...che messa in questo senso (CENTO PASSI) potrebbe non essere compresa e purtroppo mi sembra che buona parte degli autori non abbiano colto il significato...
Hai ragione, abbiamo peccato di presunzione. Elisabetta mi aveva chiesto se il tema sarebbe stato capito, ed io le ho risposto di si, senz'altro. Vuoi che qualcuno che, bene o male, scrive poesie, che bene o male ha almeno l'interesse a scrivere e quindi, si presuppone, anche a leggere ed a vivere con una consapevolezza maggiore degli altri, non sappia qualcosa di uno dei fenomeni più importanti dell'Italia, cioè della mafia? Almeno le cose ed i nomi più importanti, tipo Portella della Ginestra, Falcone, La Torre, Livatino, Ciancimino, Badalamenti, Riina, Liggio... così come Impastato ed i suoi "cento passi", tanto più che di quest'ultimo hanno fatto un film, dal quale si mostra qui la parte dei "Cento passi" in questione:
i Cento passied una canzone (con un pezzettino di film):
Modena City Ramblers - I Cento PassiA questo punto temo che se avessimo fatto un tema su una battuta di un personaggio del Grande Fratello sarebbe stata molto più comprensibile.
Viste le reazioni al tema dei "cento passi", concedetemi questa considerazione amara e cattiva.
Il bello è che nel tema sono state inserite poesie su temi sociali, come sulla immigrazione o sulla fame dei bambini africani, quindi da persone che sembrano avere una coscienza sociale. Però sembra che si guardi sempre a cento, mille chilometri da noi per vedere le ingiustizie e le cose storte, mai a cento passi.
Invece guardatevi intorno: a meno di cento passi da voi c'è qualcuno che fa una ingiustizia. Non a Lampedusa od in Africa, ma nelle nostre candide mille cittadine, da Cinisello Balsamo a Cinisi.
Quello che diceva Impastato era che non si può usare l'alibi che l'ingiustizia è lontana e fatta da persone potenti per prendersela comoda e non fare nulla (al massimo fare una adozione a distanza per sentirsi buoni). L'ingiustizia è fatta vicino a noi, nelle nostre case, strade, piazze, bar... ed è fatta da persone che ci sembrano essere come noi e che vivono con noi. Ed è nelle nostre strade, piazze, bar... che si può fare, prima di tutto, qualcosa perché questo sia un mondo migliore e meno ingiusto. Che non c'è alibi per nessuno e che tutti sono responsabili di quello che non va, sia quello che fa il male sia quello che rinuncia a parlare.
Sembrano parole banali, ma sono tragicamente rare. E' molto più facile pensare a qualcuno che sta male in un continente lontano e mandargli dieci euro, piuttosto che fare qualcosa per chi sta vicino a te.
Appena ho potuto, sono voluto andare a Cinisi per passare nelle strade in cui passava Impastato, vedere quel palazzo dei cento passi, i portoncini, le stradine, il sole di quella Sicilia e quella tomba, e quando Elisabetta mi ha chiesto cosa ne pensassi, credevo che almeno qualcosa di tutto quello che è stato fosse rimasto, cavolo. Eppure è così facile, basta solo saper contare e camminare insieme.
Fate una piccola prova. In qualsiasi città o cittadina o paese abitate, scendete in strada e contate cento passi, poi guardatevi intorno: a meno che non abitiate nel mezzo della campa, e forse anche lì, di sicuro vedrete qualche ingiustizia, qualcuno che può essere fermato dal fare ingiustizie, od almeno qualcosa di buono che può essere fatto da voi, anche senza tanto sforzo, per rendere migliore e più giusto il mondo. E' semplice, diceva Impastato, basta saper contare e camminare insieme.