Autore Topic: Metrica o non metrica? Ritorno alla creatività  (Letto 2552 volte)

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Kamikaze

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Metrica o non metrica? Ritorno alla creatività
« il: Domenica 15 Gennaio 2012, 02:40:11 »
Salve sono Alessio Scalzo e sono un giovane autore.
Sono arrivato ad un punto della mia crescita personale dove mi interrogo sui limiti della poesia d'oggi... non vi pare un po' troppo facile definire poetico un testo, seppur scritto con le migliori intenzioni, che non ha un minimo di struttura o di limatura?
Non vi pare che la scomparsa della metrica sia una perdita importante nel quadro della poesia contemporanea?
Oggi molti si definiscono poeti, eppure non conoscono i rudimenti della poesia...
Per me la poesia è una forma d'arte e come l'arte pittorica necessita di studio e di lavoro.
Sarà pur vero che Picasso avrà innovato l'arte, dipingendo qualcosa che mai nessuno aveva dipinto prima, ma sapeva dipingere anche quadri "normali", ma la ricerca della novità l'ha portato a diventare l'artista che conosciamo oggi.
Insomma se non si possiedono delle basi dalle quali partire come posso costruire qualcosa di solido? Come posso creare qualcosa di nuovo senza sapere cosa è stato creato prima?

Secondo me la modernità non sta nello scrivere in versi sciolti o nella capacità di essere totalmente liberi, ma nell'arte di creare qualcosa di nuovo scrivendo in metrica, perché secondo me non tutte le strade sono state ancora battute.
La vera creatività non sta solo nelle immagini, ma anche in forme metriche ancora non sperimentate, non scoperte, non provate, che però potrebbero cambiare il modo di fare poesia.
Forse mi sbaglio... ma voi cosa ne pensate?

Offline Antonio Terracciano

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Re: Metrica o non metrica? Ritorno alla creatività
« Risposta #1 il: Domenica 15 Gennaio 2012, 09:15:18 »
Alessio si definisce un giovane autore, ma a me pare già alquanto saggio.
Le parole che usa sono musica per le mie orecchie e mi trovano totalmente d'accordo.
L'orecchio, appunto, anche in assenza di studi specialistici, dovrebbe essere già in grado di dirci ciò che è e ciò che non è poesia (vera) . E l'orecchio poetico penso che abbia la metrica incorporata...
Per portare un solo esempio personale, un verso della mia ultima poesia pubblicata, scritta in endecasillabi sciolti (versi di undici sillabe e senza rime) , è "E leggendo un'ermetica poesia" . Se avessi scritto "E leggendo una poesia ermetica" sarebbe stata prosa, perché l'accento principale sarebbe caduto sulla settima, anziché sulla sesta sillaba, e l'orecchio stesso l'avrebbe rifiutata...

Offline poeta per te zaza

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Re: Metrica o non metrica? Ritorno alla creatività
« Risposta #2 il: Martedì 17 Gennaio 2012, 12:36:47 »
Per Alessio,

vai a leggere il topic di giugno 2011
La poesia come arte elitaria

sempre nelle discussioni tra autori.

Concordo con te

Ciaol
di sabbia e catrame è la vita...
o scorre o si lega alle dita...

Offline Gianpiero De Tomi

Re: Metrica o non metrica? Ritorno alla creatività
« Risposta #3 il: Martedì 17 Gennaio 2012, 13:04:21 »
Nulla impedisce ad un autore, di utilizzare tutta o parte della metrica itialiana, oppure scrivere liberamente senza dover sottostare ad alcuna limitazione. Come fa il pittore e lo scultore. L'arte è bellezza, creatività, in ogni sua forma. Sarebbe assurdo vincolarla rigidamente.All'interno di correnti artistiche, vi sono delle regole da rispettare per appartenere appunto a quella tipologia d'artista; è ovvio, ed è sempre stato così dalla notte dei tempi. Anche il sito ha delle regole, mi pare sufficentemente chiare.
Altro discorso è invece la comprensione dell'arte, la forma mentis con il quale mi approccio all'opera, il mio modo di definirne le caratteristiche, il mio gusto, la raffinatezza o meno del mio vissuto, che mi accompagna a scoprire l'emozione dell'artista che ha prodotto una poesia, una quadro, una scultura, oppure una composizione musicale.

Offline Amara

Re: Metrica o non metrica? Ritorno alla creatività
« Risposta #4 il: Martedì 17 Gennaio 2012, 13:23:25 »
..è un argomento su cui si è dibattuto allo sfinimento qui.. come quasi per ogni altro...
sono d'accordo sulla prima parte del tuo discorso.. ma non sul fatto che debba essere utilizzata la metrica ad ogni costo...

questo è uno dei tanti topic...
http://www.scrivere.info/community/forum/index.php?topic=2715.0
Il dubbio è uno dei nomi dell'intelligenza
(J. L. Borges)

Offline Ilguardianodelfaro

Re: Metrica o non metrica? Ritorno alla creatività
« Risposta #5 il: Martedì 17 Gennaio 2012, 15:13:44 »
A mio avviso la metrica non è un'imposizione che identifica la poesia, ma è un modo che descrive lo scrivere poesia, specialmente quelle di un tempo. Oggi la poesia non dev'essere necessariamente scritta in metrica di endecasillaba o settennario, è una scelta. L'importante è una certa musicalità, con o senza metrica obbligatoria. Il verso deve emozionare, spesso di non semplice lettura, ma nemmeno molto contorta, illegibile, quindi di facile o non interpretazione, ma pur semre poesia. Si, una poesia scritta con semplicità che suscita emozione, che deriva dagli spazi sonori capaci di iniettare suggezione e quantaltro, forse credo che sia più apprezzata, ma anche una poesia difficile da interpretare ma che ci porta a un traguardo di grande lettura e cognizione di emotività dove non ne avremmo travata a primo impatto, è un grande risultato. La poesia è come una quadro a noi inedito, ci porta a pensare oltre il suo significato originale. Essa è atmosfera emozionale.
ilguardianodelfaro
Quello che hai visto ricordalo perché quello che non hai visto ritorna a volare nel vento. (Navajo)

Offline Antonio Terracciano

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Re: Metrica o non metrica? Ritorno alla creatività
« Risposta #6 il: Martedì 17 Gennaio 2012, 23:04:47 »
Mi sia permessa una semplice, forse banale osservazione.
Mi collego, molto saltuariamente, con un sito spagnolo, "Mundopoesia" , dove le poesie, anziché essere suddivise, come nel nostro sito, per argomenti contenutistici ("Amore" , "Amicizia" , "Riflessioni" , ecc. ) , lo sono per forma poetica ("Poesia classica" , "Poesia surrealista e sperimentale" , "Odi, Canti" , ecc. ) .
Ebbene, le discussioni, se nascono, prendono vita solo all'interno di ogni categoria, da parte di cultori dello stesso modo di fare poesia, e mi pare che non si assista a prese di posizione nette sul fatto se la poesia in endecasillabi, e magari in rima, sia superiore o inferiore a quella ermetica, per esempio.
Ciò mi sembra alquanto naturale (si può fare, che so, in campo medico la differenza tra il valore di due oculisti, ma non credo che si possano mettere a confronto un oculista e un cardiologo... )
Grazie per l'attenzione, Antonio T.

Offline Amara

Re: Metrica o non metrica? Ritorno alla creatività
« Risposta #7 il: Martedì 17 Gennaio 2012, 23:54:57 »
..credo sia una considerazione molto opportuna..
Il dubbio è uno dei nomi dell'intelligenza
(J. L. Borges)

passaone

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Re: Metrica o non metrica? Ritorno alla creatività
« Risposta #8 il: Domenica 22 Gennaio 2012, 13:03:31 »
Salve sono Alessio Scalzo e sono un giovane autore.
Sono arrivato ad un punto della mia crescita personale dove mi interrogo sui limiti della poesia d'oggi... non vi pare un po' troppo facile definire poetico un testo, seppur scritto con le migliori intenzioni, che non ha un minimo di struttura o di limatura?
Non vi pare che la scomparsa della metrica sia una perdita importante nel quadro della poesia contemporanea?
Oggi molti si definiscono poeti, eppure non conoscono i rudimenti della poesia...
Per me la poesia è una forma d'arte e come l'arte pittorica necessita di studio e di lavoro.
Sarà pur vero che Picasso avrà innovato l'arte, dipingendo qualcosa che mai nessuno aveva dipinto prima, ma sapeva dipingere anche quadri "normali", ma la ricerca della novità l'ha portato a diventare l'artista che conosciamo oggi.
Insomma se non si possiedono delle basi dalle quali partire come posso costruire qualcosa di solido? Come posso creare qualcosa di nuovo senza sapere cosa è stato creato prima?

Secondo me la modernità non sta nello scrivere in versi sciolti o nella capacità di essere totalmente liberi, ma nell'arte di creare qualcosa di nuovo scrivendo in metrica, perché secondo me non tutte le strade sono state ancora battute.
La vera creatività non sta solo nelle immagini, ma anche in forme metriche ancora non sperimentate, non scoperte, non provate, che però potrebbero cambiare il modo di fare poesia.
Forse mi sbaglio... ma voi cosa ne pensate?


io viceversa ritengo debba essere il contrario.

La poesia che segue la metrica oggi non ha più o quasi senso di esistere.
La metrica è stata utilizzata da sempre...è stata utilizzata nella letteratura Latina come in Dante, ma ritengo che è arrivato da tempo il momento di accantonarla.

Trovo "limitato" (senza offesa) chi vuole imbrigliare la poesia tra certe regole (e dopotutto c'è già stato chi prima di me e ben più illustre di me aveva intuito questo).

La poesia deve essere voce dell'anima e non deve più puntare ad essere il labor limae portato avanti dagli Orazio, Poetae novi di una volta.
Sono sempre più convinto che i grandi autori di oggi dalla Merini a Neruda siano grandi non per la loro metrica, ma per l'anima che sputavano fuori quando scrivevano (chi in un senso e chi nell'altro).
Avrebbero potuto scrivere pure 4 parole sconnesse e avrebbero creato poesia dal nulla per un'abilità unica nell'accostare parole.

La poesia "classica" ha fatto il suo tempo...e ogni tentativo di "imitarla" pensando di rinnovarla invece mi pare alquanto sciocco. Più che a rinnovare roba vecchia imitandola alla fin fine si dovrebbe pensare a creare roba nuova...e soprattutto roba venuta da dentro...non cercare vecchie vestaglie stropicciate in cui infilarci dentro il proprio corpo di una taglia più grande come fosse l'unico modo per dare dignità alla propria poesia.

Per me molti qui dentro sbagliano.

La grande poesia non può essere impacchettata così come qualcuno vorrebbe impacchettarla.
Come d'altronde nemmeno la grande filosofia e i grandi romanzi...
in sintesi il grande genio...

per me la poesia non è un lavoro intellettuale, nemmeno l'arte, nemmeno la filosofia e nemmeno la psicologia che sto studiando...è un lavoro di genio...il lavoro intellettuale è solo un piccolo particolare, ma inutile e fine a sè stesso se non accompagnato dalla libertà, pazzia,  sregolatezza del grande  genio...

Offline Antonio Terracciano

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Re: Metrica o non metrica? Ritorno alla creatività
« Risposta #9 il: Lunedì 23 Gennaio 2012, 16:36:58 »
Pensavo che la discussione fosse praticamente terminata con gli ultimi due distensivi interventi, il mio e quello di Amara.
Ma rispondo pacatamente alla provocazione di Passaone (forse, alla sua età, avrei scritto anch'io le stesse cose... )
Il giovane poeta dice che "la metrica è usata da sempre" e, nello stesso tempo, che chi la applica è "limitato" (mi sembra una contraddizione) .
Passaone afferma che nelle poesie bisogna metterci "l'anima" : e chi scrive in metrica non ce la mette?
Passaone sostiene che non bisogna "imitare" nessuno: non credo che noi quattro gatti che scriviamo in metrica su questo sito lo facciamo.
Poi Passaone parla di "vestaglie" , di "impacchettare" , ecc. ; le "vestaglie" , le "gabbie" non sono altro che le "regole": anche parlando o scrivendo correttamente una qualsiasi lingua siamo costretti ad usarle...
Il "genio" , poi, quello non si manifesta automaticamente scrivendo "come si mangia", ma ha bisogno di essere raffinato!
Venendo a considerazioni più generali, chi ci dice che il fenomeno della poesia "libera" non si configuri come una tipica attitudine ed abitudine del XX secolo, oramai finito?
Ci sono state tante innovazioni, nel secolo da poco concluso, non destinate ad avere un seguito: piatti alimentari subito decaduti (che ne so, l'uso della rucola, gli spaghetti al cioccolato) , generi musicali come un certo rock, quadri astratti dipinti a casaccio, ecc.
Se la "metrica è usata da sempre" , come, che so, l'olio di oliva, stiamo sicuri che non avrà una fine...
Inoltre, noi Italiani, cui le novità arrivano sempre in ritardo, siamo anche gli ultimi ad abbandonarle, ma, parafrasando una celebre battuta di Woody Allen, ci sono dei segni sempre più evidenti che ci lasciano capire che "Quasimodo è morto, Ungaretti ha i giorni contati, ed anche Montale non è che si senta troppo bene" .
Se andiamo su un sito di poesie francesi, "Poésie. Webnet" , che, tra l'altro, riporta la classifica dei poeti transalpini più "cliccati" , troviamo queste posizioni: 1. Hugo (quasi 300.000 contatti) ; 2. Baudelaire , 3. Verlaine , 4. La Fontaine , 5. Rimbaud ; 6. Ronsard , 7. Verhaeren ; 8. Lamartine ; 9. De Musset , 10. Du Bellay (circa 40.000) . Soltanto Rimbaud e Verhaeren non seguivano (sempre) le regole classiche, mi pare.
Buona serata a tutti, Antonio T.

passaone

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Re: Metrica o non metrica? Ritorno alla creatività
« Risposta #10 il: Mercoledì 25 Gennaio 2012, 02:21:35 »
Pensavo che la discussione fosse praticamente terminata con gli ultimi due distensivi interventi, il mio e quello di Amara.
Ma rispondo pacatamente alla provocazione di Passaone (forse, alla sua età, avrei scritto anch'io le stesse cose... )
Il giovane poeta dice che "la metrica è usata da sempre" e, nello stesso tempo, che chi la applica è "limitato" (mi sembra una contraddizione) .
Passaone afferma che nelle poesie bisogna metterci "l'anima" : e chi scrive in metrica non ce la mette?
Passaone sostiene che non bisogna "imitare" nessuno: non credo che noi quattro gatti che scriviamo in metrica su questo sito lo facciamo.
Poi Passaone parla di "vestaglie" , di "impacchettare" , ecc. ; le "vestaglie" , le "gabbie" non sono altro che le "regole": anche parlando o scrivendo correttamente una qualsiasi lingua siamo costretti ad usarle...
Il "genio" , poi, quello non si manifesta automaticamente scrivendo "come si mangia", ma ha bisogno di essere raffinato!
Venendo a considerazioni più generali, chi ci dice che il fenomeno della poesia "libera" non si configuri come una tipica attitudine ed abitudine del XX secolo, oramai finito?
Ci sono state tante innovazioni, nel secolo da poco concluso, non destinate ad avere un seguito: piatti alimentari subito decaduti (che ne so, l'uso della rucola, gli spaghetti al cioccolato) , generi musicali come un certo rock, quadri astratti dipinti a casaccio, ecc.
Se la "metrica è usata da sempre" , come, che so, l'olio di oliva, stiamo sicuri che non avrà una fine...
Inoltre, noi Italiani, cui le novità arrivano sempre in ritardo, siamo anche gli ultimi ad abbandonarle, ma, parafrasando una celebre battuta di Woody Allen, ci sono dei segni sempre più evidenti che ci lasciano capire che "Quasimodo è morto, Ungaretti ha i giorni contati, ed anche Montale non è che si senta troppo bene" .
Se andiamo su un sito di poesie francesi, "Poésie. Webnet" , che, tra l'altro, riporta la classifica dei poeti transalpini più "cliccati" , troviamo queste posizioni: 1. Hugo (quasi 300.000 contatti) ; 2. Baudelaire , 3. Verlaine , 4. La Fontaine , 5. Rimbaud ; 6. Ronsard , 7. Verhaeren ; 8. Lamartine ; 9. De Musset , 10. Du Bellay (circa 40.000) . Soltanto Rimbaud e Verhaeren non seguivano (sempre) le regole classiche, mi pare.
Buona serata a tutti, Antonio T.

Inizio con il dire che già il titolo della discussione parla chiaro: la diatriba da cui si parte è chiara e viene posta una domanda che sembra quasi retorica.
Si afferma senza mezzi termini che la "nuova" poesia del nuovo secolo debba ritornare a rispettare la metrica per ritornare "nuova" e con una propria "dignità".
Il verso libero un'abitudine del XX secolo?
Il titolo di questo thread vorrebbe creare una nuova "abitudine".
La poesia non del XXI secolo, ma di tutta la storia dell'uomo da qui in avanti per me si dovrà basare solo sul genio di chi scrive. La scrittura è solo un mezzo. Ciò che deve trasparire non deve essere l'abilità nel far spiccare regole a destra e a manca, ma il cuore del poeta.
E così in musica, così il filosofo, così la pittura e così in ogni dove.

L'era dei "bavagli" è finita. Non lo dico nemmeno da giovane aspirante poeta, ma da giovane aspirante psicologo.
Da Freud in poi tutto è cambiato. E' cambiato nell'arte da Dalì in poi, è cambiato in letteratura con i Pirandello, Svevo, Saba, Montale...è cambiato ovunque...
Una lotta classicisti/accademici e innovatori penso, da quanto la memoria liceale mi possa venire in mio aiuto, sia finita da un po'...è finita l'era delle dispute...è finita con i Leopardi, è finita con i Pascoli che hanno salutato i Carducci.

Anzi, mi stupisce il fatto che dopo aver letto poesie del calibro degli autori a noi contemporanei qualcuno ancora voglia imbrigliare la poesia, o meglio mi stupisce il fatto che qualcuno non abbia capito che ognuno ha il suo modo di fare poesia e che una Merini fa poesia in un modo completamente diverso da Neruda, ma...colpisse un fulmine chiunque osi buttar fango sull'uno o sull'altra.

Qui si discute solo della fine di un'abitudine e quindi su quale abitudine, differente, costruire la nuova poesia.
Una discussione del genere, dal mio punto di vista, è alquanto sciocca.
Siamo nel terzo millennio e l'epoca delle regole è bello che finito. Salotti da letterati/eruditi non hanno più posto. La poesia (o meglio l'arte) degli ultimi 50-100 anni ha preso sempre più una certa piega con alcune eccezioni.

In ogni caso anche se la poesia con metrica e rima dovesse avere ancora un suo effetto di certo non sarete voi a stabilirlo su un forum mettendolo nero su bianco su un pezzo di carta (o in questo caso in un thread, come spesso invece altri utenti hanno provato a fare qui sopra). Nel 2012, penso che ognuno sia libero di interpretare la poesia, l'arte e la vita come meglio creda e se qualcuno ritiene diversamente nei giorni incui viviamo per me fa un grosso, anzi grossissimo, errore :-)

Saluti Marco (passaone)
« Ultima modifica: Mercoledì 25 Gennaio 2012, 02:23:31 da passaone »

Kamikaze

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Re: Metrica o non metrica? Ritorno alla creatività
« Risposta #11 il: Mercoledì 25 Gennaio 2012, 02:57:24 »
Ciao Marco ho letto con piacere la tua risposta e volevo chiarire alcuni punti, onde evitare travisamenti e confusioni.
Con questo post dal titolo volutamente provocatorio non voglio determinare una nuova tendenza o abitudine (non penso che si possa creare una corrente letteraria da un post).
Più che altro mi interrogavo sul fatto che al giorno d'oggi non tutti i poeti conoscono la metrica, ma il discorso non si ferma solo qui: molti scrivono senza conoscere ciò che è stato scritto in passato, quindi scrivono con delle basi create dal nulla.
Io stesso quando ho iniziato a scrivere a 14 non avevo mai letto poesie scritte da altri, ma da allora ho trovato necessario capire quanto era stato scritto o fatto prima, per poter avere un'idea più profonda del fare poesia.
Provocatoriamente il ritorno alla metrica sarebbe, secondo il mio modestissimo parere, un ritorno alla creatività, non perché sia un'attività superata, ma solamente perché vedo dei possibili sviluppi, aspetti da rivalutare, vedo qualcosa di diverso dal panorama attuale.

L'immediatezza dei nuovi mezzi consente a chiunque abbia il giusto spirito, senza restrizioni, di poter comporre un racconto o una poesia e condividerla in rete, ma da ciò derivano due conseguenze:
1)incredibile abbondanza di materiali (di qualità molto varia, ma in molti casi non sopraffina);
2)incredibile abbondanza di autori (non tutti all'altezza di definirsi poeti).

Il bello della società e dei mezzi di oggi è che consento a chiunque potenzialmente di fare il poeta... dal nulla.
Ovviamente questo è il punto di inizio, ma penso che nella crescita della persona come individuo e poeta non può mancare lo studio delle grandi opere del passato, uno studio non finalizzato a sé o all'emulazione, deve essere uno studio ispiratore che ponga delle basi ancor più solide per scrivere meglio.

Io a questo punto mi chiedo... basta scrivere per una vita come detta l'animo o l'emozione o qualsivoglia fattore per arrivare a livelli sopraffini di poesia?
Basta scrivere un pensiero su carta per essere creativi, in un mondo dove sempre più persone pubblicano ciò che pensano?
Per quanto riguarda la poesia e la mia esperienza personale, ritengo di essere molto migliorato dopo lo studio della poesia (ci tengo a precisare non uno studio maniacale o Leopardiano).
Pensato quanto tutti potrebbero migliorare dalla lettura di grandi autori o semplicemente dalla lettura di altri autori!!! Per la mia maturazione è stata importante la lettura di autori del sito stesso.

Ma in questo mare di poeti potenziali come lo si diventa veramente? Ognuno scelga la sua strada, perché non può essere la stessa per ognuno (se ognuno seguisse la stessa si arriverebbe a scrivere qualcosa già scritto da altri).

Penso che chi abbia davvero a cuore quest'arte arriverebbe a fare di tutto per migliorare.
Senza una valida formazione dove si può arrivare? Anche il puro talento può avere dei limiti.

Per tornare a Picasso... se non avesse conosciuto la pittura del rinascimento, se avesse saputo dipingere perfettamente le forme della natura... come avrebbe potuto scomporle? Se non avesse conosciuto bene l'arte passata come avrebbe potuto innovarla?

Io attualmente sto studiando l'arte del '900 e la sua storia, che è fatta di corsi e ricorsi... Secondo me allo stato attuale chi vuole fare davvero il poeta non basta che scriva: questo poteva bastare una volta, quando la poesia era un'arte elitaria... oggi è diverso. Per emergere e per scrivere grandi pagine nella storia della letteratura bisogna continuare a cercare di fare qualcosa di diverso, perciò al giorno d'oggi cosa c'è di più assurdo di ritornare alla metrica? Per me la metrica è una sfida: bisogna trovare nuove forme, nuove idee per mettere su carta le idee e le emozioni.

Pensate cosa sarebbe successo se ci fossimo fermati al sonetto: non avremmo avuto lo sperimentalismo degli scapigliati e di altre correnti, per non dire che non avremmo avuto la canzone leopardiana.
Oggi tutti mettono l'accento sull'essere LIBERI DI scrivere quello che gli pare, ma a me sta a cuore una libertà cosciente che possa superare anche il concetto di libertà assoluta, una libertà che comprenda appieno le sue possibilità, non solo una libertà nello scrivere negativa (liberi da vincoli), non solo una libertà assoluta (liberi di scrivere quello che ci pare), ma una libertà che sia cosciente di entrambe le possibilità.

Oggi andare controcorrente e andare avanti vuol dire fare un passo indietro e riprendere un discorso lasciato in sospeso, scrivere in metrica, perché c'è tanto potenziale inespresso che ha solo bisogno di un grande autore per tirarlo fuori. Questa dovrebbe essere la nostra sfida, non solo quella della ricerca della parola più fine o del virtuosismo sterile. La poesia ha bisogno di innovatori... con un tocco retrò.

PS: vi prego di perdonare eventuali errori di battitura, ma è notte fonda e la stanchezza accumulata si fa sentire... non me la sento di rivedere questo mio sproloquio! XD
« Ultima modifica: Mercoledì 25 Gennaio 2012, 03:07:56 da Alessio Scalzo »

passaone

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Re: Metrica o non metrica? Ritorno alla creatività
« Risposta #12 il: Mercoledì 25 Gennaio 2012, 19:01:21 »
Ciao Marco ho letto con piacere la tua risposta e volevo chiarire alcuni punti, onde evitare travisamenti e confusioni.
Con questo post dal titolo volutamente provocatorio non voglio determinare una nuova tendenza o abitudine (non penso che si possa creare una corrente letteraria da un post).
Più che altro mi interrogavo sul fatto che al giorno d'oggi non tutti i poeti conoscono la metrica, ma il discorso non si ferma solo qui: molti scrivono senza conoscere ciò che è stato scritto in passato, quindi scrivono con delle basi create dal nulla.
Io stesso quando ho iniziato a scrivere a 14 non avevo mai letto poesie scritte da altri, ma da allora ho trovato necessario capire quanto era stato scritto o fatto prima, per poter avere un'idea più profonda del fare poesia.
Provocatoriamente il ritorno alla metrica sarebbe, secondo il mio modestissimo parere, un ritorno alla creatività, non perché sia un'attività superata, ma solamente perché vedo dei possibili sviluppi, aspetti da rivalutare, vedo qualcosa di diverso dal panorama attuale.

L'immediatezza dei nuovi mezzi consente a chiunque abbia il giusto spirito, senza restrizioni, di poter comporre un racconto o una poesia e condividerla in rete, ma da ciò derivano due conseguenze:
1)incredibile abbondanza di materiali (di qualità molto varia, ma in molti casi non sopraffina);
2)incredibile abbondanza di autori (non tutti all'altezza di definirsi poeti).

Il bello della società e dei mezzi di oggi è che consento a chiunque potenzialmente di fare il poeta... dal nulla.
Ovviamente questo è il punto di inizio, ma penso che nella crescita della persona come individuo e poeta non può mancare lo studio delle grandi opere del passato, uno studio non finalizzato a sé o all'emulazione, deve essere uno studio ispiratore che ponga delle basi ancor più solide per scrivere meglio.

Io a questo punto mi chiedo... basta scrivere per una vita come detta l'animo o l'emozione o qualsivoglia fattore per arrivare a livelli sopraffini di poesia?
Basta scrivere un pensiero su carta per essere creativi, in un mondo dove sempre più persone pubblicano ciò che pensano?
Per quanto riguarda la poesia e la mia esperienza personale, ritengo di essere molto migliorato dopo lo studio della poesia (ci tengo a precisare non uno studio maniacale o Leopardiano).
Pensato quanto tutti potrebbero migliorare dalla lettura di grandi autori o semplicemente dalla lettura di altri autori!!! Per la mia maturazione è stata importante la lettura di autori del sito stesso.

Ma in questo mare di poeti potenziali come lo si diventa veramente? Ognuno scelga la sua strada, perché non può essere la stessa per ognuno (se ognuno seguisse la stessa si arriverebbe a scrivere qualcosa già scritto da altri).

Penso che chi abbia davvero a cuore quest'arte arriverebbe a fare di tutto per migliorare.
Senza una valida formazione dove si può arrivare? Anche il puro talento può avere dei limiti.

Per tornare a Picasso... se non avesse conosciuto la pittura del rinascimento, se avesse saputo dipingere perfettamente le forme della natura... come avrebbe potuto scomporle? Se non avesse conosciuto bene l'arte passata come avrebbe potuto innovarla?

Io attualmente sto studiando l'arte del '900 e la sua storia, che è fatta di corsi e ricorsi... Secondo me allo stato attuale chi vuole fare davvero il poeta non basta che scriva: questo poteva bastare una volta, quando la poesia era un'arte elitaria... oggi è diverso. Per emergere e per scrivere grandi pagine nella storia della letteratura bisogna continuare a cercare di fare qualcosa di diverso, perciò al giorno d'oggi cosa c'è di più assurdo di ritornare alla metrica? Per me la metrica è una sfida: bisogna trovare nuove forme, nuove idee per mettere su carta le idee e le emozioni.

Pensate cosa sarebbe successo se ci fossimo fermati al sonetto: non avremmo avuto lo sperimentalismo degli scapigliati e di altre correnti, per non dire che non avremmo avuto la canzone leopardiana.
Oggi tutti mettono l'accento sull'essere LIBERI DI scrivere quello che gli pare, ma a me sta a cuore una libertà cosciente che possa superare anche il concetto di libertà assoluta, una libertà che comprenda appieno le sue possibilità, non solo una libertà nello scrivere negativa (liberi da vincoli), non solo una libertà assoluta (liberi di scrivere quello che ci pare), ma una libertà che sia cosciente di entrambe le possibilità.

Oggi andare controcorrente e andare avanti vuol dire fare un passo indietro e riprendere un discorso lasciato in sospeso, scrivere in metrica, perché c'è tanto potenziale inespresso che ha solo bisogno di un grande autore per tirarlo fuori. Questa dovrebbe essere la nostra sfida, non solo quella della ricerca della parola più fine o del virtuosismo sterile. La poesia ha bisogno di innovatori... con un tocco retrò.

PS: vi prego di perdonare eventuali errori di battitura, ma è notte fonda e la stanchezza accumulata si fa sentire... non me la sento di rivedere questo mio sproloquio! XD


ma che sia importante leggere la storia della nostra letteratura non lo metto in dubbio. L'ho già detto altrove mi pare e penso che se ne sia a lungo pure parlato su questo sito (prima ancora della mia registrazione).

Io a 16anni leggevo Dante e Petrarca a scuola e provavo a comporre sonetti e poesie in rima qua e là che erano filastrocche.

Il discorso è solo uno: tu vedi nella possibilità di riprendere in mano il discorso metrica una soluzione per rivalutare la poesia oggi; qualcuno (me in primis) può ritenere che riprendere in mano il discorso verso libero e mancanza di ogni regola sia la carta vincente.

Giusto per essere sintetico perchè è un discorso che ho già fatto in un altro thread.

E non lo penso perchè non ho mai letto Leopardi, Petrarca (che anzi mi son sorbito fin dai tempi liceali come tutti), ma perchè ho letto, apprezzato, compreso il loro modo di intendere la poesia, ma è un modo che non può appartenermi.

La poesia, l'arte prima di tutto è linguaggio dello spirito. Ora chiunque può uscire fuori e dire che non è così, ma chiunque se ne esce fuori per dire una cosa del genere farebbe meglio a lasciare perdere il discorso poesia e arte, dal mio punto di vista.

Qualcuno può vedere tanto potenziale inespresso nel discorso metrica, io vedo tanto potenziale inespresso nel discorso nel discorso libertà, nel discorso "lascia solo parlare la tua anima". Nè più nè meno.

La Merini è bella sia fosse in sonetto che in versi liberi; Neruda altrettanto, Dante altrettanto...ognuno sceglie il suo modo di esporsi...

la forma è solo un mezzo che fa da tramite al messaggio...ed è quello che deve arrivare...

per me è ben più importante dare valore alle parole, alle immagini, alle figure di suono e tutto ciò che può fare sussultare davvero l'animo. La metrica la vedo un accessorio in più che non dà nè più nè meno valore alla bellezza della poesia.

Se c'è ritmo, musicalità, parole, immagini la metrica scompare ai tuoi occhi.

Detto molto tirato via dal momento che non è il periodo migliore per occuparmi di discorsi più impegnati.


In Venere

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Re: Metrica o non metrica? Ritorno alla creatività
« Risposta #13 il: Mercoledì 25 Gennaio 2012, 19:09:29 »


Se c'è ritmo, musicalità, parole, immagini la metrica scompare ai tuoi occhi.

ecco. questo lo penso anche io.

Offline paolo corinto tiberio

Re: Metrica o non metrica? Ritorno alla creatività
« Risposta #14 il: Mercoledì 25 Gennaio 2012, 20:25:21 »
metrica o non metrica?... ma fate vobis... si potrebbe dire!... :)
ho scritto molto in metrica, ma oggi farei riferimento ad essa solo nell'ambito dei generi... se mi piace dedicare un epigramma satirico ad un politico risfodero la spada brandita da uno stuolo di poeti nel tempo... antichi e moderni... se devo esprimere invece un sentimento o emozione o riflessione o qualsiasi cosa che sta fuori ai generi classici, l'elegia per esempio o il tragico, la lirica, eccetera... scriverei come so scrivere adesso, come dico le cose ora... con questa bocca e questa pronuncia, con la "misura" in voga ora... con l'aggiunta della mia persona, naturalmente... fare un testo poetico sull'Italia, per esempio, in anacreontico, può essere buono o risibile, dipendendo da quel che ci metti dentro... ma anche se ci metti dentro la verità colata, secondo me, è una verità sempre "sfasata" rispetto al Tempo...  ;D
salvatico è quel che si salva