_ TERZA FACCIA di Davide Van De Sfroos
Il tempo sgocciola,
I grattacieli oscillano per non spezzarsi
E noi diventiamo astronauti quando guardiamo dentro agli occhi chiusi.
Le gabbie siamo noi, oppure crediamo che le gabbie ci proteggono invece di rinchiuderci,
Ma forse qualcosa è andato storto e noi preghiamo la moneta di avere una terza faccia solo per questa volta.
Vorremmo un terrazzo una treccia per risalire, vorremmo un pozzo dei desideri per sputare nel suo centro.
E allora si spera, come spera il cormorano in tasca alle rocce durante l'uragano,
Come spera il guardiano del faro, laureato in stelle cadenti.
Che gli angeli non si stanchino di custodire e che il cielo smetta di starnutire.
Lo specchio non ama ballare e forse non ama neanche guardare,
Ma il suo lavoro è fare rimbalzare le luci d'anima da costruire.
Lo specchio tace, ma rimanda paziente tutto quello che si ritrova addosso.
Quando non lo guardi non ti puoi vedere,
Quando non ti vedi non ti puoi bastare,
E se non ti basti non ti vuoi specchiare.
Ma questa volta non parlerò del tempo con il giornalaio che vende notizie e non ne compone,
Con il barista che vende la sbronza ma non ne dispone, che dice che ha smesso, che tanto è lo stesso,
Che offre un bicchiere e ritorna a pulire.
Adesso che tutti possono fotografare è difficile capire quale faccia fare e chi la vuole avere.
Aspetterò il verde del semaforo, e che si rimonti il cuore,
Il gesto criptato del cursore, il collegamento, il trasferimento, il morbido sudore di chi sul rosario ha messo le sue ore,
Di chi ha steso i suoi panni al sole per ricominciare.