Stima chiama stima
Chi vuole, per quanto possono le maniere, farsi gli uomini amici, dimostri di stimarli.
Come il disprezzo offende e spiace più che l'odio,
così la stima è più dolce che la benevolenza;
e generalmente gli uomini hanno maggior cura, o certo maggior desiderio, d'essere pregiati che amati. Le dimostrazioni di stima, vere o false (che in tutti i modi trovano fede in chi le riceve), ottengono gratitudine quasi sempre:
e molti che non alzerebbero il dito in servigio di chi li ama veramente, si gitteranno ad ardere per chi farà vista di apprezzarli.
Tali dimostrazioni sono ancora potentissime a riconciliare gli offesi, perché pare che la natura non ci consenta di avere in odio una persona che dica di stimarci. Laddove, non solo è possibile, ma veggiamo spessissime volte gli uomini odiare e fuggire chi li ama, anzi chi li benefica.
Che se l'arte di cattivare gli animi nella conversazione consiste in fare che gli altri si partano da noi più contenti di se medesimi che non vennero, è chiaro che i segni di stima saranno più valevoli ad acquistare gli uomini, che quelli di benevolenza.
E quanto meno la stima sarà dovuta, più sarà efficace il dimostrarla.
Coloro che hanno l'abito della gentilezza ch'io dico, sono poco meno che corteggiati in ogni luogo dove si trovano; correndo a gara gli uomini, come volano le mosche al mele, a quella dolcezza del credere di vedersi stimati.
E per lo più questi tali sono lodatissimi: perché dalle lodi che essi, conversando, porgono a ciascuno, nasce un gran concento delle lodi che tutti danno a loro, parte per riconoscenza, e parte perché è dell'interesse nostro che siano lodati e stimati quelli che ci stimano.
In tal maniera gli uomini senza avvedersene, e ciascuno forse contro la volontà sua, mediante il loro accordo in celebrare queste tali persone, le innalzano nella società molto di sopra a se medesimi, ai quali esse continuamente accennano di tenersi inferiori.
Da I PENSIERI di G. Leopardi