Mi intrometto per provare a dare un diverso punto di vista, magari totalmente sballato, tanto per arricchire il discorso...
Prima considerazione: l'arte, a mio avviso, è ciò che qualcuno stabilisce lo sia; se io scrivo è perché esiste qualcuno che giudica e ritiene che l'insieme di segni, collegati in un certo modo, che seguono determinate regole, si definiscano scrittura. Chi scrive non può definire ciò che sta facendo, poiché ciò che sta facendo è usare qualcosa già definito da altri. Se fa qualcosa che non è ancora stato definito, può definirlo ma non giudicarlo, perché manca di un metro di paragone.
Seconda considerazione: deriva dalla prima che chi fa qualcosa non è mai in grado di giudicarla, perché è troppo vicino alla cosa stessa da esserne indubbiamente e inevitabilmente condizionato (per eccesso o per difetto).
Terza considerazione: chi fa "arte" non è in grado, quindi, di giudicare ciò che sta facendo, ma necessita di avere chi lo giudica. Cambiando giudice, cambia però anche il giudizio, trattandosi di una valutazione estremamente legata alla sensibilità del giudice stesso. La sensibilità cambia anche nel tempo e nello spazio. Il giudizio riguardo all'arte è soggetto a continuo cambiamento. Se però il giudizio rimane costante per molto tempo, ecco il capolavoro, in grado di emozionare il critico esperto ed intellettuale, ma anche la persona ignorante.
Quarta considerazione: quando poi l'arte diventa oggetto di commercio, sarà costretta ad adeguarsi anche alle regole di questo; oggi vige il consumismo, e mi sembra che l'arte stia diventando "tendenzialmente" consumistica, ossia arte "usa e getta", che facilmente possa essere rimpiazzata da un nuovo prodotto, ma che nell'immediato sia in grado di "vendersi" nel modo migliore. Ad alcuni questo può sembrare orribile, ma non credo che lo sia (sempre se effettivamente il mio punto di vista possa avere un qualche senso...): infatti l'arte elitaria può esser tale solo finché possono goderne in pochi; ma con la sempre maggiore potenzialità divulgativa dei mass-media e con l'alfabetizzazione diffusa sempre più persone hanno accesso all'arte (poesia compresa), togliendole quel carattere di esclusività di cui godeva, ma al contempo arricchendola di nuovi linguaggi, di nuove suggestioni, di nuovi contenuti...
Ai tempi di Dante la lingua "colta" era il latino...La Commedia è stata scritta in lingua "volgare"...Si può parlare di "perdita di stile"?
L'astio contro questi cambiamenti credo sia dovuto più all'incognita di cosa accadrà dopo...Direi che Tropiano è un potenziale neo-classicista, ma anche l'opposto romanticismo ha prodotto arte di notevole livello...