Si, ma questo credo sia un altro discorso. Personalmente si parlerebbe di comunicazione tra persone diverse, quindi di agire sui propri mezzi per comunicare il proprio sentire, sperando (ma anche no?) che sia quello stesso dell'autore. Quindi il problema così posto è su di un piano differente, quello dell'attore, della rappresentazione.
Altro invece, penso, sia il tema posto da Il Boccaccino che prevede soltanto il solo ascoltare se stessi, ma credo che basti il pensare ad ascoltarsi, come tu hai ben descritto nel tuo "lo dice o lo direbbe".
Ma per tornare all'attore: non male anche il sentire una interpretazione diversa dalla tua! I comici a volte sono speciali in questo. Io mi sono divertita tantissimo quando mi è apparsa l'immagine di Shakespeare come amante che parla ad un marito geloso, nel leggere il suo XVI sonetto! Provare per credere: tu non ci avresti mai pensato, forse, ma io quando mi è capitato di declamarla (tra amici), la recito ironicamente anche così. Aggiungendo la morale: mica te lo sciupo, te lo rendo! E funziona, lo stesso. Anche se non credo di stare esattamente interpretando lo spirito shakespiriano.
e infatti ad un certo punto si dismette l'abito di autore per indossare quello d'attore che comunica... da un leggio, o da un palcoscenico, oppure da una sala di registrazione, o davanti alla webcamera del pc... comunica con un ipotetico o reale ascoltatore costituendo la relazione sorgente-ricettore, solo che un poeta che recita un suo testo deve distanziarsi il più possibile da esso, come se fosse d'altri... è un azzardo!, e non è facile per l'autore, creatore del testo e pertanto sorgente, improvvisarsi "attore", cioè canale dove passa, nella fisicità dell'onda fonica il messaggio poetico... oltre ai difetti e vizi di pronuncia ricordati sopra, non facilitano le cose altre questioni... la respirazione, la distinzione e chiarezza, i silenzi, i registri, la scelta dei toni, le inflessioni eccetera... tutte cose che derivano dalla differenza tra leggere (mentalmente) e dire, tra corpo e mente...
luogo comune è che i poeti non siano capaci comunicare i loro testi né ad alta né a bassa voce... non so, un luogo comune pur qualcosa di vero pesca ogni tanto, anche se ricordo Ungaretti alla televisione (sì proprio alla televisione, da non crederci!) recitare le sue cose e l'Iliade alla grande...
in ogni caso, cento volte meglio una dizione "sporca" sporcata dall'autore stesso, che certi bellimbusti con voce impostata alla perfezione che come macchinette o automi programmati snocciolano con fonetica irreprensibile qualunque testo comico o tragico o, come fece Gasman parodiando se stesso, persino il foglietto delle avvertenze nei medicinali...
ciao