Mi spiace fare ancora una volta il bastian contrario, ma non posso fare a meno di intervenire in questa continua congerie di haiku strampalati.
L'haiku, come sappiamo, è un genere poetico orientale, e non riesco a capire come abbia potuto affermarsi così anche da noi, forse per il desiderio tutto nazionale di scimmiottare qualsiasi cosa provenga dall'estero, nel quale prodotto non nostro troviamo tutte le bellezze, mentre magari disprezziamo la nostra rima con la musicalità dell'endecasillabo, reputandola... cosa sorpassata!
Penso che nella mentalità orientale l'haiku abbia un suo precipuo scopo ed anche una certa bellezza d'immagine.
Scimmiottato dagli occidentali diventa una vera pena, e la ragione di questo scimmiottamento credo proprio che consista nel fatto che l'haiku (solo apparentemente, precisiamolo) appare di una facilità estrema,e molti credono di potervisi applicare con tanta poca fatica intellettiva.
L'haiku ha obbligatoriamente una struttura metrica precisa (tre versi rispettivamente e rigidamente di cinque, sette e cinque sillabe). Rispettiamo almeno questa impostazione tecnica, se proprio si vuol scrivere ad ogni costo un haiku, anche se il risultato sarà sempre scadente, perché il genere appartiene solo ed esclusivamente alla mentalità poetica orientale, troppo distante da quella di noi occidentali.
Continuino pure gli autori a scrivere haiku ad iosa, è un loro diritto, ma permettano almeno, senza offendersi, queste modeste osservazioni. E soprattutto, se proprio vogliono insistere, si adeguino almeno alla regola del cinque, sette, cinque, che trovo, anche quella, continuamente elusa!