Autore Topic: Perché ci si vergogna di essere "poeti"?  (Letto 1915 volte)

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Offline Francesco Falconetti

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Perché ci si vergogna di essere "poeti"?
« il: Domenica 3 Novembre 2013, 13:04:35 »
Premetto che non mi ritengo un poeta nè mai, temo, lo sarò.
In ogni caso vorrei conoscere il vostro pensiero sull'argomento, atteso che molte persone che scrivono poesie (me incluso, sigh!), anche autori del sito (non faccio nomi ma ho letto qualcosina al riguardo anche pubblicato sul sito) tengono gelosamente questo segreto (è proprio il caso di dirlo) per se o al massimo per pochissime persone di cui fidarsi.
Io, per esempio, per circa 20 e passa anni non l'ho mai detto a nessuno (tranne alla mia fidanzata, per evidenti fini connessi alla perpetrazione della specie  ::)) ma adesso che da un po' ho ripreso a scrivere non lo dico neanche a lei (anche se ho un "terribile" sospetto...).
Di fatto quanto ho visto che ero "mostruosamente" quotato su Google con tanto di nome e cognome sono entrato nel panico totale (ho anche pensato di "scrivere" a Google per farmi togliere dai motori di ricerca  :o :o!), anche se dopo un po' ho lasciato correre, puntando sull'ipotesi dell'omonimia ma forse, inconsciamente, con l'idea che qualcuno se ne accorga (??).

Vorrei sapere cosa ne pensate sul tema e se avete vissuto/vivete la stessa esperienza, anche per trovare, se c'è una soluzione.
Grazie
Francesco

Offline Antonio Terracciano

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Re:Perché ci si vergogna di essere "poeti"?
« Risposta #1 il: Domenica 3 Novembre 2013, 18:41:00 »
Il sincero Francesco Falconetti mi ha fatto rivivere le sensazioni provate il primo anno in cui ero nel sito: anch'io un po' mi vergognavo, non ero contento di vedere il mio nome e cognome su "Google" , confidavo in un equivoco dovuto all'omonimia (ci saranno più di cento Antonio Terracciano in Italia... )
Anche se queste sono preoccupazioni che passano con il tempo, rimane comunque la domanda di fondo: perché ci vergognamo? Penso che ciò dipenda dal fatto che il mondo ultramaterialistico in cui viviamo non vede bene la nostra attività, che non produce nessun vantaggio economico (o vantaggi irrisori, per i poeti famosi) . Chi si dedica a qualche arte non remunerativa dà l'impressione di essere un po' fuori dal mondo, se non fuori di testa...
In realtà, io penso che l'opinione della massa non sia poi tanto sbagliata: tutti noi che scriviamo siamo in qualche modo (per svariati motivi) un poco eccentrici, non "normali" (e alcuni poeti sono anche finiti in manicomio... )
Del resto, senza queste nostre peculiarità non potremmo aspirare a vedere le cose, e a renderle poi in poesia, in quel modo tipico degli artisti... Noi vediamo più lontano degli altri, e la lontananza fa spesso paura!
Quasi tutti i grandi poeti del secolo scorso si sono un po' vergognati, e preferivano nascondersi dietro un'altra professione.
Arrivati a un certo punto, però, la nostra persona comincerà a contare sempre meno della nostra produzione che, se valida, andrà avanti da sola sulla strada della condivisione e del gradimento, offuscando (come è giusto) quel padre (o quella madre) che l'ha generata.

Offline India

Re:Perché ci si vergogna di essere "poeti"?
« Risposta #2 il: Domenica 3 Novembre 2013, 20:02:00 »
Anch'io, diciamo che mi vergogno, tanto che non ho mai messo una mia poesia su face-book nè su altri social network. Uso un nome di fantasia,  anche se su google purtroppo compare il mio nome. Avrei voluto che le mie poesie rimanessero confinate sul sito e quando qualcuno mi dice dove scrivo poesie su internet, io glisso.
E quando mi faccio prendere dalla " paura" di essere letta, cancello le mie poesie in blocco.
Da cosa nasce questa vergogna? dal mettere a nudo i miei sentimenti. Se fossi un vero poeta non mi vergognerei, perchè metterei a nudo il mio pensiero, il mio modo di intendere la vita e non il mio stato d'animo. Le mie poesie non hanno il dono dell'universalità.
Perchè scrivo allora? ho tenuto tutto sempre dentro me stessa fino a quando non sono esplosa. La poesia è stata per me una forma di esplosione, e le infinite schegge sono diventati i miei versi. Non ho potuto fare nulla per trattenerli ancora a me.
La poesia è una tra le tante strade che ho deciso di percorrere. Non so dove mi porterà, per il momento mi sta portando lontano.

Kajemaru

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Re:Perché ci si vergogna di essere "poeti"?
« Risposta #3 il: Domenica 3 Novembre 2013, 20:12:53 »
Non mi piace dire in giro "io sono un poeta"...di solito mi limito a dire che scrivo. Solo se mi viene espressamente chiesto cosa allora rispondo che scrivo poesie...

Offline Carmine Ianniello

Re:Perché ci si vergogna di essere "poeti"?
« Risposta #4 il: Domenica 3 Novembre 2013, 21:24:05 »
Ehi!!!... Ehi!!!.... io degli altri me ne strabatto
..... di cosa bisogna vergognarsi....
È un piacere leggervi..... sarò forse fuori come un balcone
ma leggervi per me è vivere... m'allieta la giornata.... e la mia vi assicuro è abbastanza lunga
tra lavoro (sempre meno)... nipoti (amore del nonno)... e bischerate varie.....
Vergognarsi di scrivere poesie..... MA SIETE MATTI........

Offline Francesco Falconetti

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Re:Perché ci si vergogna di essere "poeti"?
« Risposta #5 il: Domenica 3 Novembre 2013, 22:31:54 »
Ehi!!!... Ehi!!!.... io degli altri me ne strabatto
..... di cosa bisogna vergognarsi....
È un piacere leggervi..... sarò forse fuori come un balcone
ma leggervi per me è vivere... m'allieta la giornata.... e la mia vi assicuro è abbastanza lunga
tra lavoro (sempre meno)... nipoti (amore del nonno)... e bischerate varie.....
Vergognarsi di scrivere poesie..... MA SIETE MATTI........

Eppure è proprio così.
Ovviamente sul "vergognarsi" influiscono diversi fattori, in primo luogo, credo, il proprio livello di autostima (io mi "vergogno" di tantissime altre cose  :-\).
In ogni caso sono, per molti aspetti, d'accordo con India (con cui condivido l'esperienza del "Big Bang" iniziale), difatti c'è anche, almeno da parte mia, la chiara consapevolezza che leggendo le mie poesie la mia "anima" si offra completamente "nuda" al lettore.... e per una persona riservata non è proprio l'ideale.
In ogni caso l'esperienza "poetica" mi ha, sotto certi aspetti, "salvato la vita" (o per lo meno "salvato" da un periodo di depressione certo) e non la rinnego. E poi, dopo decenni di esperienza poetica vissuta in totale "solitudine" letteraria, devo dire che questo Sito mi ha fatto scoprire un "mondo" che non conoscevo dove parlare con persone "poco normali" come me  ;D senza "vergognarmi" di mostrare un lato della mia "anima" sconosciuto al "resto del mondo" (speriamo che i "lettori esterni" non mi "scoprono" :) :)).
Vi ringrazio per le vostre cortesi riflessioni di cui farò tesoro.
Francesco

Offline Saverio Chiti

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Re:Perché ci si vergogna di essere "poeti"?
« Risposta #6 il: Domenica 3 Novembre 2013, 23:04:20 »
vergognarsi? e perché mai!
faccio pure le serate ehehehe  ;D ;D ;D
ora... questo non vuol dire certamente essere "poeta"
ma vergognarsi di dire che scriviamo... no ehhh nella maniera più assoluta!
ho una grandissima autostima di me stesso... e in questo, certamente la poesia mi ha aiutato!
...lì dove ti avevo lasciato
neanche il sole fa più capolino...

Offline Azar Rudif

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Re:Perché ci si vergogna di essere "poeti"?
« Risposta #7 il: Lunedì 4 Novembre 2013, 01:02:43 »
Perchè chiamarla vergogna?
E se fosse semplicemente un voler distinguere e tenere separati i due mondi?
Il mondo reale da quello poetico.
Il primo non è in grado di capire ciò che scriviamo e quindi è inutile perdere tempo a dirglielo. Il secondo è troppo più in alto del primo per poter scendere al suo livello.
Quindi, non si tratta di vergogna, ma solo di tener distaccate due cose tra loro incomprensibili.
La Legge è uguale per tutti, ma non tutti sono uguali per la Legge e non cercate la Legge Umana. Essa è statica ed imperfetta, cercate ciò che evolve e mai è uguale a sè stesso e ribolle del Bene e del Male

Offline Gianpiero De Tomi

Re:Perché ci si vergogna di essere "poeti"?
« Risposta #8 il: Lunedì 4 Novembre 2013, 13:32:50 »
E' giusta la considerazione di Antonio Terracciano, il nostro è un mondo di profitti e se un prodotto della nostra mente non produce denaro o vantaggi misurabili in denaro, è ritenuto inutile, controproducente ed in alcuni casi, dannoso.

Infatti scrivere poesie o prosa, come affermavano molti scrittori e poeti in epoche remoteo come abbiamo potuto studiare a scuola, era ritenuto sospetto ed incriminabile, perché faceva nascere idee che andavano palesemente contro un potere consolidato nella paura o nel conformismo dell'epoca.

Anche in quest'epoca, abbiamo gli stessi problemi e naturalmente, tutto ciò che non può essere controllato e consumato nell'ingranaggio della mediocrità, è ritenuto sospetto. Ma non è tanto l'argomentare rivoluzionario che spaventa, quanto usare la mente diversamente da come è la direttiva dei grandi mezzi di comunicazione. Questo è davvero il pericolo che ogni entità del conformismo ha strenuamente combattuto nella storia.

Quindi la vergogna è reale, percettibile, indotta da un modo di identificare la realtà, che ci è stato impresso sulla pelle, ma che evidentemente non è riuscito a scalzare quella profonda originalità che è propria dell'essere umano libero di pensare. Come dice Nelson Mandela :

[...] E quando ci liberiamo dalle nostre paure
la nostra presenza
automaticamente libera gli altri.
« Ultima modifica: Lunedì 4 Novembre 2013, 13:34:35 da Gianpiero De Tomi »