Autore Topic: La poesia come arte elitaria  (Letto 14895 volte)

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Offline Gianpiero De Tomi

Re: La poesia come arte elitaria
« Risposta #45 il: Domenica 3 Luglio 2011, 20:38:26 »
Certo, la suddivisione in poesia di serie A e di serie B è forse piuttosto sterile, può confondere ed è abbastanza arbitraria - ti devo dar ragione su questo - ma non credo che sia superficiale: c'è, fra le mie righe, una sottesa speranza che ognuno migliori sè stesso, non certo con le mie parole, ma con la consapevolezza che si debba cercare sempre l'eccellenza. Non tutti però, credo, possono raggiungerla o avvicinarsi ad essa, ma quantomeno possono provarci. Dunque, nella società contemporanea (gli ultimi 10 anni in particolar modo) mi sembra che sia quasi assente anche questo tentativo, fossilizzandosi sull'idea pseudo-democratica che tutto possa diventar arte per il semplice fatto che viene ostentata come tale.
Il cardine del mio ragionamento è questa frase che forse non avete ben recepito, ve la incollo:

partendo dal presupposto che l’arte è un prodotto raro se non unico, in altre parole “difficile” da creare e da reperire, esso qualitativamente peggiora quanto maggiore è il numero dei fruitori in relazione alla sua minore fruibilità

*per "fruitori" intendo sia chi l'arte la crea chi la recepisce
**per "fruibilità" mi son già spiegato abbastanza

C'è chi mi potrebbe obiettare, allora, che sillogisticamente io sia partito da un presupposto falso, ovvero che l'arte sia un prodotto raro. Io credo che questo sia il minimo, l'assunto di base per far assurgere qualsiasi cosa ad "arte", altrimenti che differenza ci sarebbe fra tutti gli altri prodotti della società? C'è la convinzione ai nostri giorni che tutti siano capaci in potenza di fare tutto - cosa vera se rapportiamo il cervello come "tabula rasa" dalla nascita - ma, finchè non raggiungiamo l'età adatta per "creare", siamo forgiati dall'ambiete circostante e dalle nostre esperienze ognuno in maniera diversa: ritengo che non a tutti sia dato far tutto (io non avrei potuto mai fare il matematico, per esempio) ritengo dunqe che non a tutti sia dato far poesia. La seconda parte della frase è una conclusione essenzialmente "statistica": e c'è a questo punto chi mi potrebbe obiettare che la statistica non è una scienza esatta, ma non è nemmeno completamente sbagliata a priori, almeno mi farebbe piacere che ci si riflettesse su.

Come è stato già detto qui o altrove (non ricordo), sarebbe meglio disquisire sui problemi della fame del mondo, ma poichè siamo su un sito di poesia, ritengo che questo mio topic sia interessante, indipendentemente dalle conclusioni e dalla sua utilità.


Dici che non potresti fare il matematico, ma l'assioma che ci hai incollato sa tanto di logica-matematica-statistica che mi fa, metaforicamente rabbrividire.
Non so se è giusto, non credo che per me rappresenti un'indicazione da cui posso trarre una qualche utilità.

Io credo nella capacità di ogni essere umano di cogliere ogni emozione e tradurla in arte, a prescindere dalla formazione culturale. Poi c'è chi avrà maggiore sensibilità e talento, chi riuscirà ad esprimere soltanto una piccola parte di quello che ha dentro.
Non credo nella cultura come fine ultimo,ma come mezzo per un'umanità dalle infinite potenzialità.



« Ultima modifica: Domenica 3 Luglio 2011, 20:42:04 da Gianpiero »

Offline Michele Tropiano

Re: La poesia come arte elitaria
« Risposta #46 il: Domenica 3 Luglio 2011, 20:44:18 »
Dici che non potresti fare il matematico, ma l'assioma che ci hai incollato sa tanto di logica-matematica-statistica che mi fa, metaforicamente rabbrividire.

Beh certo, ma i rudimenti della matematica e della logica li conosco lo stesso; è un ragionamento, tra l'altro, abbastanza semplice. Se chiedi a qualsiasi economista, ti dirà che un qualsiasi prodotto "qualitativamente peggiora quanto maggiore è il numero dei fruitori in relazione alla sua minore fruibilità". Non userà le stesse parole (sono ignorante sul lessico specialistico!), ma il concetto sarà lo stesso. Io semplicemente ho azzardato ad adattare questo modello statistico all'arte. Mi si può contestare l'azzardo, ma non la sua veridicità generale.
Exegi monumentum aere perennius
regalique situ pyramidum altius,
quod non imber edax, non Aquilo inpotens
possit diruere aut innumerabilis
annorum series et fuga temporum.
(Horatio, Carmina III, XXX)

In Venere

  • Visitatore
Re: La poesia come arte elitaria
« Risposta #47 il: Lunedì 4 Luglio 2011, 00:30:29 »
sinceramente ho i brividi.
i brividi fin dentro le ossa.
arte come mero scambio mercificatorio di mercato: maggiori i fruitori, peggiore la qualità.
Dante Alighieri dovrebbe essere una merda allora, visto quanto ha scritto e in quanti lo leggono.
ah no, quello è antico, è per definizione intoccabile.
allora moccia. o neruda. o chi vuoi tu.
brr mi si gelano le ossa.

alla faccia delle teorie pindariche sulla sensibilità dell'artista...


ferdan21

  • Visitatore
Re: La poesia come arte elitaria
« Risposta #48 il: Lunedì 4 Luglio 2011, 11:06:42 »
che sia giusto che l'arte si sia in qualche modo democratizzata e che quasi tutti, oggi, possano fruirne, è una cosa assodata.
non viviamo più nel medioevo, e quindi penso sia giusto che chiunque possa avere la possibilità sia di fruire dell'arte altrui, che crearne di nuova...
parlando di letteratura, poi, tutti possono scrivere... le librerie traboccano di libri "inutili". scrivono...veline, calciatori, escort...etc etc...diciamo che di un buon cinquanta percento dei libri che troviamo nelle librerie, potremmo farne a meno.

Offline Gianpiero De Tomi

Re: La poesia come arte elitaria
« Risposta #49 il: Lunedì 4 Luglio 2011, 13:19:37 »
che sia giusto che l'arte si sia in qualche modo democratizzata e che quasi tutti, oggi, possano fruirne, è una cosa assodata.
non viviamo più nel medioevo, e quindi penso sia giusto che chiunque possa avere la possibilità sia di fruire dell'arte altrui, che crearne di nuova...
parlando di letteratura, poi, tutti possono scrivere... le librerie traboccano di libri "inutili". scrivono...veline, calciatori, escort...etc etc...diciamo che di un buon cinquanta percento dei libri che troviamo nelle librerie, potremmo farne a meno.


In ogni caso non è un gran danno, visto che poi la percentuale di gente che legge è vergognosamente bassa in Italia. Inoltre c'è anche da dire che in Italia vige anche la modo di prestare solo il nome, per i libri, senza aver scritto una sola riga. Perchè quello che conta, lo sappiamo, è l'immagine conosciuta da tutti, reclamizzata e poi rivenduta sotto forma di merce diversificata. Ecco la nostra cultura, la mancanza di capacità per discriminare la conoscenza dalla divulgazione del pettegolezzo.
Però è vero, non siamo più in un periodo oscuro medievale. Varrebbe la pena, quindi, prendere in considerazione l'arte in un'ottica ...moderna ?








Offline Amara

Re: La poesia come arte elitaria
« Risposta #50 il: Lunedì 4 Luglio 2011, 13:43:38 »
riprendo questo tuo.. modello statistico..
"qualitativamente peggiora quanto maggiore è il numero dei fruitori in relazione alla sua minore fruibilità"
non so se ho compreso.. intendi che data la 'scarsità' di produzione e l'aumento di richiesta.. il prodotto deteriora qualitativamente per far fronte alla quantità necessaria?..
Il dubbio è uno dei nomi dell'intelligenza
(J. L. Borges)

Offline paolo corinto tiberio

Re: La poesia come arte elitaria
« Risposta #51 il: Lunedì 4 Luglio 2011, 14:03:40 »
In ogni caso non è un gran danno, visto che poi la percentuale di gente che legge è vergognosamente bassa in Italia. Inoltre c'è anche da dire che in Italia vige anche la modo di prestare solo il nome, per i libri, senza aver scritto una sola riga. Perchè quello che conta, lo sappiamo, è l'immagine conosciuta da tutti, reclamizzata e poi rivenduta sotto forma di merce diversificata. Ecco la nostra cultura, la mancanza di capacità per discriminare la conoscenza dalla divulgazione del pettegolezzo.
Però è vero, non siamo più in un periodo oscuro medievale. Varrebbe la pena, quindi, prendere in considerazione l'arte in un'ottica ...moderna ?



visto che poi la percentuale di gente che legge è vergognosamente bassa in Italia

infatti, ciò che è realisticamente elitario in Italia è la lettura... il fare artistico, la cosidetta "creatività", che tanto danno ha portato alla "creazione" , è alla portata di tutti... è un bene è un male?... non so, ma ciò che posso dire con assoluta certezza è che è la lettura il vero bene su cui si fonda (e deve fondarsi) ogni aspirazione letteraria che non voglia essere velleitaria, nel senso di avere la capacità di trovarsi un interpretante... senza lettura solo un camposanto di segni morti e amen    :)







salvatico è quel che si salva

Offline Michele Tropiano

Re: La poesia come arte elitaria
« Risposta #52 il: Lunedì 4 Luglio 2011, 16:19:35 »
riprendo questo tuo.. modello statistico..
"qualitativamente peggiora quanto maggiore è il numero dei fruitori in relazione alla sua minore fruibilità"
non so se ho compreso.. intendi che data la 'scarsità' di produzione e l'aumento di richiesta.. il prodotto deteriora qualitativamente per far fronte alla quantità necessaria?..

No, non peggiora, ovvero non scade di valore il "prodotto" in sè ma il livello generale dell'insieme dei prodotti, il che significa che se prima su 10 poesie che si scrivevano 8 erano buone, ora su 1000 che si scrivono magari sono buone anche 200, favorendo sì un aumento quantitativo delle poesie di qualità, ma anche una diminuzione in percentuale della qualità stessa, in una visione generale. Mi sembra ovvio che i dati sono assolutamente fittizi ed espemplificativi, ma lo sottolineo perchè sicuro ci sarà qualcuno che non capisce. E sottolineo anche il fatto che la mia non è un'operazione per ridurre l'arte ad uno scambio mercificatorio, come ha totalmente frainteso in venere veritas - cosa che farebbe rabbrividire anche me sinceramente! - ma è solo l'adattamento, azzardato o meno che sia - di un tale modello alla mia teoria dell'arte.

Mi viene in mente solo ora un esempio, ricalcando le librerie disseminate per casa di Massimiliano Manocchia. Se nella sua libreria, fra Troquato Tasso e Charles Bukowski inserisse i libri di Federico Moccia e di Bruno Vespa (glieli hanno regalati dunque non vuole buttarli), diminuiriebbe sensibilmente il livello complessivo del suo scaffale. Alla sua domanda, dunque, "che serve etichettare arte di serie A e di serie B?" (in tal caso Moccia sarebbe di serie Z), io rispondo che... serve per sistemare nella sua libreria Vespa e Moccia in un altro scaffale, magari nascosto, in modo da non confonderli con gli altri che sono sicuramente di livello maggiore, di qualità maggiore. In un mondo in cui la meritocrazia esiste solo in proporzione alla raccomandazione - e in Italia specialmente - i migliori devono emergere almeno in poesia. Ecco anche perchè etichettare e classificare, per non rischiare di confondere Bukowski con Moccia. E mi si dirà che al giorno d'oggi anche i 14 lettori di 3msc (si scrive così no?) sanno fare questa distinzione, ma io credo che se si continua di questo passo, fra 100 le future generazione non saranno più in grado di distinguerli. Ecco perchè l'arte, e la poesia in particolare, deve rimanere una crezione elitaria. Forse questa è la mia unica omissione del precedente ragionamento, per elitaria intendo che a crearla debbano essere in pochi, mentre ben venga che ci sia sempre più gente che legga. Cosa che, purtroppo, non succede. Anzi, se già Giacomo Leopardi lamentava ai suoi tempi che ci fossero più scrittori che lettori, oggi è ancora peggio, il punto è che oggi molti scrivono minchiate. E oddio, per evitare che Moccia legga questo mio post e mi quereli, le minchiate sono relative all'occhio del lettore, quindi, che bello! leggete Moccia, che fa bene alla salute!
« Ultima modifica: Lunedì 4 Luglio 2011, 16:21:09 da Michele Tropiano »
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Offline Michele Tropiano

Re: La poesia come arte elitaria
« Risposta #53 il: Lunedì 4 Luglio 2011, 16:45:47 »
E poi voglio fare un altro tipo di ragionamento, con un esempio. Il valore dell'oro è più alto del ferro, o del rame, perchè l'oro è più raro rispetto ad essi; se si scoprisse un enorme giacimento d'oro, in quantità sproporzionata a come si possa pensare, il valore di esso calerebbe drasticamente. Ora, se per assurdo tutti iniziassero a fare arte a livello sublime, quel sublime divebbe normalità e non sarebbe più raro, quindi automaticamente diminuirebbe il valore complessivo dell'arte e anche di ogni prodotto artistico. Non c'è niente da fare, sono fermamente convinto che l'arte possa essere solo ed esclusivamente di creazione elitaria, ovvero rara; altrimenti non sarebbe più arte, ma diverrebbe come la coltivazione di patate: tutti con un pò di sudore, impegno ed i principali rudimenti saprebbero coltivar patate.

Un Federico Moccia, per me, non avrebbe dovuto mai avere la possibilità di pubblicare (tra l'altro, mi è stato detto che nei suoi libri ci sono pesanti errori di grammatica). Ma perchè oggi come oggi un Moccia può pubblicare? Perchè ci sarà sempre qualcuno che lo legge! Ma questo è un altro discorso ancora...
« Ultima modifica: Lunedì 4 Luglio 2011, 16:51:36 da Michele Tropiano »
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Offline Gianpiero De Tomi

Re: La poesia come arte elitaria
« Risposta #54 il: Lunedì 4 Luglio 2011, 17:58:39 »


Elitario ? Ma se si legge pochissimo, statistiche alla mano, con un leggero picco per le vacanze? A dire il vero con i costi dei libri è già un miracolo la percentuale di persone che sacrifica una parte dell'esiguo stipendio o peggio, pensione, per i libri. Tutti costretti sempre ad aspettare le fiere del libro a metà prezzo o ad avere conoscenze per trovare libri di resa...

Offline Michele Tropiano

Re: La poesia come arte elitaria
« Risposta #55 il: Lunedì 4 Luglio 2011, 18:08:28 »
Elitario ? Ma se si legge pochissimo, statistiche alla mano, con un leggero picco per le vacanze? A dire il vero con i costi dei libri è già un miracolo la percentuale di persone che sacrifica una parte dell'esiguo stipendio o peggio, pensione, per i libri. Tutti costretti sempre ad aspettare le fiere del libro a metà prezzo o ad avere conoscenze per trovare libri di resa...

è esattamente quello che stiamo dicendo!   :)
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Offline paolo corinto tiberio

Re: La poesia come arte elitaria
« Risposta #56 il: Lunedì 4 Luglio 2011, 20:58:28 »
Elitario ? Ma se si legge pochissimo, statistiche alla mano, con un leggero picco per le vacanze? A dire il vero con i costi dei libri è già un miracolo la percentuale di persone che sacrifica una parte dell'esiguo stipendio o peggio, pensione, per i libri. Tutti costretti sempre ad aspettare le fiere del libro a metà prezzo o ad avere conoscenze per trovare libri di resa...


giampiè, diciamo tutti la stessa cosa... entrambi abbiamo comune opinione circa l'esiguo e strettissimo cenacoletto di lettori, questi sì, veri elitari...
salvatico è quel che si salva

ferdan21

  • Visitatore
Re: La poesia come arte elitaria
« Risposta #57 il: Lunedì 4 Luglio 2011, 21:18:58 »
ma non pensate che, a causa di internet, si legga ancora meno?

Offline Michele Tropiano

Re: La poesia come arte elitaria
« Risposta #58 il: Lunedì 4 Luglio 2011, 21:24:54 »
ma non pensate che, a causa di internet, si legga ancora meno?


sicuramente internet ha un potenziale enorme, pensa che si potrebbero leggere opere in lingua originale di autori latini e greci difficilmente reperibili in modo cartaceo. sicuramente però queste potenzialità vengono sfruttate forse all'1%, dunque concordo con te che a causa di internet si legge ancora meno. e sempre peggio, perchè leggiamo, ad esempio, blog di bimbiminkia e non solo che scrivono in maniera assurda e a volte illegibile!  ;D ;D
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Offline paolo corinto tiberio

Re: La poesia come arte elitaria
« Risposta #59 il: Martedì 5 Luglio 2011, 00:11:30 »
ma non pensate che, a causa di internet, si legga ancora meno?


è una problematica non semplice... posto il significato di "leggere" come l'azione d'interpretare segni, non dovrebbe avere troppa importanza come t'interfacci con essi... vuoi davanti ad un libro, vuoi davanti ad uno schermo o altro... ma è la qualità del segno "impresso" che fa il libro eccellente rispetto alla scrittura (e alla lettura) internettiana, nel quale puro caos vorticano, avolte, anche gemme...  :)

il Lettore con la L maiuscola non teme d'abbandonare il piacere della lettura anche se tuttavia può usare per i suoi scopi o piacere anche la rete... il lettore con la l minuscola invece può essere attratto più dai sublimi eventi facebookiani che che Melville, quindi internet può essere causa di minor domanda di lettura... :)
salvatico è quel che si salva