Tu di me
Tu hai di me
non rose.
Solo parole e sguardi,
come frammenti di vetro
che fra le mani brillano
e suscitano il sangue.
Ma
hai bisogno di me.
Gridi il contrario,
però
ti resto sulla pelle.
E io lo sento.
Da donna osservi
e celii
e sondi e provochi
e neghi
e sorvoli
e resti dritta
altera,
acconcia,
"inamidata",
con una virgola
alle labbra accennata
e un ticchettìo
nell'occhio,
ch'é perso nel vuoto.
E voli sola.
E sembri lontana.
E lo sei davvero.
Ma
è per raggiungere me.
Hai addosso me
nel tuo destino,
indicibile,
di compenetrare.
Protesti l'intrusione.
Poi mi richiami.
E così,
capita,
t’infrangi
contro le tue parole.
Quelle del giorno
e quelle,
diverse,
dell'altro.
Annaspi nel tuo grido.
E
non giochi più.
Perché i tuoi occhi
e la tua voce
e il tuo stesso passo
non le reggono
le parole del gioco.
Perché le parole,
vedi,
non celano niente
se ci si conosce così.
Perché le parole,
anzi,
irridono.
Non puoi usarle per finta
se ci si conosce così.
E,
forse davvero,
non vuoi ancora crederci,
ma hai bisogno di me.