Ma io non ho una mentalità chiusa, io voglio ammettere che il valore in sé dell’arte sia relativo – d’altronde sono un relativista convinto! – ed esso sia oramai totalmente mutato. Ritengo d’altra parte che ci sia qualcosa da “salvare” fra le onde impetuose dell’oceano eterogeneo della massa, da conservare intatta nel tempo come una reliquia, non certo sempre uguale a sé stessa come pedissequa imitazione, ma quantomeno stabile con una certa continuità: fra tutte le arti, scelgo la poesia. E non perché sono un poeta e non uno scultore o un musicista – sarei di parte altrimenti! – ma perché credo fermamente che la poesia sia meno fruibile delle altre, quindi, seguendo il mio precedente ragionamento, meno soggetta, per sua stessa natura, alla massificazione. E se penso che essa sia meno fruibile delle altre arti è perché la considero più complessa da comprendere e da apprezzare: tutti possono ammirare un quadro, una scultura o un’aria lirica anche senza capirne nulla (un quando, ad esempio, sta appeso ad un muro ed è visibile a tutti, la musica è spesso anche un sottofondo che può essere ascoltato sempre e dovunque); al contrario la poesia (non ne leggiamo sulle mura di palazzi o non ne ascoltiamo alla radio mentre esplichiamo le nostre faccende quotidiane) – tranne alcune poesie d’amore, ma fanno eccezione per via del tema universale che trattano – deve essere capita, anche in minima parte, per essere apprezzata, altrimenti restano solo “parole che terminano un po’ prima del rigo” e nulla più. Questo perché la poesia è fatta, appunto, esclusivamente di parole: il linguaggio verbale, marca distintiva dell’essere umano, è decisamente la struttura più articolata, molteplice e complessa che esista al mondo, ancor di più della matematica, della fisica, dell’astrofisica e di altre discipline incomprensibili ai più, che in fondo non sono che l’esplicazione della natura. Il completo dominio del linguaggio verbale, e in special modo di quello poetico che ne è una particolare applicazione, è un universo a sè, i cui segreti sono ben celati alla fine di ardui sentieri.
In definitiva, l’avrete capito, io credo che la poesia migliore sia solamente elitaria. Bisogna ammettere che esista, oggi come oggi, se mi permettete il termine, una “poesia di serie B”. Un po’ come i film – ma la questione è diversa poiché il cinema è nato quando era già in atto il processo di cultura di massa: i grandi kolossal, spesso e volentieri, sono considerati “filmoni” dalla maggior parte della gente, mentre i critici li bollano come “filmetti”, ciò non toglie che anche essi abbiano una loro dignità. Così come ha una sua dignità la poesia di serie B. Dopotutto il mondo è bello perché è vario, no?