Ecco l’acrobata della notte, il corpo
senza nulla, un’incisione
nell’aria, uno puro scoccare
di fosfori: gettò il suo smeraldo
all’ultima fortuna, si avvicinò ai sepolti,
indicò a ciascuno la strada. La terra appartiene
a chi l’ha abbandonata.
....
A volte, sull’orlo della notte, si rimane sospesi
E non si muore. Si rimane dentro un solo respiro,
a lungo, nel giorno mai compiuto,
si vede la porta spalancata da un grido. La mano feriva
con una precisione vicina alla dolcezza. Così
si trascorre ignoti dal primo sangue
fino a qui, fino agli attimi che tornano a capire
e cercano il significato dei corpi e restano
imperfetti e interrogati.
...
E’ così. La memoria
di un uomo era solamente questa
manciata di sillabe. Solo loro
ritornano dalle cantine
abitate per niente
e sono puntuali, sono
scagliate oltre le rocce, bisbigliano
parole esterrefatte, sono un battere
di ali protese e fedeli
a un ordine oscuro. Adesso tu
devi tradurre.
Ho, purtroppo, conosciuto da poco quest'autore. Posso dire che è un modo di far poesia che sento molto stretto a quello che per me è la poesia.. me ne piace il mistero e l'estendersi così ampio delle immagini e dei pensieri.. mai vincolanti, ma che, come la musica, lasciano a chi legge facoltà di farne sfondo o primo piano e sono parole che sanno diventare proprie..