Autore Topic: La questione palestinese in poesia  (Letto 3137 volte)

0 Utenti e 1 Visitatore stanno visualizzando questo topic.

Offline India

La questione palestinese in poesia
« il: Giovedì 5 Luglio 2012, 10:37:02 »
Sottopongo alla vostra attenzione un paio di poesie di Darwish, poeta palestinese, ripromettendomi di postare qualche poesia ebraica.

Carta d’identità
 
Scrivi :  sono un arabo;
la mia carta porta il numero cinquantamila.
Ho otto bambini,
e il nono nascerà dopo l’estate.
Ti dispiace forse ?
 
Scrivi : sono un arabo;
impiegato con i compagni della miseria in una cava,
ho otto bambini
per i quali dalla roccia
ricavo il pane,
i vestiti ed il quaderno.
Non chiedo la carità alle vostre porte
né mi umilio davanti alle piastrelle dei gradini.
Ti dispiace forse ?
 
Scrivi :  sono un arabo; un nome senza titolo
e resto paziente in una terra
dove tutto vive con impulso di furia.
Le mie radici si sono ancorate qua,
prima del nascere del tempo
prima dell’apertura delle ere
anteriormente ai cipressi, agli uliveti
ed al crescere dell’erba.
 
Mio padre …viene dalla stirpe  dell’aratro,
non è un figlio di signori privilegiati,
mio nonno pure era un contadino
né ben cresciuto, né ben nato !
Mi insegnava l’orgoglio del sole
prima di insegnarmi la lettura dei libri.
La mia casa è la guardiola di un custode
fatta di rame e di canna.
Sei soddisfatto della mia posizione ?
Ho un nome senza titolo !
 
Scrivi :  sono un arabo;
dai capelli color carbone
e dagli occhi bruni.
La mia descrizione:
un akal[3]  sulla kufiyya copre il mio capo;
e il palmo della mano duro come la roccia,
graffia chi lo oserebbe toccare.
 
Il mio indirizzo è :
un villaggio disarmato … dimenticato
dalle vie senza nomi.
 
Scrivi :  sono un arabo;
avete rubato la vigna dei miei nonni
e la terra che coltivavo
insieme ai miei figli.
Senza lasciare a noi nulla
né ai nostri nipoti …
se non queste rocce.
E’ forse vero che il vostro stato 
prenderà anche queste …
come si mormorava ?
 
Allora !
scrivilo in cima alla prima pagina :
“non odio la gente
né aggredisco  alcuno,
ma se divento affamato
la carne dell’ usurpatore sarà il mio cibo.
 
Attenzione !
Guardativi
dalla mia collera
e dalla mia fame !




Innamorato dalla Palestina
 
 I tuoi occhi sono una spina nel cuore
lacerano, ma li adoro.
 
Li proteggo dal vento
e li conficco nella notte e nel dolore
cosi  la sua ferita illumina le stelle,
trasforma il presente in futuro
più caro della mia anima.
 
Dimentico qualche tempo dopo
quando i nostri occhi si incontrano
che una volta eravamo
insieme, dietro il cancello.
 
Le tue parole erano una canzone
che io tentavo di cantare ancora,
ma la tribolazione si era posata
sulle fiorenti labbra.
 
Le tue parole come la rondine
volarono via da casa mia
volarono anche la nostra porta
e la soglia autunnale
inseguendo te,
dove si dirigono le passioni ….
 
I nostri specchi si sono infranti
la tristezza ha compiuto 2000 anni,
abbiamo raccolto le schegge del suono
e abbiamo imparato a piangere la patria.
 
La pianteremo insieme,
nel petto di una chitarra;
la suoneremo sui tetti della diaspora
alla luna sfigurata ed ai sassi.
 
Ma ho dimenticato,
oh tu dalla voce sconosciuta !
Ho dimenticato,
è stata la tua partenza
ad arrugginire la chitarra,
o è stato il mio silenzio ?
 
Ti ho vista ieri al porto
viaggiatore senza provviste … senza famiglia.
Sono corso da te come un orfano
chiedendo alla saggezza degli antenati:
perché trascinare il giardino verde
 in prigione, in esilio, verso il porto
se rimane, malgrado il viaggio,
 l’odore del sale e dello struggimento,
sempre verde?
 
Ho scritto sulla mia agenda:
amo l’arancio e odio il porto,
 ho aggiunto sulla mia agenda:
al porto mi fermai
la vita aveva occhi d’inverno,
avevamo le bucce dell’arancio
e dietro di me la sabbia era infinita!
 
Giuro, tesserò per te
un fazzoletto di ciglia
scolpirò poesie per i tuoi occhi
con parole più dolce del miele
scriverò “sei palestinese e lo rimarrai”
 
Palestinesi sono i tuoi occhi,
il tuo tatuaggio
Palestinesi sono il tuo nome,
i tuoi sogni
i tuoi pensieri e il tuo fazzoletto.
 Palestinesi sono i tuoi piedi,
la tua forma
le tue parole e la tua voce.
Palestinese   vivi,   palestinese   morirai.

Offline Gianpiero De Tomi

Re: La questione palestinese in poesia
« Risposta #1 il: Giovedì 5 Luglio 2012, 13:29:58 »
La tristezza della questione palestinese è terribile:un popolo, quello palestinese, spodestato della propria terra, un altro popolo,gli ebrei, che pur avedo subito angherie secolari, si ritrova anch'esso a perpetrare lo stesso sprezzante odio etnico, che tanto ha pesato sulla loro storia.
E' purtroppo un problema senza soluzione, perchè ormai le posizioni sono consolidate e forze, che nulla hanno a che fare con schieramenti religiosi o nazionalistici, complottano perchè pace non vi sia mai. Nella voce dei poeti, degli scrittori e di tutti i profughi di questa guerra vergognosa, è la verità della gente comune, costretta a sopravvivere in uno stato di "morte" perenne.
E' la guerra voluta dal mondo, ed il grido dei morti, il desiderio di un perchè della loro fine, ricade sulle spalle di ogni nazione.

Al figlio del nomade (Mahmoud Darwish)


Calza i tuoi sandali
e cammina sulla sabbia
che nessuno schiavo ha mai calpestato.
Sveglia la tua anima
e bevi alle sorgenti
che nessuna farfalla ha mai sfiorato.
Dispiega i tuoi pensieri
verso le vie lattee
che nessun folle ha osato sognare.
Respira il profumo dei fiori
che nessuna ape ha mai corteggiato.
Allontanati dalle scuole e dai dogmi:
i misteri del silenzio
che il vento rileva alle tue orecchie
ti bastano.
Allontanati dai mercati e dalla gente
ed immagina la fiera delle stelle
dove Orione allunga la sua spada,
dove sorridono le Pleiadi
intorno alla fiamme della Luna,
dove neppure un fenicio ha lasciato le sue tracce.
Pianta la tua tenda negli orizzonti
dove nessuno struzzo ha pensato di celare le sue uova.
Se tu vuoi risvegliarti libero
come un falco che plana nei cieli,
l’esistenza ed il nulla sospesi
alle sue ali,
la vita, la morte.

Da: Hawad, “Carovana della sete”, Ignazio Maria Gallino Editore, Milano 2001
« Ultima modifica: Giovedì 5 Luglio 2012, 13:39:25 da Gianpiero De Tomi »

Offline India

Re: La questione palestinese in poesia
« Risposta #2 il: Giovedì 5 Luglio 2012, 14:12:03 »
Nel 1989 sulla rivista Ha’aretz, il quotidiano più prestigioso d’Israele apparve una poesia, che, incorniciata, era esposta, pensate voi, nell’edificio della pubblica amministrazione israeliana della striscia di Gaza.


Si, è vero che odio gli arabi
E che voglio cancellarli dalla carta geografica
E’ questo il mio lavoro
E passo la vita piacevolmente:
ogni pallottola che sparo vola via una testa
che gioia quando si fa centro!
Entra nella testa e la spacca
Allora mi sento liberato
E provo una grande gioia
A vedere come vola via una testa
Nei territori ci sono tanti bei posti
C’è il mare, ci sono le belle spiagge
E tanti palmizi
Peccato che siano anche gli arabi


io dico Peccato che un  popolo che ha subito le discriminazioni naziste ben note, nonché vissuto sulla propria pelle quell'orrore concepito per la " soluzione finale", possa concepire e avallare una poesia del genere, tanto da averla pubblicata sulla rivista più prestigiosa di Israele.Aggiungo che se un giornale qualunque, in qualunque parte del mondo avesse pubblicato una poesia simile, sull'odio raziale,  ma rivolta agli ebrei invece che agli arabi sarebbe successa la fine del mondo.

Scusate, non sono riuscita a trovare una sola poesia di un poeta israeliano che inneggi alla pace ( le uniche che ho trovato, sono quelle sulla shoah, ma niente di niente sulla questione palestinese).  Se qualcuno di voi riesce a trovarla su internet sarei lieta se la postaste, giusto per par condicio.
Non amo la storia raccontata da una sola parte.
« Ultima modifica: Giovedì 5 Luglio 2012, 14:24:22 da India »

Offline Carlo Fracassi

Re: La questione palestinese in poesia
« Risposta #3 il: Venerdì 6 Luglio 2012, 12:00:20 »
Tralasciando la questione politica e facendo rimando alla sezione racconti “Il mitico Michele d’Arcangelo” vi propongo un paio di poesie dello stesso autore, definito da Arafat “Il poeta dell’umanità scritta”.
D’Arcangelo ha pubblicato nel 1997 il libro di poesie “IL PARADISO E’ ALL’OMBRA DELLE SPADE” (italiano – arabo) e successive edizioni in lingua spagnola; 6.000.000 le copie vendute.


I BAMBINI DI GAZA
Ho visto bambini nelle strade,
innocenti di arroganza,
giocare a dadi
con pallottole spente.
Domani, so che affronteremo la sorte
Con la stessa innocente arroganza,
inconsci d’essere steli
pronti al taglio della fienaia.
Le ragioni del cuore

IL PARADISO E’ ALL’OMBRA DELLE SPADE
E’ un cristallo il miraggio
Iridato di gigli e licheni.
La rena profuma di sole all’aurora,
umida ancora di frescura.
Le orme dei miei nail,
intrecciati con foglie di palma,
sono chiare e profonde
sulle dune appena velate di lucore.
A valle, i guerrieri di Allah
Forbiscono le lance
Sognando terre lontane
Da conquistare nel nome del Signore.
Sono vecchio,
non posso cavalcare con loro,
i miei anni nemmeno il cielo
può più contarli.
Sono vecchio
E non sarò con loro
Quando il balenio dei metalli,
durante la battaglia,
si confonderà con le faville di sangue
dei morti e dei morenti.
Sono vecchio
E se non sarò al loro fianco
Allora griderò rivolto alla Mecca.
“Il Paradiso è all’ombra delle spade.”

Offline Carlo Fracassi

Re: La questione palestinese in poesia
« Risposta #4 il: Venerdì 6 Luglio 2012, 12:03:33 »
Mi scuso ma nel fare copia-incolla c'è rimasta appicicata alla prima poesia "Le ragioni del cuore" (ultima riga) che c'entra come i cavoli a merenda!  ;D

Offline India

Re: La questione palestinese in poesia
« Risposta #5 il: Venerdì 6 Luglio 2012, 12:17:53 »
Carlo,sono meravigliose queste tue poesie postate, così come è splendida quella che ha postato Giampiero.

Offline Gianpiero De Tomi

Re: La questione palestinese in poesia
« Risposta #6 il: Venerdì 6 Luglio 2012, 13:04:56 »
Vien da chiedersi: come mai, questi autori moderni, contemporanei che hanno abbracciato la causa del loro popolo, come mai, vengono esclusi dai testi scolastici? Che io sappia, si prediligono i soliti nomi. Ma posso anche sbagliare, magari, quanche istituto ha testi che includono una più ampia rosa di scrittori e poeti.

Offline India

Re: La questione palestinese in poesia
« Risposta #7 il: Venerdì 6 Luglio 2012, 13:46:24 »
Che io sappia, in Italia si studia solo letteratura italiana, poesia italiana, storia italiana. Eppure viviamo in un mondo globalizzato.
Durante le ore di inglese si studia qualche poeta inglese, o nelle ore di francese o spagnolo solo poeti spagnoli o inglesi, insomma ciascuno pensa al suo orticello.
E se posso essere sincera non mi pare che ci sia un solo poeta italiano vivente che mi faccia impazzire. Mi sto divertendo su internet a scovare poesie indiane, nepalesi, cubane, turche, africane, che mi raccontano mondi diversi.
 L'occidente oggi nell'arte non riesce ad offrire molto ( secondo il mio modesto parere). Abbiamo la mente obnubilata dalla corsa ai consumi ( nonostante la crisi) e da spettacoli da 4 soldi ma costosissimi che ci propina la televisione o il cinema americano


Offline Pino Penny

  • Autore
  • *
  • Post: 698
  • Sesso: Maschio
  • guardi la vita a colori o in bianco e nero?
  • Nel sito Scrivere: Le sue poesie
Re: La questione palestinese in poesia
« Risposta #8 il: Mercoledì 25 Luglio 2012, 15:18:24 »
io dico se lo accettate,solo una cosa sugli Israeliani

primo hanno occupato col beneplacido dell'ONU una terra (quella dei palestinesi)non loro(fatto accaduto nel 1948 è risaputo
come gli antichi coloni americani già fecero agli indiani nativi d'america hanno colonizzato per poter avere case e vita comoda il territorio dei palestinesi,appartenuto loro fin dalla notte dei tempi.

secondo:hanno usato lo stesso metodo che Adolf I.usò con loro,dimostrando che non avevano imparato nulla.

terzo sono una potenza atomica ed hanno un servizio segreto probabilmente il più potente del mondo..che hanno usato sopratutto contro un popolo che diede a suo tempo i natali al..Messia (che tra l'altro non riconoscono e anzi uccisero come un criminale.
guardi la vita a...colori?Io a volte si, a volte in nero a seconda dei giorni.se sono grigi anche grigio è un colore.Ma anche in blu non mi dispiace.in rosso per tirarmi su.in giallo se mi sento più pazzo del solito,in bianco se ci vado...