non so proprio cosa diavolo vi piglia... leggo post pieni di arrabbiature, risentimenti, rancori... sarà l'afa?... non so...
chi ripicca se gli tocchi pirandello, chi s'incazza per il latino, chi mette il muso se lo critichi... chi annuncia chiusure, chi si blinda... oltre il lavorio spietato della redazione del sito volto a censurare qualsiasi cosa appaia loro oscura e pertanto portatrice di chissà quali nefandezze...
lascio pirandello (per carità!) e mi prendo il latino, col rischio di far arrabbiare maggiormente chi già lo è... primo, nessuno sa come la gente romana "pronunciava" le parole: nessuno è arrivato vivo fino a noi per raccontarcelo né ci sono state tramandate cassette audio o dvd di quel periodo... secondo, la storia della lingua letteraria afferma un'evoluzione, cosicché il latino che parlava Ennio o Plauto era formalmente differente dal latino che tuonava Cicerone eppoi Seneca eppoi Marziale... terzo, nel periodo dell'affermazione del cristianesimo la lingua latina aveva cambiato completamente aspetto, anche la letteratura volgeva ormai alle agiografie, agli scritti apologetici, ai salmi e alle omelie... unica eccezione riguardo la Lingua Tertulliano, il quale nella sua notevole arte guardava più all'indietro che davanti... quarto, pensare di rivitalizzare oggi il latino è aver perso completamente la tramontana: una lingua è abito vivente d'una comunità (più o meno grande), cioè deve incarnarsi nell'operaio, nel contadino, nel negoziante, nel bambino e poi al mercato, sul treno, in casa, ovunque... in questo senso una lingua è viva e non un mortorio...
pertanto, tradurre "seriamente" un testo di leopardi dall'italiano (dall'italiano?... ma quale "italiano"!) in un 'altra lingua significa tralasciare necessariamente il sovrappiù semantico che è l'essenza propria della poesia... e pace! dicono i bravi traduttori, perdo qualcosa ma cerco di rendere la forma o la sostanza o cerco il ritmo, eccetera... una poesia può paragonarsi ad una carta geografica... i geografi (assieme ai marinai) sanno che rendere la superficie curva della terra su di una carta è cosa estremamente difficile... da come proietto posso avere invarianza per esempio riguardo agli angoli formati dai meridiani ma mi si sguastano le superfici, e viceversa... e un buon traduttore "proietta" in un modo, non in tutti i modi contemporaneamente...
nello specifico domando a voi se la traduzione della parola "ermo", ch'è la forma sincopata di "eremo" e che avete commutato con "solitario" ha la stessa valenza semantica della corrispondente parola inglese o fancese o russa... la valenza è diversa (a dire il vero) anche tra un abitante di recanati che riferisce il colle al monte Tabor e un romagnolo che abita la pianura più piatta e un abitante della terra d'abruzzo, piena di eremitaggi... e il "guardo"?... e "spaura"?... per non parlare del ritmo e della musicalità...
solo come spazio ludico può caratterizzarsi e fruttare, anche in termini di conoscenza, questo trend, tutti gli altri modi annegano nel ridicolo...