Vedo versi
espandersi
ma la partenza è uno squillante
che s'irradia come a circoncentro a sisma
e la pioggia vaga ma in parabola a replay
subentra
filtrando
di occhio in osso, trapassando
il ferro dell'orecchio
e alla fine
alla fine dell'ascesa si disfa
nell'impalpabile cervello
scoppiando
con tutte le spade e tutto il vetro
e tutto il suono a baraonda
come a tappo, tutto è fatto compiuto disgregato
e l'invaso è corpo colmo colpo.