In una mia poesia presente nel sito, "Irradiazione" , avevo provato a spiegare che, a distanza di tempo, il valore e la bellezza di una poesia scemano per forza di cose agli occhi del suo autore, in quanto egli non è più l'uomo o la donna di ieri.
Ciò non toglie che la poesia resti di buon valore per quei lettori che stanno vivendo le stesse emozioni provate a suo tempo dall'autore, a condizione, naturalmente, che essa sia stata già precedentemente epurata da eventuali errori ortografici, lessicali, grammaticali, contenutistici e di metrica, per chi ci tiene.
Chi sostiene invece che la poesia non vada mai ritoccata può essere avvicinato non tanto alla nostra tradizione occidentale greco-latina (l'etimologia della parola sottintende "lavoro, elaborazione, forma" ) , ma a quella araba (preislamica) , in cui il termine "shi'r" significa "sentire e percepire affettivamente" (prendo queste notizie dal commento al "Corano" di Federico Peirone, ed. Mondadori, 1984, pag. 526) .