Il solidale
Essere solidali, non è una dote, nel senso che non è qualcosa di innato, ma di acquisito.
L’uomo nasce egoista, e l’amore e i gesti di solidarietà sono rivolti verso la propria famiglia.
L’uomo primitivo andava a caccia, procurava il cibo per la sua famiglia e la donna allevava i figli.
Il solidale si prodiga per i più bisognosi prescindendo dal rapporto di parentela, questo è encomiabile, ma non necessariamente è più lodevole di chi non lo fa, anche perché è di difficile determinazione, stabilire chi ha più bisogno d’amore, ( mentre io mi prodigo per i vecchietti negli ospizi, mia figlia potrebbe essere sulla strada dell’anoressia o della depressione, speriamo che alla fine anche lei incontri qualche solidale che l’aiuti).
Non è infrequente il caso di un solidale che mette la sua vita a disposizione degli altri, super impegnato nel sociale o addirittura missionario con la convinzione di riuscire ad amare tutto il mondo, ma che poi trascura una madre anziana o disabile.
Il solidale, come tutti gli altri uomini, ha fatto una scelta, ha selezionato chi amare e chi non amare.
Mi viene in mente una mia amica, che ha lasciato la sua terra, i figli, i genitori per aiutare un popolo africano e poi un’altra, che sta crescendo quattro figli e accudendo i suoi genitori e suoceri anziani.
La seconda ha solo ristretto il suo raggio d’ azione, ma non merita meno rispetto della prima.
A volte si è spinti al volontariato solo dalla disperazione, per dare un senso alla propria vita, per l’incapacità di amare chi più ci sta vicino.
Non intendo demonizzare il solidale, anzi, egli si dà da fare, non sta in un cantuccio a guardare, ben venga, di qualunque cosa si occupi è sempre meglio che essere egoisti o menefreghisti, solo che l’aureola da Santo non riesco a vederla sulla sua testa.
Cosa ne pensate?