Questa poesia è figlia d'una lunga serata d'attesa, che mi coglieva quando ancora ero piccolo, avevo forse 20 anni. Nella testa riguardavo l'ultimo quadro-testamento di Vincent Van Gogh e le mie orecchie erano lievemente massaggiate dal graffio risvegliante della dolce musica dei Sigur Ròs. All'improvviso da quel quadro mi si è suscitato un "panorama interiore" e nell'enfasi dell'andar della scintilla illuminante che impone alla mano di baciare il bianco foglio di fronte a lei con le passionali nere labbra dell'inchiostro; ecco che mi sono ritrovato a "vivere" nell'arte dell'omicida AMMAZZATO olandese. Che trascendente sensazione, che pura liberazione!
Spero possano anche solo stuzzicare l'orecchio del vostro intelletto queste povere, ma oneste parole:
Tre avvoltoi
su di un ramo secco
dell'albero della morte
mi puntano.
Nulla si aspettano da me,
se non l'ultimo respiro.
Io me ne sto accovacciato,
meditante.
La mente è sgombra
in questo campo di grano
che pare infinito.
D'improvviso un dubbio
invade la mente mia...
Sono?
Due alternative.
Potrei rimanere qui,
sotto quei morbosi occhi,
nudo
di fronte a quel presuntuoso sguardo.
Vivere morendo
per anni,
anni
e ancora anni...
---
Potrei alzarmi in piedi!
Potrei sorridere
e correre,
correre
VIVERE!
Spighe di grano
su spighe di grano...
Così INFINITO!
---
Vengo colpito,
distrutto da un'intensa forza.
Questa è la NOVELLA FORZA DISSACRANTE!
Balzo in piedi,
reagisco,
mi muovo!
Noncurante dei gracchianti esseri...
Lascio il respiro affannarsi
di più,
di più,
di più,
DI PIU'!
Le Nuvole sfrecciano sopra la mia testa.
Corro...
ancora!
Senza traguardo,
senza futuro,
tutto indecifrato.
E' un tilt interiore.
E' uno scossone di libertà.
E' un assaggio di Vita
ti plasma,
ti apre
,
ti capisce
e ti rende
tutto.
Le spighe del grano,
le nuvole,
il cielo,
il sole,
l'aria,
io...
Cara UTOPIA
un giorno sarai
MIA!
sabato 8 maggio 2010 alle ore 3.06