Autore Topic: Il mestiere dello scrittore  (Letto 2642 volte)

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Offline Pino Penny

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  • guardi la vita a colori o in bianco e nero?
  • Nel sito Scrivere: Le sue poesie
Re: Il mestiere dello scrittore
« Risposta #15 il: Mercoledì 7 Settembre 2011, 20:42:21 »
navigando,mi ero imbattuto nella storia di un tal scrittore:John Artur Geall.Inglese morto solo e povero nel 1966 mi pare, che scrisse un unico romanzo(per altro incompiuto) che è ora considerato uno dei grandi scrittori del 900. Per dire che lui non lo faceva per mestiere ma ora a posteriori viene considerato un grande.

A proposito:ho fatto ricerche,ma non sono riuscito a conoscere niente di questo romanzo.
guardi la vita a...colori?Io a volte si, a volte in nero a seconda dei giorni.se sono grigi anche grigio è un colore.Ma anche in blu non mi dispiace.in rosso per tirarmi su.in giallo se mi sento più pazzo del solito,in bianco se ci vado...

Dari909

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Re: Il mestiere dello scrittore
« Risposta #16 il: Mercoledì 14 Settembre 2011, 14:06:39 »
Michele, ci siamo già letti in varie circostanze quindi non mi presento, anch'io sono laureato in corsi pressappoco  approssimativi della facoltà di lettere, anch'io ho come unico sogno nel cassetto quello di pubblicare qualcosa e farmi riconoscere dalla razza umana come "scrittore" a tempo pieno, sto accingendomi ora nello scrivere qualcosa di più lungo dei miei soliti racconti brevi o dei miei soliti racconti brevissimissimi (io le mie non le chiamo poesie) cercando addirittura di combattere la mia naturale svogliatezza e mancanza di dedizione che mi porta sempre a fare meno quel che amo fare; io credo che la cosa migliore sia continuare e perseverare nella nostra passione senza limitazioni o implicazioni; per esempio, io un anno e mezzo fa, a ventiquattro anni da poco compiuti, ho deciso di venire qui in Australia, continuando a scrivere ma accingendomi comunque nell'imparare mestieri di rimpiazzo. Ora pensa tu, oggi come oggi io faccio proprio due dei tre mestieri che hai scritto nel tuo primo post come comunque meritevoli di rispetto, cioè il barista e il cameriere. La mattina faccio cappuccini, flat white, short mack, short black e altri mille tipi di caffè e la sera porto piatti in lungo e in largo, addirittura nei primi mesi, quando io e l'inglese eravamo isole lontanissime mi accingevo nella notevole posizione del lavapiatti, in più sono lontano sedici mila miglia dalla mia famiglia che è tutta in quel di Roma e dai miei vecchi amici, però non sto poi così male (forse). Mi diverto, incontro tanta gente, cerco di essere felice il più possibile pur non riuscendoci sempre. Credo sia quello l'unico obiettivo della vita. Lo scrivere è una passione. Un lasciare tracce. Una ricerca interiore. Un atto posto alla creazione d'immagine con la sola parola (almeno per il sottoscritto), una trasmigrazione di pensieri in inchiostro o pixel; poi certo non ti nego che sarei l'uomo più felice del mondo se potessi guadagnare con la mia scrittura piuttosto che andando a lavorare ma non t'uccidere l'anima (alla moggi) disperatamente provando in questo. Ci sono cose migliori dei soldi, come le donne. Io perlomeno le preferisco. E poi non dirmi che quando finisci di scrivere qualcosa che ti piace non provi quella soddisfazione, quella gioia, che è tanto enorme che neanche una vincita alla lotteria potrebbe darti, perché ti giuro non ci credo. E pensa che tanta gente sfortunata che non ha la nostra passione, non proverà mai quell'emozione che la scrittura a noi dà, cazzo (scusa), capisci? Non la proverà mai. Quindi sentiti fortunato di possedere un dono e di avere un'ambizione. Ringrazia Dio, se ci credi (io ringrazio mamma). C'è chi vive senza queste gioie. E poi tromba tanto che anche quello porta grandi felicità. Ciao bello

Offline Michele Tropiano

Re: Il mestiere dello scrittore
« Risposta #17 il: Mercoledì 14 Settembre 2011, 14:36:42 »
Michele, ci siamo già letti in varie circostanze quindi non mi presento, anch'io sono laureato in corsi pressappoco  approssimativi della facoltà di lettere, anch'io ho come unico sogno nel cassetto quello di pubblicare qualcosa e farmi riconoscere dalla razza umana come "scrittore" a tempo pieno, sto accingendomi ora nello scrivere qualcosa di più lungo dei miei soliti racconti brevi o dei miei soliti racconti brevissimissimi (io le mie non le chiamo poesie) cercando addirittura di combattere la mia naturale svogliatezza e mancanza di dedizione che mi porta sempre a fare meno quel che amo fare; io credo che la cosa migliore sia continuare e perseverare nella nostra passione senza limitazioni o implicazioni; per esempio, io un anno e mezzo fa, a ventiquattro anni da poco compiuti, ho deciso di venire qui in Australia, continuando a scrivere ma accingendomi comunque nell'imparare mestieri di rimpiazzo. Ora pensa tu, oggi come oggi io faccio proprio due dei tre mestieri che hai scritto nel tuo primo post come comunque meritevoli di rispetto, cioè il barista e il cameriere. La mattina faccio cappuccini, flat white, short mack, short black e altri mille tipi di caffè e la sera porto piatti in lungo e in largo, addirittura nei primi mesi, quando io e l'inglese eravamo isole lontanissime mi accingevo nella notevole posizione del lavapiatti, in più sono lontano sedici mila miglia dalla mia famiglia che è tutta in quel di Roma e dai miei vecchi amici, però non sto poi così male (forse). Mi diverto, incontro tanta gente, cerco di essere felice il più possibile pur non riuscendoci sempre. Credo sia quello l'unico obiettivo della vita. Lo scrivere è una passione. Un lasciare tracce. Una ricerca interiore. Un atto posto alla creazione d'immagine con la sola parola (almeno per il sottoscritto), una trasmigrazione di pensieri in inchiostro o pixel; poi certo non ti nego che sarei l'uomo più felice del mondo se potessi guadagnare con la mia scrittura piuttosto che andando a lavorare ma non t'uccidere l'anima (alla moggi) disperatamente provando in questo. Ci sono cose migliori dei soldi, come le donne. Io perlomeno le preferisco. E poi non dirmi che quando finisci di scrivere qualcosa che ti piace non provi quella soddisfazione, quella gioia, che è tanto enorme che neanche una vincita alla lotteria potrebbe darti, perché ti giuro non ci credo. E pensa che tanta gente sfortunata che non ha la nostra passione, non proverà mai quell'emozione che la scrittura a noi dà, cazzo (scusa), capisci? Non la proverà mai. Quindi sentiti fortunato di possedere un dono e di avere un'ambizione. Ringrazia Dio, se ci credi (io ringrazio mamma). C'è chi vive senza queste gioie. E poi tromba tanto che anche quello porta grandi felicità. Ciao bello

 :) belle parole grazie... eh ma i soldi, caro mio, portano automaticamente anche le donne... anche se ci sono donne e donne!  ;)
Exegi monumentum aere perennius
regalique situ pyramidum altius,
quod non imber edax, non Aquilo inpotens
possit diruere aut innumerabilis
annorum series et fuga temporum.
(Horatio, Carmina III, XXX)