Autore Topic: La capacità espressiva del dialetto Siciliano  (Letto 1150 volte)

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Offline Rasimaco

La capacità espressiva del dialetto Siciliano
« il: Giovedì 8 Dicembre 2011, 22:54:52 »
Poesia di Ignazio Buttitta con in calce la traduzione per chi non conosce tale dialetto

Un populu mittittinc’ a catina
spugghiàtilu
attuppatinc’ a vucca
è ancora libero
levatinc’ u travagghiu
u’ passaportu
a tavola 'unni mangia
u’ lettu unni dormi
è ancora ricco.
Un populu diventa poveru e servu
quannu 'nc’ arrobbanu 'a lingua adduttata d’i patri
è persu pe’ sempi
diventa poveru e servu
cuanno i paroli nun figghianu paroli
e si mangianu intra d’ iddi
mi n’ addugnu uora, mentre accordu a chitarra
du ddialettu ca perdi ‘na corda 'gni iuornu

traduzione:

Un popolo mettetegli la catena
spogliatelo
tappategli la bocca
è ancora libero
toglietegli il lavoro
il passaporto
la tavola dove mangia
il letto dove dorme
è ancora ricco.
Un popolo diventa povero e servo
quando gli rubano la lingua adottata dai padri
è perso per sempre
diventa povero e servo
quando le parole non partoriscono parole
e si mangiano fra loro
me ne accorgo ora, mentre accordo la chitarra
del dialetto, che perde una corda al giorno.
come l'abito non fa il monaco così lo strumento non crea musica

Offline Saverio Chiti

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Re: La capacità espressiva del dialetto Siciliano
« Risposta #1 il: Venerdì 9 Dicembre 2011, 00:23:02 »
beh... grazie per la traduzione, altrimenti...  ;D
comunque è vero!
ogni giorno diventiamo più poveri... perché perdiamo la capacità di ricordare!
ricordare le parole, i versi dei nostri padri... il vero dialetto, muore con loro.
il mio babbo... era una sorta di "cantastorie, stornellatore" in pochi, davvero in pochi si ricordano di quelle canzoni o storie dialettali, che hanno fatto grande anche la Toscana.
si parlava di contadini e cittadini, di storie di Guelfi e Ghibellini... di epoche lontane e di "ciarlate" paesane.
credo, che anche in sicilia come altrove... in pochi riescono ancora a leggere il dialetto, ma davvero ancor meno, a scriverlo!

è bello il tuo dialetto... seppur per me, quasi incomprensibile, anche se devo dire, avendo mio cognato sicialiano, spesso ci divertiamo a cercar di comprenderci a vicenda nelle nostre antiche lingue!

sai... io penso che andrebbe insegnato a scuola, il dialetto! mai perdere le proprie radici... è come avere una chitarra stonata!

Ch.S
...lì dove ti avevo lasciato
neanche il sole fa più capolino...

Offline Antonio Terracciano

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Re: La capacità espressiva del dialetto Siciliano
« Risposta #2 il: Venerdì 9 Dicembre 2011, 07:48:32 »
Sono parzialmente d'accordo con il poeta siciliano.
Bisogna sempre vedere l'altra faccia della medaglia.
E' vero che, privato del suo dialetto, ogni popolo si sente un po' meno libero, ma è altrettanto vero che possedere una lingua nazionale apre le porte ad una forma più compiuta di libertà.
L'umanità è sempre stata tentata da due fantasmi opposti, quello centripeto di possedere una lingua del tutto personale (come fanno molti adolescenti, che inventano dei linguaggi cifrati, che solo loro possono intendere) , e quello centrifugo di imporre al mondo intero un unico modo di parlare e di scrivere (il sogno dell'esperanto è solo uno degli ultimi esempi) .
Ci muoviamo tra questi due estremi, che attualmente sono rappresentati, da noi, da alcune (a volte ridicole) iniziative leghiste e dalla martellante pubblicità all'inglese.
E' giusto che tutto possa convivere: i dialetti per le occasioni private (quando intorno c'è gente in grado di capirli) , l'inglese per quelle internazionali (quando bisogna girare un po' il mondo, certo mondo) e, in mezzo, le bellissime lingue nazionali. Esse, per la loro storia, per il modo in cui si sono (a volte faticosamente) formate, per la certezza delle loro regole, sono le sole in grado di darci quella pienezza espressiva e precisione semantica di cui abbiamo bisogno.

Offline Amara

Re: La capacità espressiva del dialetto Siciliano
« Risposta #3 il: Venerdì 9 Dicembre 2011, 12:13:55 »
..mi ha davvero stupito che, pur non conoscendo il siciliano, l'ho compresa tutta...
e devo dire, mi pare un concetto controverso... perchè la fame e le privazioni credo rendano molto più schiavi della perdita di un idioma....
anche se credo qui si voglia andare oltre il senso stretto.. e riferirsi alla propria storia.. alle radici..
e qui non so... perchè non essendo una che senta un particolare legame alla terra... sono la meno adatta a dirne...
devo però considerare che in condizioni di privazione di libertà, possa essere un collante che da forza.. una bella corda a cui attaccarsi per provare a risalire verso l'aria..
Il dubbio è uno dei nomi dell'intelligenza
(J. L. Borges)

GaiaGea

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Re: La capacità espressiva del dialetto Siciliano
« Risposta #4 il: Martedì 13 Dicembre 2011, 19:17:53 »
Poesia di Ignazio Buttitta con in calce la traduzione per chi non conosce tale dialetto

Un populu mittittinc’ a catina
spugghiàtilu
attuppatinc’ a vucca
è ancora libero
levatinc’ u travagghiu
u’ passaportu
a tavola 'unni mangia
u’ lettu unni dormi
è ancora ricco.
Un populu diventa poveru e servu
quannu 'nc’ arrobbanu 'a lingua adduttata d’i patri
è persu pe’ sempi
diventa poveru e servu
cuanno i paroli nun figghianu paroli
e si mangianu intra d’ iddi
mi n’ addugnu uora, mentre accordu a chitarra
du ddialettu ca perdi ‘na corda 'gni iuornu

traduzione:

Un popolo mettetegli la catena
spogliatelo
tappategli la bocca
è ancora libero
toglietegli il lavoro
il passaporto
la tavola dove mangia
il letto dove dorme
è ancora ricco.
Un popolo diventa povero e servo
quando gli rubano la lingua adottata dai padri
è perso per sempre
diventa povero e servo
quando le parole non partoriscono parole
e si mangiano fra loro
me ne accorgo ora, mentre accordo la chitarra
del dialetto, che perde una corda al giorno.


Ho letto con attenzione questi versi e devo dire che mi hanno trasmesso la forza di un "Popolo" che è pronto a perdere tutto ma non le sue radici... è pronto a superare qualunque difficoltà ma non ammette di essere sradicato dalla sua terra... privato della stessa essenza della vita, della dignità, che è di diritto... per chiunque si muove e respira su questa terra, ovunque sia e a qualunque cultura appartenga.

 Credo che il Poeta Siciliano intendesse questo con le sue parole... Non erano tanto parole di parte quanto un grido al diritto alla vita e all'attaccamento per la sua terra...
Una poesia tanto attuale in questo nostro tempo, riesco a sentirne tutta la forza anche attraverso il dialetto ricco di sfumature e impeto.
 Così ho voluto leggerla e ringrazio Rasimaco per avermi dato l'opportunità di conoscere questo pregevole poesia.