Non è che mi piaccia più tanto entrare nelle discussioni, ma da una semplice richiesta di rivedere un regolamento, in qualcuno dei suoi articoli, si è arrivati a definire e ad aggettivare sia il sito che gli stessi autori.
Se il regolamento non piace, bisogna rivolgersi principalmente ai suoi formulatori, ai suoi legiferatori dai quali non si può pretendere che cambino le regole ad ogni soffio di vento.
Chi si iscrive in un sito del genere lo fa più per far conoscere i propri scritti ad altri, perchè si sono stufati di tenerli in un cassetto e, forse, qualcuno spera che siano poesie degne di pubblicazione editoriale. A proposito, tra le regole delle case editrici non c'è solo quella del maggior guadagno con la minor spesa o della ricerca del capolavoro a tutti i costi.
Altrimenti, non vedremmo tanti banner pubblicitari di case editrici che cercano romanzi o poesie senza curarsi di chi sia l'autore. Quello del giudizio è sempre un'attività successiva.
Anche questo sito esercita il suo elementare, razionale e logico diritto di preselezione delle opere o degli scritti.
Chi non sopporta tali restrizioni regolamentarie e la Direzione del sito non intende apportare cambiamenti e/o rettifiche, non è obbligato ad alcuna forma di partecipazione.
LA richiesta di cambiamento è stata fatta, ora non resta che attendere la risposta positiva o negativa della direzione.
In tale attesa, dovuta ad una richiesta di revisione dei regolamenti, non è correttousare i seguenti aggettivi senza dare una spiegazione delle proprie terminologie:
Il concetto qui è che se si possa o no considerare un luogo poetico un sito che non accetta la diversità ma che massifica in modo vertiginosoLuogo poetico? Cos'è? Cosa determina un luogo poetico? Cos'è la poesia per chi scrive questo concetto. Se non si chiarisce prima la propria visione di certi concetti molto personali e soggettivi diventa inutile discutere. Stiamo parlando di favole dove ognuno può inventarsi le magie che vuole.ancor più opaca e indista di quella che di per sé già questo sito possiede (per eccessiva quantità di inserimenti per autore, per eccessiva omologazione di stili o falsi stili ecc. ecc.)L'eccessiva quantità è il contrario di massificazione e appiattimento degli stili e delle classi (terminologia politica quest'ultima). Però definire opaco ed indistinto un sito, oltre che poco corretto, non solo verso la direzione e i suoi fondatori,ma per gli autori che si limitano ad inserire i loro testi, è sbagliato e privo di logica. Ognuno di noi, qua, non segue certo le migliaia di testi che vengono inseriti, ma seguono un loro criterio, tipo la scelta dell'autore, la sensazione che offre un titolo o l'incipit delle poesie in prima pagina.... seguirle tutte è impossibile come è impossibile giudicarle in maniera omogenea e scorretta.
La principale caratteristica del sito è la diversificazione e non la massificazione.
Non esiste neanchè un tentativo di ecumenizzazione o di globalizzazione o di uniformazione perchè ciò avrebeb comportato la morte del sito. La poesia non ha nessuna di queste caratteristiche tra le sue ragioni d'esistere. Anzi, ogni poesia è un mondo a parte nel già diverso mondo di ogni poeta. E scusate se mi permetto di chiamre tutti poeti perchè non stiamo parlando della massificazione della regola dello scrivere poetico. Adesso si arrabbieranno i puristi dello stile poetico, ma non sto accusando alcuno stile ed alcuna forma poetca, sto solo dicendo che la poesia non può essere regolamentata all'atto delal sua stesura. LA regolamentazione della pubblicazione è un'altra cosa.Quelli rischiano capitale per una sola pubblicazione, qui, come in ogni sito internet/comunità, attraverso al massificazione mantengono la compattezza e l'incremento di un preciso tipo di utente, favorendo la costruzione di un blocco forte di partecipanti di tipo medioMolte case editrici si specializzano in un dato argomento letterario e non in un altro. Perseguono la massificazione con il lavaggio del cervello fatto per una certa opera e non per un'altra. Spesso, molto spesso, cercano opere che hanno il requisito del sensazionalismo e non della conoscenza. Non cercano lo stile bello e perfetto, ma quello che crea sensazione, pettegolume ecc..... Questo perchè? Perchè le cae editrici devono anche fare soldi e se beccano qualche opera d'arte ben venga..... ma di certo, la maggior parte di loro non ricerca chissà chi e chissà cosa.
Intanto, continuo a leggere aggettivi qualificativi e giudizi personali poco corretti per tutti coloro che non si ritengono medi, ma normali.Tra l'altro non credo che questo sito non riesca a guadagnarci che delle cifre poco significative, almeno per quanto riguarda il numero di visite al sito e i pochi bannerini che compaionoE' poco corretto e simpatico fare i conti in tasca agli altri o giudicare lo share di un sito.Insomma, per dirla semplice semplice: le case editrici NON A PAGAMENTO puntano alla qualità; qui si punta alla quantità (nel senso di massa informe). Punto.Per dirla ancora più semplice, perchè da una richiesta di modifica al regolamento si è giunti a giudicare la qualità dei testi, degli stili, la bravura degli autori, la necessità di questo sito che non corrisponderebbe a qualche clichè o qualche regola che nonviene spiegata.Per tornare al centro e all'ansia ecumenica di alcuni utenti, quello che si sta discutendo in questi post è la validità e la coerenza del regolamento, non se debba esserci o no. Ora!
Negli ultimi post si è parlato di questioni qualitative.
Parlare di regolamenti potrebbe essere alquanto giusto, personalmente non mi interessano i regolamenti, le regole e le pubblicazioni in rubriche diverse. E' un atteggiamento massificante perchè si cerca la parolina di apporvazione dell'intero gruppo ecumenicamente riunito. La poesia è ben altro e ben lungi dall'ecumenismo. Forse, è l'esatto contrario, ma ognuno è libero di avere la propria definizione.
In questo sito, sarebbe più giusto parlare di poesia e non di regolamenti. Quelli li lascerei ai gestori che hanno, evidentemente, qualche problema nella gestione della correttezza e degli spazi anche sul server.
Questo è un sito dove si viene per leggere, per commentare o leggere i commenti degli altri. Anche i commenti potrebbero essere poesie. Si può anche essere bloccati. Di certo, uno o due mi hanno messo tra i loro indesiderati, io per principio non lo faccio, mi piacciono gli scontri (verbali e corretti, basati sulal ragione e sulla reciproca comprensione e rispetto)
Essere giudicato normale, mediocre, massificato, ecumenico, leggero, ecc., non mi piace e risponderò sempre per le rime ed ance senza rime.
Anche “allegro” è un termine che non presta a definizione univoca e di certo non è applicabile a questo sito ed ai suoi autori (i gestori li metto volutamente da parte perchè penso siano abituati e fa parte del gioco che si sono scelti, essere criticati), per nessuna delle sue definizioni. Io leggo testi ironici e divertenti e la definizione di allegro potrebbe pure starci, ma non ci può stare per gli altri testi che vengono scritti con impegno, qualunque ne sia il giudizio, e con serietà nella speranza di dare qualche sensazione a chi legge. Alla fine dei conti si pubblica per questo e non per sentirsi definire in vari modi, nessuno dei quali appropriato.E quindi continuano a parlarsi e a scriversi addosso, come a dire: antipoesia per eccellenza.E si chiude con un'ennesimo antipatico giudizio sull'uso che tanti fanno di questo sito.
Bene. Se è antipoesia, definiamo la poesia non-anti.
Se non si danno definizioni dei porpri termini, ritorniamo all'inizio del discorso..... stiamo parlando di favolette.All'utente qui sopra: guardati dalle scaturagini che son poco consone ad una signoraChi ha usato questo termine arcaicamente bello (scaturigIni dal latino scaturIgo) come può essere giudicato, vediamo un po':
arcaico poeta?
Desueto poetare, nello stile?
Vetusto poetare?
Prisco poeta?
Naturalmente, questo valga per chi ama classificare, massificare, globalizzare, uniformare, destilizzare, desoggettivare il proprio modo di pensare e di scrivere.Scusate la lungaggine, ma non è simpatico trovarsi giudicato quando non si giudica. Non è simpatico sentirsi definito da chi non può e non potrà mai conoscerti. Certi termini, si dicono solo a se stessi.