Il problema è proprio questo: ricordare qualcuno senza esserlo. Meglio essere se stessi, senza voler sembrare qualcun altro. Soprattutto se è un qualcuno "ingombrante", come un premio Nobel.
Scrivere una poesia non è una cosa semplice. Quando scrivi qualcosa ti sembra di aver espresso dei sentimenti (e tu in effetti ce li senti tutti), quindi hai scritto una poesia. Il problema è se gli altri, leggendola, sentono quei sentimenti, sentimenti diversi, o nessun sentimento.
"Che mi importa", potresti dire, "del giudizio degli altri, comunque è una poesia perché io i sentimenti ce li sento e questo è quello che importa!". Ma una poesia nella quale solo tu senti emozioni e sentimenti e gli altri no, è inutile che la pubblichi. Ed è questo il motivo per il quale gran parte delle poesie non pubblicate non vengono pubblicate.
Oltre al fatto che a volte poesie come la tua sembrano "discorsi" che qualcuno tiene ad un pubblico, una spiegazione, l'esposizione di una tesi morale o filosofica. In questo caso sembra che tu ci voglia spiegare in cosa consiste la dedizione, generosità, darsi, o meglio cosa sia secondo te.
Grazie, gentile a spiegarcelo, ma non ce lo devi spiegare. La poesia non deve spiegarlo. Deve farcelo sentire. Magari usando allegorie, figure, ricordi... addirittura una poesia ci può far sentire il vero significato dell'amore e della dedizione parlando di tutt'altro. Ed allora è una bella poesia.
Siamo pieni di autori che vogliono convincerci che cosa sia il vero amore, il vero senso della vita, la vera generosità... ma pochi che ce lo fanno sentire veramente.
Non spenderò molte parole... e dico che non concordo affatto con questa forviante ed ahimè troppo consolidata teoria.
E' una grandissima fesseria dire che una Poesia per essere tale debba essere recepita...e poi da chi recepita? (non lo dico io ma lo dicono i più grandi Poeti Italiani).
Cito solo Alberto Moravia che mi pare centri l'argomento; in una intervista disse quanto segue:
"...omissis...A me è capitato di scrivere componimenti di facile comprensione, limpidi, cristallini. Questo è successo particolarmente in un periodo in cui sostenevo (e non a torto, credo ancora) che la poesia per tornare ad essere fruita ed apprezzata dal lettore medio, avrebbe dovuto essere, appunto, chiara, di facile approccio, comprensibile. In un'altra fase, mi è capitato di sentire l'esigenza di abbandonarmi quasi ad un flusso onirico, di ascoltare dei messaggi che provenivano forse dal subconscio, dall'inconscio… (chissà?). E allora, questi ultimi testi, forse non si riescono a cogliere a pieno attraverso un'interpretazione logica; in ogni caso credo che siano ugualmente fruibili, grazie alla loro sonorità, al ritmo, alle evocazioni....etc.".Per cui ne deduco che una poesia, per definirsi tale, non è affatto necessario che arrivi altrimenti la cosiddetta "Poesia Colta" che comunque resta Poesia...la buttiamo alle ortiche!
La poesia è un canto di dolore o di amore... UN CANTO... e la musicalità tecnicamente definito "significante" la differenzia dalla Prosa. Detto ciò, che è un fondamentale ineluttabile, mi viene il dubbio che chi boccia ne sappia di Poesia...
Un dubbio che personalmente ho fugato a seguito di mie recenti polemiche e l'ho fatto inviando al concorso a cui più d'altro ambivo, (Premio Histonium 2014) tutte poesie (silloge "vita di borgo" poco considerate" tra cui "Amarcord Infinito" -quella famosa poesia che nessuno si è degnato di decantare nel raduno... ricordate?); Ebbene il risultato è stato il primo posto assoluto... e in un concorso PESANTE dove annualmente danno un premio alla cultura a personaggi Italiani (che presenziano alla Cerimonia) distintisi nel campo culturale - nell'Albo d'oro ci sono Merini, Enzo Biagi, il Cardiale Tonini, Minoli...etc,)
Senza osare suggerire come scegliere i membri del comitato, per non alimentare altre polemiche, nel caso specifico mi preme sottolineare che il testo di cui si discute non è affatto prosa né privo di contenuti anzi direi contiene tanto "significante" appunto che distingue, e mi ripeto, la poesia dalla prosa.
Contiene i suoni ed una infinità di figure retoriche al punto che potrebbe esser preso ad esempio per molti che di Poesia sanno davvero poco... se consideriamo le scelte poco felici. Chi dice che non è poesie eh, dovrebbe andarsi a rivedere cosa sono le similitudini, i raddoppiamenti le enumerazioni (certo l'autore forse non ha una grande esperienza e non gli chiediamo di più)... e magari rileggersi (nel caso l'avesse già fatto " La pioggia nel Pineto" o l'Inferno"... comprese le analisi di testo).
Ed allora mi complimento con Te, Stefano Acierno, che hai scritto una cosa bella... forse hai da affinare qualche sciocchezzuola... ma si vede che hai la stoffa del Poeta e pertanto lotta senza mai arrenderti...
Luigi, so bene che non è tuo compito analizzare i testi, ma almeno lascia a chi ha ragioni da vendere, in questo caso, un comprensibile sfogo.
Con onestà morale e senza rancore
Firmato
Duilio MARTINO