Sono in pieno accordo con Giampiero De Tomi nel confermare la frammentazione e l'impoverimento della lingua italiana. Purtroppo i linguaggi dei messaggini col cellulare deturpano sempre più questa bella lingua che fu di Dante Alighieri, e i giovani sanno solo "frammentare" le parole e scompare ogni analisi logica e qualsivoglia consecutio temporum.
Cosa ne sarà, andando avanti di questo passo, di questa nostra gloriosa lingua nella quale sono stati scritti capolavori immortali?
Adesso si esilia il congiuntivo, che nell'ambito della seria scrittura elegante, era un vera forza, e non si dice più, ad esempio, "voglio che tu mi dia quella cosa", ma "voglio che tu mi dai quella cosa", il pronome personale sembra anch'esso scomparire, per cui ci si rivolge indifferentemente al maschile o al femminile con il "gli", dimenticando ed abolendo il "le" ("egli le disse" se ci si riferisce a femmina,, "egli gli disse" se invece ci si rivolte ad uomo).
E i punti e le virgole? Sembrano anch'essi destinati a scomparire, sono ammonticchiati nei magazzini e si possono acquistare per poco davvero, si scrivono periodi lunghissimi senza un punto e una virgola, neppure tutti si fosse scrittori come Giuseppe Berto, che nel romanzo "Il male oscuro", che trattava uno sfogo in certo senso psicanalitico, vergava pagine e pagine senza punteggiatura. Ed era arte la sua, inquadranno lo stile in quel contesto.
Quante me ne verrebbe da dire...
L'argomento m'interessa e mi stimola, e non finirei più di scrivere.
Per cui, onde non annoiare per l'eccesso, metto il punto a questa mia lamentazione, che l'articolo del De Tomi ha provocato in me.