Non sono per niente esperto in economia, ma so che l'aumento del numero delle merci ne abbassa il loro valore.
Lavatrici, frigoriferi, automobili, computer costano sempre meno perché se ne producono in grandissima quantità.
Le poesie in rima, circa cento anni fa, videro diminuire il loro valore perché ce n'era un'enorme produzione, fino ad arrivare alle famigerate poesiole banali e stucchevoli che facevano rima in "cuore-amore" .
Direi che ora viviamo una fase opposta: ad essere svalutate sono le poesie a verso libero (per non dire, per alcune, a versi finti, o prose in poesia) , che, come giustamente fa notare un autore che mi ha preceduto, occupano il 90 % (se non di più) del panorama poetico attuale.
Non è vietato tornare indietro, anzi: chi possiede oggi mobili d'epoca, auto d'epoca, o semplicemente una macchina per cucire "Singer" , sa di possedere del materiale pregiato, spesso oggetto di invidia da parte di amici o conoscenti che non se lo possono permettere...
Possiamo, anche in poesia, tornare indietro, naturalmente con i dovuti aggiornamenti e aggiustamenti, come hanno fatto certe case automobilistiche con i loro prodotti: la nuova "Mini" , la nuova "Cinquecento" , il nuovo "Maggiolone" ...
In poesia possiamo farlo evitando certi procedimenti ormai definitivamente sorpassati (come l'uso di parole desuete, per esempio la riduzione dell'articolo "il" in "'l" ) .
Grazie per l'attenzione.