Autore Topic: Cosa direste ad un giovane "poeta"?  (Letto 7249 volte)

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Offline Psiche

Cosa direste ad un giovane "poeta"?
« il: Mercoledì 27 Novembre 2013, 01:13:45 »
Mi rivolgo ai "veterani", a chi ha pubblicato poesie, a chi (forse) ha trovato la propria strada, il proprio stile, la propria "voce", unica e inconfondibile, o anche semplicemente a chiunque voglia lasciare un pensiero... Grazie!

Leggendo Rilke..... (qui, senza tagli):

“Lettere a un giovane poeta” Rainer Maria RILKE

Parigi,17 febbraio 1903

Egregio signore,

la sua lettera mi è giunta solo alcuni giorni fa. Voglio ringraziarla per la sua grande e cara fiducia. Poco altro posso. Non posso addentrarmi nella natura dei suoi versi, poiché ogni intenzione critica è troppo lungi da me. Nulla può toccare tanto poco un’opera d’arte quanto un commento critico: se ne ottengono sempre più o meno felici malintesi. Le cose non si possono tutte afferrare e dire come d’abitudine ci vorrebbero far credere; la maggior parte degli eventi sono indicibili, si compiono in uno spazio inaccesso alla parola, e più indicibili di tutto sono le opere d’arte, esistenze piene di mistero la cui vita, accanto all’effimera nostra, perdura.

Ciò premesso, mi sia solo consentito dirle che i suoi versi, pur non avendo una natura loro propria, hanno però sommessi e velati germi di una personalità. Con più chiarezza lo avverto nell’ultima poesia, La mia anima. Qui, qualcosa di proprio vuole farsi metodo e parola. E nella bella poesia A Leopardi affiora forse una certa affinità con quel grande solitario. Eppure quei poemi sono ancora privi di una loro autonoma fisionomia, anche l’ultimo e quello a Leopardi. La sua gentile lettera che li accompagnava; non manca di spiegarmi varie pecche che ho percepito nel leggere i suoi versi, senza però potervi dare un nome.

Lei domanda se i suoi versi siano buoni. Lo domanda a me. Prima lo ha domandato ad altri. Li invia alle riviste. Li confronta con altre poesie, e si allarma se certe redazioni rifiutano le sue prove. Ora, poiché mi ha autorizzato a consigliarla, le chiedo di rinunciare a tutto questo. Lei guarda all’esterno, ed è appunto questo che ora non dovrebbe fare.Nessuno può darle consiglio o aiuto, nessuno. Non v’è che un mezzo. Guardi dentro di sé. Si interroghi sul motivo che le intima di scrivere; verifichi se esso protenda le radici nel punto più profondo del suo cuore; confessi a se stesso: morirebbe, se le fosse negato di scrivere? Questo soprattutto: si domandi, nell’ora più quieta della sua notte: devo scrivere? Frughi dentro di sé alla ricerca di una profonda risposta. E se sarà di assenso, se lei potrà affrontare con un forte e semplice «io devo» questa grave domanda, allora costruisca la sua vita secondo questa necessità. La sua vita, fin dentro la sua ora più indifferente e misera, deve farsi insegna e testimone di questa urgenza. Allora si avvicini alla natura. Allora cerchi, come un primo uomo, di dire ciò che vede e vive e ama e perde. Non scriva poesie d’amore; eviti dapprima quelle forme che sono troppo correnti e comuni: sono le più difficili, poiché serve una forza grande e già matura per dare un proprio contributo dove sono in abbondanza tradizioni buone e in parte ottime. Perciò rifugga dai motivi più diffusi verso quelli che le offre il suo stesso quotidiano; descriva le sue tristezze e aspirazioni, i pensieri effimeri e la fede in una bellezza qualunque; descriva tutto questo con intima, sommessa, umile sincerità, e usi, per esprimersi, le cose che le stanno intorno, le immagini dei suoi sogni e gli oggetti del suo ricordo. Se la sua giornata le sembra povera, non la accusi; accusi se stesso, si dica che non è abbastanza poeta da evocarne le ricchezze; poiché per chi crea non esiste povertà, né vi sono luoghi indifferenti o miseri. E se anche si trovasse in una prigione; le cui pareti non lasciassero trapelare ai suoi sensi i rumori del mondo, non le, rimarrebbe forse la sua infanzia, quella ricchezza squisita, regale, quello scrigno di ricordi? Rivolga lì la sua attenzione. Cerchi di far emergere le sensazioni sommerse di quell’ampio passato; la sua personalità si rinsalderà, la sua solitudine si farà più ampia e diverrà una casa al crepuscolo, chiusa al lontano rumore degli altri. E se da questa introversione, da questo immergersi nel proprio mondo sorgono versi, allora non le verrà in mente di chiedere a qualcuno se siano buoni versi. Né tenterà di interessare le riviste a quei lavori: poiché in essi lei vedrà il suo caro e naturale possesso, una scheggia e un suono della sua vita. Un’opera d’arte è buona se nasce da necessità. È questa natura della sua origine a giudicarla: altro non v’è. E dunque, egregio signore, non avevo da darle altro consiglio che questo: guardi dentro di sé, esplori le profondità da cui scaturisce la sua vita; a quella fonte troverà risposta alla domanda se lei debba creare. La accetti come suona, senza stare a interpretarla. Si vedrà forse che è chiamato a essere artista. Allora prenda
su di sé la sorte, e la sopporti, ne porti il peso e la grandezza, senza mai ambire al premio che può venire dall’esterno. Poiché chi crea deve essere un mondo per sé e in sé trovare tutto, e nella natura sua compagna.
Forse, però, anche dopo questa discesa nel suo intimo e nella sua solitudine, dovrà rinunciare a diventare un poeta (basta, come dicevo, sentire che senza scrivere si potrebbe vivere, perché non sia concesso). Ma anche allora, l’introversione che le chiedo non sarà stata vana. La sua vita in ogni caso troverà, da quel momento, proprie vie; e che possano essere buone, ricche e ampie, questo io le auguro più di quanto sappia dire.
Cos’altro dirle? Mi pare tutto equamente rilevato; e poi, in fondo, volevo solo consigliarla di seguire silenzioso e serio il suo sviluppo; non lo può turbare più violentemente che guardando all’esterno, e dall’esterno aspettando risposta a domande cui solo il sentimento suo più intimo, nella sua ora più quieta, può forse rispondere.
Mi ha rallegrato trovare nel suo scritto il nome del professor Horacek; serbo per quell’amabile studioso grande stima, e una gratitudine che non teme gli anni. Voglia, la prego, dirgli di questo mio sentimento; è molto buono a ricordarsi ancora di me, e lo so apprezzare.
Le restituisco inoltre i versi che gentilmente mi ha voluto confidare. E la ringrazio ancora per la grandezza e la cordialità della sua fiducia, di cui con questa risposta sincera, e data in buona fede, ho cercato di rendermi un po’ più degno di quanto io, un estraneo, non sia.

Suo devotissimo
Rainer Maria Rilke

Da: Lettere a un giovane poeta Rainer Maria Rilke (Mondadori 1994)

Offline Saverio Chiti

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Re:Cosa direste ad un giovane "poeta"?
« Risposta #1 il: Mercoledì 27 Novembre 2013, 21:15:34 »
Mi rivolgo ai "veterani", a chi ha pubblicato poesie, a chi (forse) ha trovato la propria strada, il proprio stile, la propria "voce", unica e inconfondibile, o anche semplicemente a chiunque voglia lasciare un pensiero... Grazie!

Leggendo Rilke..... (qui, senza tagli):

“Lettere a un giovane poeta” Rainer Maria RILKE

Parigi,17 febbraio 1903

Egregio signore,

la sua lettera mi è giunta solo alcuni giorni fa. Voglio ringraziarla per la sua grande e cara fiducia. Poco altro posso. Non posso addentrarmi nella natura dei suoi versi, poiché ogni intenzione critica è troppo lungi da me. Nulla può toccare tanto poco un’opera d’arte quanto un commento critico...

Da: Lettere a un giovane poeta Rainer Maria Rilke (Mondadori 1994)


gent.ma Psiche, non mi è molto chiaro lo scopo di questa lettera...
fra l'altro molto lunga! quindi mi sono guardato da leggerla tutta :P :P :P
sono infingardo! è questa la verità...
ma se ho ben capito il senso, lei chiede una riflessione, anzi un pensiero su perché si scrive...
Mah mi sarebbe piaciuto di più una domanda diretta, anziché disturbare pensieri altrui!
sa una cosa? in questi anni, una delle poche cose che HO imparato, è pensare da solo!
senza disturbare illustri personaggi! anche per non fare dubitare gli altri di essere in grado di farlo da solo... cioè, se mi chiede un pensiero... io posso dire che scrivo senza pensare a quelle che potrebbero essere critiche... cosa cambierebbe? scrivere per compiacere altri? sarei in grado di scrivere meglio? mi sentirei accettato dal "gruppo" ?
noooo mia cara amica, non mi interessa!
scrivo o meglio scribacchio perché mi piace farlo... penso da solo, perché mi disturberebbe se qualcuno lo facesse per me... evito di postare pensieri di illustri scrittori, perché il tempo passa... e a volte anche il modo di affrontarlo!
non faccio sfoggio del mio sapere, perché semplicemente non ne ho!
sono un artigiano della parola ( frase presa in prestito da un mio caro amico...)
non mi sento "alto" anche se sono 1.90... mi piace condividere idee, emozioni, pensieri e riflessioni... poiché credo che nello scambio di opinioni, potrebbe migliorare anche il mondo che ci circonda...
Comunque, se ho ben capito fra le righe la lettera al giovane poeta... Perché avere dubbi su ciò che si scrive! potrebbero essere ""misere liste di spesa" o eccelse poesie... l'importante è credere a ciò che interiormente si prova! benessere, libertà, compiacimento o dolore e sofferenza... son tutte emozioni che ci aiutano a crescere! e non solo poeticamente...

spero di non averla delusa... sono certo che troverà estimatori su questo sito!
anche per la lettera "al giovane poeta"... si sa, gli illustri vanno per la maggiore!


Ch.S
« Ultima modifica: Mercoledì 27 Novembre 2013, 21:18:48 da Saverio Chiti »
...lì dove ti avevo lasciato
neanche il sole fa più capolino...

Offline rita iacobone

Re:Cosa direste ad un giovane "poeta"?
« Risposta #2 il: Giovedì 28 Novembre 2013, 10:19:13 »
Da parte mia ringrazio sentitamente per aver pubblicato la lettera di Rilke, quel suo elegante e discreto modo di esortare e nello stesso tempo di riflettere senza mai aversene a male. Rappresenta l'idea che ho dello scrivere poesie, quello di concretizzare sul foglio le sensazioni che spesso mi colgono e che non voglio vadano perdute senza pretendere nulla in cambio, ma solamente la gioia di leggerle e se accade mostrarle a qualcuno che dimostra interesse.Spero serva a quelli che spesso si sentono presi dall'ingiustizia nel proporre un loro scritto dimenticando la modestia. Cari saluti. Rita Iacobone

Offline Rasimaco

Re:Cosa direste ad un giovane "poeta"?
« Risposta #3 il: Giovedì 28 Novembre 2013, 12:52:56 »
""Da parte mia ringrazio sentitamente per aver pubblicato la lettera di Rilke, quel suo elegante e discreto modo di esortare e nello stesso tempo di riflettere senza mai aversene a male. Rappresenta l'idea che ho dello scrivere poesie, quello di concretizzare sul foglio le sensazioni che spesso mi colgono e che non voglio vadano perdute senza pretendere nulla in cambio, ma solamente la gioia di leggerle e se accade mostrarle a qualcuno che dimostra interesse.Spero serva a quelli che spesso si sentono presi dall'ingiustizia nel proporre un loro scritto dimenticando la modestia. Cari saluti. Rita Iacobone""

...Così dovrebbe essere! noi siamo semplici dilettanti senza nulla pretendere e soprattutto senza porci al di sopra di tutto e di tutti con un "EGO" che deborda da tutte le parti...
Buona giornata a tutti
come l'abito non fa il monaco così lo strumento non crea musica

Offline paolo corinto tiberio

Re:Cosa direste ad un giovane "poeta"?
« Risposta #4 il: Giovedì 28 Novembre 2013, 13:07:05 »
grande Rilke!... cosa si può dire che lui già non ha detto?... ma forse questo: che chi si accinge a scrivere poesie non deve mai, dico mai credere alle false umiltà!!...  ;D
salvatico è quel che si salva

Offline Gianpiero De Tomi

Re:Cosa direste ad un giovane "poeta"?
« Risposta #5 il: Giovedì 28 Novembre 2013, 13:24:39 »
Mi rivolgo ai "veterani", a chi ha pubblicato poesie, a chi (forse) ha trovato la propria strada, il proprio stile, la propria "voce", unica e inconfondibile, o anche semplicemente a chiunque voglia lasciare un pensiero... Grazie!

Leggendo Rilke..... (qui, senza tagli):

“Lettere a un giovane poeta” Rainer Maria RILKE

Parigi,17 febbraio 1903

Egregio signore,

la sua lettera mi è giunta solo alcuni giorni fa. Voglio ringraziarla per la sua grande e cara fiducia. Poco altro posso. Non posso addentrarmi nella natura dei suoi versi, poiché ogni intenzione critica è troppo lungi da me. Nulla può toccare tanto poco un’opera d’arte quanto un commento critico: se ne ottengono sempre più o meno felici malintesi. Le cose non si possono tutte afferrare e dire come d’abitudine ci vorrebbero far credere; la maggior parte degli eventi sono indicibili, si compiono in uno spazio inaccesso alla parola, e più indicibili di tutto sono le opere d’arte, esistenze piene di mistero la cui vita, accanto all’effimera nostra, perdura.

Ciò premesso, mi sia solo consentito dirle che i suoi versi, pur non avendo una natura loro propria, hanno però sommessi e velati germi di una personalità. Con più chiarezza lo avverto nell’ultima poesia, La mia anima. Qui, qualcosa di proprio vuole farsi metodo e parola. E nella bella poesia A Leopardi affiora forse una certa affinità con quel grande solitario. Eppure quei poemi sono ancora privi di una loro autonoma fisionomia, anche l’ultimo e quello a Leopardi. La sua gentile lettera che li accompagnava; non manca di spiegarmi varie pecche che ho percepito nel leggere i suoi versi, senza però potervi dare un nome.

Lei domanda se i suoi versi siano buoni. Lo domanda a me. Prima lo ha domandato ad altri. Li invia alle riviste. Li confronta con altre poesie, e si allarma se certe redazioni rifiutano le sue prove. Ora, poiché mi ha autorizzato a consigliarla, le chiedo di rinunciare a tutto questo. Lei guarda all’esterno, ed è appunto questo che ora non dovrebbe fare.Nessuno può darle consiglio o aiuto, nessuno. Non v’è che un mezzo. Guardi dentro di sé. Si interroghi sul motivo che le intima di scrivere; verifichi se esso protenda le radici nel punto più profondo del suo cuore; confessi a se stesso: morirebbe, se le fosse negato di scrivere? Questo soprattutto: si domandi, nell’ora più quieta della sua notte: devo scrivere? Frughi dentro di sé alla ricerca di una profonda risposta. E se sarà di assenso, se lei potrà affrontare con un forte e semplice «io devo» questa grave domanda, allora costruisca la sua vita secondo questa necessità. La sua vita, fin dentro la sua ora più indifferente e misera, deve farsi insegna e testimone di questa urgenza. Allora si avvicini alla natura. Allora cerchi, come un primo uomo, di dire ciò che vede e vive e ama e perde. Non scriva poesie d’amore; eviti dapprima quelle forme che sono troppo correnti e comuni: sono le più difficili, poiché serve una forza grande e già matura per dare un proprio contributo dove sono in abbondanza tradizioni buone e in parte ottime. Perciò rifugga dai motivi più diffusi verso quelli che le offre il suo stesso quotidiano; descriva le sue tristezze e aspirazioni, i pensieri effimeri e la fede in una bellezza qualunque; descriva tutto questo con intima, sommessa, umile sincerità, e usi, per esprimersi, le cose che le stanno intorno, le immagini dei suoi sogni e gli oggetti del suo ricordo. Se la sua giornata le sembra povera, non la accusi; accusi se stesso, si dica che non è abbastanza poeta da evocarne le ricchezze; poiché per chi crea non esiste povertà, né vi sono luoghi indifferenti o miseri. E se anche si trovasse in una prigione; le cui pareti non lasciassero trapelare ai suoi sensi i rumori del mondo, non le, rimarrebbe forse la sua infanzia, quella ricchezza squisita, regale, quello scrigno di ricordi? Rivolga lì la sua attenzione. Cerchi di far emergere le sensazioni sommerse di quell’ampio passato; la sua personalità si rinsalderà, la sua solitudine si farà più ampia e diverrà una casa al crepuscolo, chiusa al lontano rumore degli altri. E se da questa introversione, da questo immergersi nel proprio mondo sorgono versi, allora non le verrà in mente di chiedere a qualcuno se siano buoni versi. Né tenterà di interessare le riviste a quei lavori: poiché in essi lei vedrà il suo caro e naturale possesso, una scheggia e un suono della sua vita. Un’opera d’arte è buona se nasce da necessità. È questa natura della sua origine a giudicarla: altro non v’è. E dunque, egregio signore, non avevo da darle altro consiglio che questo: guardi dentro di sé, esplori le profondità da cui scaturisce la sua vita; a quella fonte troverà risposta alla domanda se lei debba creare. La accetti come suona, senza stare a interpretarla. Si vedrà forse che è chiamato a essere artista. Allora prenda
su di sé la sorte, e la sopporti, ne porti il peso e la grandezza, senza mai ambire al premio che può venire dall’esterno. Poiché chi crea deve essere un mondo per sé e in sé trovare tutto, e nella natura sua compagna.
Forse, però, anche dopo questa discesa nel suo intimo e nella sua solitudine, dovrà rinunciare a diventare un poeta (basta, come dicevo, sentire che senza scrivere si potrebbe vivere, perché non sia concesso). Ma anche allora, l’introversione che le chiedo non sarà stata vana. La sua vita in ogni caso troverà, da quel momento, proprie vie; e che possano essere buone, ricche e ampie, questo io le auguro più di quanto sappia dire.
Cos’altro dirle? Mi pare tutto equamente rilevato; e poi, in fondo, volevo solo consigliarla di seguire silenzioso e serio il suo sviluppo; non lo può turbare più violentemente che guardando all’esterno, e dall’esterno aspettando risposta a domande cui solo il sentimento suo più intimo, nella sua ora più quieta, può forse rispondere.
Mi ha rallegrato trovare nel suo scritto il nome del professor Horacek; serbo per quell’amabile studioso grande stima, e una gratitudine che non teme gli anni. Voglia, la prego, dirgli di questo mio sentimento; è molto buono a ricordarsi ancora di me, e lo so apprezzare.
Le restituisco inoltre i versi che gentilmente mi ha voluto confidare. E la ringrazio ancora per la grandezza e la cordialità della sua fiducia, di cui con questa risposta sincera, e data in buona fede, ho cercato di rendermi un po’ più degno di quanto io, un estraneo, non sia.

Suo devotissimo
Rainer Maria Rilke

Da: Lettere a un giovane poeta Rainer Maria Rilke (Mondadori 1994)


Che lettura fantastica che dona serenità e speranza, a chi ha sempre orientato i propri pensieri in questa direzione! Non muterei una sola parola di Rilke, con il timore di alterarne il significato, dalla sua cristallina immagine della vera essenza poetica.
Grazie ancora, buona vita e fortuna.
Gianpiero De Tomi

blaisecondor

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Re:Cosa direste ad un giovane "poeta"?
« Risposta #6 il: Venerdì 29 Novembre 2013, 09:51:34 »
Leggo queste pagine: CHE MERAVIGLIA! (italiano Chiaro, Corretto, Completo)
Leggo tante "poesie" su Scrivere e...dove sono le tre C?
Rilke ha tanto da insegnarci, ma noi tanto da imparare, anche a 66 anni.

Offline Pino Penny

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Re:Cosa direste ad un giovane "poeta"?
« Risposta #7 il: Lunedì 16 Dicembre 2013, 18:02:10 »
io a un "giovane poeta" in erba cioè?direi:ti sei iscritto? ti pubblicano?sei contento di leggerti?soddisfatto d'esserti espresso?
e allora che vuoi ..
a me stesso rivolgo le stesse domande di sopra. :angel:
guardi la vita a...colori?Io a volte si, a volte in nero a seconda dei giorni.se sono grigi anche grigio è un colore.Ma anche in blu non mi dispiace.in rosso per tirarmi su.in giallo se mi sento più pazzo del solito,in bianco se ci vado...

Offline poeta per te zaza

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Re:Cosa direste ad un giovane "poeta"?
« Risposta #8 il: Martedì 17 Dicembre 2013, 23:11:57 »
Grazie, Psiche, per il topic che hai  aperto.

Con l’aiuto e l’ispirazione di grandi come il citato Rilke e di Rainer Maria Rilke, autore di “Se – If”

mi permetto di rispondere anch’io ad un giovane che vuole essere un poeta


“Lettera a un giovane poeta”

dal sito di “Scrivere”, 17 dicembre 2013





Se, nel cuore della notte, sei svegliato
dalla sensazione del pericolo incombente
di perdere la traccia di un’emozione,
riaffiorante in un verso che sta perdendo colore;

Se, come una droga, provi l’impulso di scrivere
sotto dettatura di un altro te stesso che compone;

Se, come se fossi il primo essere umano
su questa terra,
vuoi dire ciò che vedi, vivi, ami, perdi, sbagli
e impari;

Se i tuoi sensi si affinano, scavando in te
sensazioni nuove su cose già viste e sentite
e il tuo vissuto danza
con una cadenza nuova;

Se vuoi imprimere i tuoi pensieri effimeri, fatidici,
i tuoi luoghi, i tuoi incontri, la grandezza di istanti
su istanti che è ogni vita, e la tua vita;

Se puoi attingere a piene mani
dal tuo armadio quattro - stagioni della madre-lingua,
scegliendo il vestito giusto per la tua emozione,
e ti piace chi veste con gusto
né t’intristisce la stoffa d’altrui versi
mediocri e banali,
osannati a prescindere
(ché questo non cambia la loro natura);
Se sai dare il taglio giusto all’abito che veste i tuoi versi, senza scuciture;

Se hai dentro il ritmo, la cadenza dei versi che componi
e questo affiora spontaneo e prepotente dalle tue dita;

Se creando fai un mondo che basta a se stesso
anche se nessuno lo raggiunge,
allora tu sei, giovane autore, un Poeta.






di sabbia e catrame è la vita...
o scorre o si lega alle dita...

Offline Amara

Re:Cosa direste ad un giovane "poeta"?
« Risposta #9 il: Mercoledì 18 Dicembre 2013, 15:34:27 »
mi accodo nell'apprezzare le parole di Rilke, scritte per dire, con garbo, dell'immaturità dei versi..

ma a quei tempi non esisteva la rete e la cultura necessaria per avvicinarsi alla poesia era appannaggio di pochi rispetto ad oggi.. quindi, ancora di più, necessita un lavoro di autocritica sulle proprie qualità e capacità, come R. sollecitava e
sicuramente qui trovo una delle considerazioni più importanti:

'Allora cerchi, come un primo uomo, di dire ciò che vede e vive e ama e perde. Non scriva poesie d’amore; eviti dapprima quelle forme che sono troppo correnti e comuni: sono le più difficili, poiché serve una forza grande e già matura per dare un proprio contributo dove sono in abbondanza tradizioni buone e in parte ottime. Perciò rifugga dai motivi più diffusi verso quelli che le offre il suo stesso quotidiano'

di mio, gli direi di non chiamare tutto 'poesia'
di non credere ai facili apprezzamenti, magari esasperati, di considerare ogni critica (si trova, anche nel disaccordo, quasi sempre qualcosa che riconosceremo dopo)
di non farsi abbindolare da certe case editrici e di leggere, leggere tanto, ma soprattutto di non disdegnare il tenere per sé gli scritti, a lungo, rileggerli, lavorarci e col tempo decidere se lasciarli dove sono o pubblicarli sul web..

lo direi a lui.. e lo dico a me stessa..
Il dubbio è uno dei nomi dell'intelligenza
(J. L. Borges)

Offline Pino Penny

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Re:Cosa direste ad un giovane "poeta"?
« Risposta #10 il: Lunedì 23 Dicembre 2013, 14:48:43 »
Oggi che la rete esiste,molti hanno un'opportunità :quella di non morire suicidi o d'inedia.
Se scrivere può essere sfogo magari poetico,perché negarselo con remore e freni inibitori dovuti alla "solita"brama d'esser dei bravi ad ogni costo!
Scrivi e lascia scrivere..come dire :"Vivi e lascia vivere"
Giro nel Web ormai dal 1998 e la scrittura di chiunque mi susciti curiosità l'ho sempre letta oltre a qualche buon libro e sono giunto ad una conclusione :in tutto il Web ci saranno non più di tre,quattro veri Poeti.Per questo dico e mi ridico :"L'importante è scrivere..perchè   tanto,Poeti si nasce non si diventa,esser poeta non è una carriera,piuttosto una condanna che per fortuna è riservata a pochissimi..amen
guardi la vita a...colori?Io a volte si, a volte in nero a seconda dei giorni.se sono grigi anche grigio è un colore.Ma anche in blu non mi dispiace.in rosso per tirarmi su.in giallo se mi sento più pazzo del solito,in bianco se ci vado...

Offline Amara

Re:Cosa direste ad un giovane "poeta"?
« Risposta #11 il: Martedì 24 Dicembre 2013, 01:56:01 »
Oggi che la rete esiste,molti hanno un'opportunità :quella di non morire suicidi o d'inedia.
si parla di giovani.. quindi non penso sia questo il caso..
scrivere è una libertà di chiunque, ovviamente,
voler tendere al meglio possibile, anche..
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Offline Pino Penny

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Re:Cosa direste ad un giovane "poeta"?
« Risposta #12 il: Venerdì 27 Dicembre 2013, 00:31:21 »
vallo a dire a quella ragazza che si è buttata oggi e s'è ammazzata
magari non aveva nemmeno i soldi per internet
oppure era talmente amareggiata da non provar sollievo nemmeno nello scrivere
Andiamolo a dire a quei ragazzi che vagano nel nulla di questo mondo "OVE"
chi ancora vivacchia,si chiude alla compassione,all'empatia
aperti solamente ai propri dolori che inaspriscono il cuore chiuso in corazze apatiche
guardi la vita a...colori?Io a volte si, a volte in nero a seconda dei giorni.se sono grigi anche grigio è un colore.Ma anche in blu non mi dispiace.in rosso per tirarmi su.in giallo se mi sento più pazzo del solito,in bianco se ci vado...

Offline India

Re:Cosa direste ad un giovane "poeta"?
« Risposta #13 il: Venerdì 27 Dicembre 2013, 08:48:22 »
Sinceramente non so se Internet salvi più gente dal suicidio o viceversa faccia più vittime. CI sono alcuni gruppi su internet e in particolar modo sui social network, dove l'unico scopo è fare del bullismo. Si scatenano contro alcune persone fino a condurle per mano,  se non al suicidio, alla pazzia. Alcuni di questi gruppi erano frequentati anche da "esimi poeti "di questo sito, che qui mostrano un'altra faccia: quella del moralismo e del perbenismo.
Per quanto riguarda cosa direi o farei a chi si approccia alla poesia, è cercare di non scoraggiarli, gli direi che in poesia devi tirare fuori l'anima. Mi terrei fuori dai consigli stilistici. Per quello c'è sempre tempo. La poesia non ha bisogno di virtuosismi, ma soprattutto di contenuti e di emozioni.
« Ultima modifica: Venerdì 27 Dicembre 2013, 08:50:36 da India »

Offline Pino Penny

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Re:Cosa direste ad un giovane "poeta"?
« Risposta #14 il: Venerdì 27 Dicembre 2013, 12:51:38 »

Per quanto riguarda cosa direi o farei a chi si approccia alla poesia, è cercare di non scoraggiarli, gli direi che in poesia devi tirare fuori l'anima. Mi terrei fuori dai consigli stilistici. Per quello c'è sempre tempo. La poesia non ha bisogno di virtuosismi, ma soprattutto di contenuti e di emozioni.
[/quote]

è che qui  è vietato dire parolacce...eh eh è
guardi la vita a...colori?Io a volte si, a volte in nero a seconda dei giorni.se sono grigi anche grigio è un colore.Ma anche in blu non mi dispiace.in rosso per tirarmi su.in giallo se mi sento più pazzo del solito,in bianco se ci vado...