Ognuno ha la propria strategia. C'è chi legge ad alta voce, correggendo, sino al momento in cui trova piacevole lo scorrere dei versi; chi scrive, corregge, poi riprende, corregge e corregge all'infinito senza leggere ad alta voce, modificando anche completamente lo scritto.
C'è chi taglia tutto nella poesia, dopo la prima stesura, sino all'essenza dell'emozione, pubblicando a volte, soltanto pochi criptici versi.
Chi arricchisce di sinonimi l'opera, adornando la poesia come un albero di Natale.
Insomma non c'è un "metodo" vero e proprio, ma in generale, a parte la grammatica da controllare, nel correggere non si dovrebbe deviare troppo dall'intento della poesia stessa, che è stata creata in virtù di un certa spinta emotiva.
Altrimenti si rischia di cambiarne profondamente il significato, in funzione del nuovo stato d'animo.