Autore Topic: humanitas  (Letto 4891 volte)

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In Venere

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humanitas
« il: Venerdì 17 Giugno 2011, 11:50:57 »
secondo voi è ancora possibile parlare di Humanitas al giorno d'oggio è utopia?
ovviamente non declinato in senso Romano, ma nei suoi principi fondamentali adattati ai tempi moderni.
per ricordare cosa sia:

I principi dell'humanitas sono tre:

1.Filantropia e, sul piano politico, il dovere di porsi al servizio dell'umanità.
2.L'affermazione dell'autonomia della persona. Sul piano politico questa affermazione corrisponde a un riconoscimento delle singole personalità che si sottraggono all'etica collettivistica (dell'antica disciplina romana.)
3. Deriva dal secondo ed è la giustificazione dell'attività culturale (otium) come autonoma ed avente una sua dignità, non meno dell'attività politica (negotium).

Il concetto di humanitas verrà in seguito largamente ripreso in ambito rinascimentale da parte di Coluccio Salutati, il quale per primo renderà a questo vocabolo una connotazione legata a quella fase storica (ossia l'umanesimo). Più precisamente Salutati definisce questa parola come un qualcosa che comprende in sé più di quanto comunemente si creda.


cosa potrebbe comprendere oggi, se esistesse?
personalmente ritengo siano principi in cui non è insensato credere.

Offline Pino Penny

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  • guardi la vita a colori o in bianco e nero?
  • Nel sito Scrivere: Le sue poesie
Re: humanitas
« Risposta #1 il: Venerdì 17 Giugno 2011, 20:29:44 »
e cosè ciò che non è insensato credere?

per esempio per un berlusconiano doc quale sarebbe l'umanitas da proporre?magari la difesa ad ogni costo di un povero indagato?

o per una donna femminista ad ogni costo,la difesa contro qualsiasi uomo perchè tale?

o per un corruttore e un faccendiere,la libertà di farsi gli affari propri?

e si potrebbe continuare all'infinito..perchè secondo "questo piccolo pensatore" al giorno d'oggi,l'humanitas non è certo la filantropia o il bene per i più deboli,o per qualsiasi minoranza,etnia eccetera..

penso piuttosto che per ognuno L'humanitas sarebbe:pensare ai cavolacci miei,ai mie interessi,la mia cricca,il mio ambito e chi più ne ha,più ne metta!

Scusa venere veritas..ma non credo che oggi come oggi,esista un modo universale di considerare l'umanità..ma al limite la singolarità(intesa come interesse personale)scusa il gioco di significante
guardi la vita a...colori?Io a volte si, a volte in nero a seconda dei giorni.se sono grigi anche grigio è un colore.Ma anche in blu non mi dispiace.in rosso per tirarmi su.in giallo se mi sento più pazzo del solito,in bianco se ci vado...

In Venere

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Re: humanitas
« Risposta #2 il: Venerdì 17 Giugno 2011, 20:52:07 »
forse sono esagerata, ma io ci credo sul serio.

Offline Amara

Re: humanitas
« Risposta #3 il: Venerdì 17 Giugno 2011, 21:21:22 »
...non è forse un'utopia.. ma comunque qualcosa di difficilmente riproponibile su larga scala sociale...
almeno ora.. ma come insegna Vico.. i ricorsi sono sempre avvenuti... chissà....
Il dubbio è uno dei nomi dell'intelligenza
(J. L. Borges)

Offline Michele Tropiano

Re: humanitas
« Risposta #4 il: Giovedì 23 Giugno 2011, 20:56:01 »
Non vorrei sembrare banale, ma credo che l'Humanitas con l'acca maiuscola, ovvero l'associazione di pubblica assistenza composta da volontari (medici e infermieri) dotati anche di autoambulanze, rispecchi molto bene il concetto di humanitas da te espresso: non a caso gli è stato dato questo nome. Sono decisamente persone da ammirare.
Exegi monumentum aere perennius
regalique situ pyramidum altius,
quod non imber edax, non Aquilo inpotens
possit diruere aut innumerabilis
annorum series et fuga temporum.
(Horatio, Carmina III, XXX)

In Venere

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Re: humanitas
« Risposta #5 il: Giovedì 23 Giugno 2011, 21:03:23 »
non penso che solo loro, persone votate al sacrificio e all'aiuto del prossimo, possano essere humanitas. lo possono tutti.

Offline Michele Tropiano

Re: humanitas
« Risposta #6 il: Giovedì 23 Giugno 2011, 23:52:44 »
non penso che solo loro, persone votate al sacrificio e all'aiuto del prossimo, possano essere humanitas. lo possono tutti.

non solo loro, ovvio. portavo l'esempio
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Offline Ilguardianodelfaro

Re: humanitas
« Risposta #7 il: Domenica 26 Giugno 2011, 08:57:25 »
Humanitas...bella parola! Dall'assistenza del volontariato, alle piccole azioni quotidiane. A mio avviso oggi si è votati all'essere pessimisti, escludendo così la possibilità che nell'uomo ci siano ancora rapporti interpersonali se non contornati da interesse, voglio dire, l'uomo egoista, arrivista, egocentrico, che si pubblicizza con buone azioni e si dichiara pronto ai rapporti sociali, interpersonali, ma sempre per scopi strettamente personali. Malgrado si tocchi sempre il fondo per l'idiozia che l'uomo può concernere, l'humanitas nel significato più esteso, ha le sue basi radicate nell'animo dell'intera umanità, senza escludere l'evidente sistema complesso che oggi ci annebbia la vista. Quanti di voi hanno aiutato un'anziana ad attraversare la strada? Ebbene esistono persone ancora capaci, mentre altre che fanno volontariato solo per celare un'eventuale seconda personalità o addirittura solo per sfoggiare le proprie capacità. Un semplice consiglio atto a migliorare la vita di un'altra persona, è (humanitas), quindi non solo gesti, andiamo oltre la fratellanza, è semplice amore per il prossimo. Le associazioni di volontariato non servono se prese, frequentate per solo scopo personale, nello stesso ambito, lo scopo è totalmente umano. Quindi dal piccolo aiutino quotidiano all'ampio lavoro svolto da un serio volontariato, rende ancora reale, scolpito su roccia, il rapporto tra gli uomini di buon senso, nulla è perduto, l'utopia non c'entra nulla. Oggi rimaniamo soggiogati dall'andamento negativo che la fusione pensiero-progresso rende astratta l'evoluzione della specie, tecnologie comprese, restituendo, non a caso, una visione del nostro essere alquanto indifferente nei riguardi del bene sociale. Ma i valori ci sono ancora, quelli di base che costituiscono il mosaico della vita, e anche se li abbiamo messi in disparte, vuoi per lo stress quotidiano, vuoi per distruggere l'onestà dando posto alla malvagità che sembri essere ormai il pane quotidiano dell'uomo, sono lì, e quando ci si mette la mano sulla coscienza, essi tornano sempre più vivi. C'è del buono ancora nell'uomo, non pensiamo sempre tutti in ugual modo (non mi riferisco a chi ha risposto a questo post) o per moda per non essere contraddetto e far parte di un contesto sociale e quindi di essere comunque accettato pur essendo diversi dentro di noi, oppure perché ci si convince che oggi va tutto male per cui essere pessimista e credere di avere un'appartenenza filo-sleale, possa aiutare. Quì tutti i valori non barcollano, ma vengono soltanto menzionati al bisogno, niente di più sbagliato. Non dico che bisogna diventare tutti come il buon sammaritano, ma almeno provare a crederci un pò di più, perché so che nell'uomo (nel senso umanità tutta) c'è del bene, è ancora umano. Io ci credo, sono stato nel volontariato, ho conosciuto persone squisite e, mentre molti tengono alla propria figura, queste persone speciali, nella propria vita, lontano dal richiamo del volontariato, con umiltà continuano lo stesso percorso nei rapporti interpersonali, pur rimanendo persone di un certo livello culturale.
Ed è sbagliato escludere l'ipotesi di humanitas a larga scala, esiste ed è ben salda in tutti noi, bisognerebbe semplicemente rendersene conto, lasciando la falsa evidenza della vita pessimista dove il sistema sa essere un grande oppressore.
ilguardianodelfaro
Quello che hai visto ricordalo perché quello che non hai visto ritorna a volare nel vento. (Navajo)

In Venere

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Re: humanitas
« Risposta #8 il: Domenica 26 Giugno 2011, 09:49:28 »
(ehm...io faccio volontariato...)

allora anche tu pensi che ci sia del buono nell'umanità, come del marcio, o meglio che noi non possiamo prescindere dalle diversità strutturali, mentali, umane appunto...
siamo tutti fratelli, è una cosa di cui sono profondamente convinta, e in quanto tali, l'aiuto reciproco (mutuo, parziale, totale, non importa) mi pare sia forma di alta compassione e carità (intese in senso teologico).
com- patire: sentire con. sym-pathos: sentire con.
(mi vergogno spesso delle mie manifestazioni di amore... suonano fasulle, forse perchè non ci si aspetta che egoismo...)

Offline Ilguardianodelfaro

Re: humanitas
« Risposta #9 il: Domenica 26 Giugno 2011, 10:25:33 »
Mai vergognarsi delle proprie manifestazioni d'amore, anzi, è lodevole, chi deve vergognarsi è la società abbattuta dall'inganno di una vita menzoniera. Dare amore non vuol dire per forza riceverlo, ma insegna che dare e ricevere hanno lo stesso volto spesso come darlo e basta, perché lo diamo anche a noi stessi. In questo mondo tecnologico, abbiamo fatto occupare le sedie in prima fila nel cinema della vita, all'usurpatore che indottrina i più deboli che si sentono più forti. Nulla è perduto. Io insegno alle mie figlie ad apprezzare ogni cosa esistente e cercare di vedere il più possibile nella vita, senza lasciarsi nulla dietro, per vivere, per amare e trovare la via migliore per la serenità. Amo la spiritualità dei nativi americani, anche se, nel loro mondo, sono stati crudeli nel loro modo di essere, con leggi strane d'altri tempi, ma pur sempre col grande rispetto per la natura e una certa spiritualità cosmica. Mai avere paura di cadere nel ridicolo con segni d'amore, il più debole è colui che osa con l'indifferenza rispecchiando così la totale ignoranza. Dove c'è il bene non c'è posto per falsità e ipocrisia. Mai avere paura. Non c'è nulla di più appagante, senza egoismo s'intende. Quando ci si cimenta in furbizia, in esseri capaci che sanno solo fregare il prossimo, e quindi idolatrati dagli stessi simili, solo allora crediamo di appartenere alla nuova società, e in gergo giovanile saremmo IN, mentre gli onesti sarebbero OUT. Ma non è così, perché senza valori, si ha l'anima perduta...senza futuro.
ilguardianodelfaro
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Offline Gianpiero De Tomi

Re: humanitas
« Risposta #10 il: Domenica 26 Giugno 2011, 11:21:58 »
Non essendo un letterato risponderò con il mio pensiero esente da frammenti storici e filosofici.
La domanda era: secondo voi è ancora possibile parlare di Humanitas al giorno d'oggio è utopia?

1.Filantropia e, sul piano politico, il dovere di porsi al servizio dell'umanità.

-Direi che tutto e tutti, si contrappone a questo fondamentale principio, perchè ormai il sinonimo di politica è potere nel senso di controllo delle persone ed acquisizione di strumenti atti a disumanizzare per poter meglio manipolare.Ma il principio non è utopistico, al contrario, è assolutamente giusto, adeguato ed fruibile per chi abbia a cuore il bene dell'umanità.

2.L'affermazione dell'autonomia della persona. Sul piano politico questa affermazione corrisponde a un riconoscimento delle singole personalità che si sottraggono all'etica collettivistica (dell'antica disciplina romana.)

-Anche questo, è un principio che entra in contrasto con l'attuale forma mentis, del potere nell'intero mondo. Affermare l'autonomia delle persone è in conflitto con il concetto di controllo e quindi viene combattuto subdolamente, facendo credere alla collettività, di essere libero da ogni vincolo, quando in realtà sono soltanto schiavi felici (non ci credete? Provate a vivere un giorno senza quello che fornisce in modo "generoso" lo stato e poi ditemi quanto siete liberi). Inutile commentare il resto, in quanto principio di inequivocabile giustizia, ma per gli stessi motivi, sempre boicottato da ogni potere.

3. Deriva dal secondo ed è la giustificazione dell'attività culturale (otium) come autonoma ed avente una sua dignità, non meno dell'attività politica (negotium).

-La cultura ... ricordo i sistemi totalitari, come prima cosa disperdono memorie storiche e culturali, liberi pensatori, filosofi e chiunque disponga di quel minimo di autonomia culturale, tale da mettere in dubbio i nuovi dei.
Poi, pian piano,si diffonde la menzogna, come molta della storia che stiamo studiando( ma non solo storia, ogni singolo settore della cultura, è accuratamente epurato e adattato)  e stanno, a maggior ragione studiando i nostri figli,futura collettività influenzabile già dall'inizio della loro vita, in modo da rendere la cultura un "bene" non minaccioso, ma plausibile per il potere.Così pensiamo di studiare la vera cultura, che ci renda individui da libero pensiero, mentre invece è la peggiore, quella manipolata, deformata.

Questo è il mio pensiero.















« Ultima modifica: Domenica 26 Giugno 2011, 11:26:13 da Gianpiero »

Offline Michele Tropiano

Re: humanitas
« Risposta #11 il: Domenica 26 Giugno 2011, 13:50:27 »
Ilguardianodelfaro, hai tirato in ballo un bel pò di argomenti di cui potremmo stare a parlarne per anni, o per secoli forse. Poichè mi sono appena svegliato (è domenica mattina e fra poco devo andare a pranzo), cercherò di condensare il mio pensiero. Il volontariato, così come ogni "buona azione", dovrebbe essere disinteressato, e senz'altro lo è in molti casi, in molte persone cosiddette buone. Ma in realtà cosa vuol dire disinteressato? perchè la persona disinteressata e buona fa volontariato? la risposta più semplice e immediata è per far del bene agli altri: facendo del bene al prossimo, di conseguenza, questa persona sta bene con se stessa, si sente realizzata. Ora, se questa persona non si sentisse realizzata (possiamo fare il mio esempio, io che qualche volta ho provato a fare volontariato alla mensa dei poveri tornando a casa peggio di prima, non sentendomi per niente realizzato) farebbe lo stesso le stesse cose? Chi lo fa, è perchè gli piace, perchè lo vuole... nessuno fa volontariato costretto. E dunque fa bene si agli altri, ma fa bene prima di tutto a se stesso! Ognuno nel compiere le proprie azioni pensa a sè stesso: ci sono i sadici che si sentono realizzati torturando le persone, ci sono i caritatevoli che si sentono realizzati facendo del bene agli altri. E' semplicemente questione di carattare. Ho detto prima che sono persone da ammirare, certo, perchè questo è quello che "si deve dire di loro"... ma in realtà dov'è il loro merito se in realtà essi fanno bene anche a se stessi, lo fanno per propria realizzazione personale? Non è certo merito loro se la natura ha donato loro questo tipo di soddisfazione! Per uno strano caso del destino, dei cromosimi, del NDA, delle relazioni sociali, degli amici e dei parenti, quella stessa avrebbe potuto invece avere una diversa inclinazione, e avrebbe potuto non sentirsi realizzata nel far del bene. Ciò che muove ogni pulsione umana, così come l'amore (ma non ne parlo o uscirei fuori tema), sempre e comunque, è l'egoismo, in senso ampio del termine.
Exegi monumentum aere perennius
regalique situ pyramidum altius,
quod non imber edax, non Aquilo inpotens
possit diruere aut innumerabilis
annorum series et fuga temporum.
(Horatio, Carmina III, XXX)

In Venere

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Re: humanitas
« Risposta #12 il: Domenica 26 Giugno 2011, 13:57:12 »
l'egoismo di amare il prossimo sapendo che riceverai amore, l'egoismo di amare per amare e basta, l'egoismo di sapere che stando bene tu, sta bene il mondo intero. c'è egoismo ed egoismo, come altruismo ed altruismo.
l'importante è sentirsi parte del mondo e non al di sopra, parte dell'umanità e in grado di entrarne in connessione, qualunque siano le proprie qualità umane.
se ci si pone sopra o sotto, ecco allora si è qualcos'altro, non humanitas.
però, sono opinioni mie, personalissime, io la vivo così.
e... visti i casini che mi dà il volontariato e i NON ringraziamenti che ricevo (non sono a contatto con la gente, mero lavoro di portineria apri-chiudi cancelli e telefonate) direi che di bontà ed egoismo sia dura parlare, sempre, nel volontariato.

Offline Michele Tropiano

Re: humanitas
« Risposta #13 il: Domenica 26 Giugno 2011, 14:11:51 »

e... visti i casini che mi dà il volontariato e i NON ringraziamenti che ricevo (non sono a contatto con la gente, mero lavoro di portineria apri-chiudi cancelli e telefonate) direi che di bontà ed egoismo sia dura parlare, sempre, nel volontariato.


e allora posso permettermi di farti una domanda? perchè lo fai?
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In Venere

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Re: humanitas
« Risposta #14 il: Domenica 26 Giugno 2011, 14:18:04 »
perchè mi piacciono le persone, tutte quante. lavoro con i bambini, volevo conoscere gli anziani, non avendo nonni vicini. e ho scoperto che siamo tutti uguali, indipendentemente dall'età e dalle altre differenze.