcione, "I pastori)
Allor che all'opre femminili intenta (sesta senza accento come es: da te citato - (Da una ingombrante primigenia ombra)
(G. Leopardi - Canti, A silvia)
Tra gli argini su cui mucche tranquilla- (seta su "cui") e accenti forti su 4^ e 8^ che rendono il verso canonico)
mente pascono, bruna si difila (tranquilla - mente = Tsesi)
la via ferrata che lontano brilla (sesta su "che") e accenti forti su 4^ e 8^ che rendono il verso canonico)
(G. Pascoli: la via ferrata)
Io non voglio convincere nessuno, ma spero solo sia il quanto esposto sufficiente per insinuare qualche dubbio... l'endecasillabo è il verso per eccellenza e d è stato sviscerato più d'ogni altro...per cui non possono esserci (non ce ne sono infatti) DUBBI!
Ringrazio Elisabetta Randazzo per aver aperto questo spazio la cui finalità avrebbe dovuto essere quella di entrare di sviscerare meglio le poesie segnalate...nei dettagli... ed evidenziarne anche "limiti" ma vedo che affrontare un discorso tecnico... è praticamente impossibile senza scadere in polemiche.
Per cui Bay...