Sentiamo che dice Rimbaud sul genio ( anche se riferisce a sè stesso, questa peculiare caratteristica):
GENIO
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Egli è l'affetto e il presente, poiché ha fatto la casa aperta all'inverno schiumoso e al frastuono dell'estato - lui che ha purificato le bevande e gli alimenti - lui che è l'incanto dei luoghi fuggenti e la delizia sovrumana delle soste. - Egli è l'affetto e l'avvenire, la forza e l'amore che noi, ritti nei furori e nei tedi, vediamo passare nel cielo in tempesta e nelle bandiere d'estasi.
Egli è l'amore, misura perfetta e reinventata, ragione meravigliosa e imprevista, e l'eternità: macchina amata delle qualità fatali. Abbiamo tutti avuto lo spavento della sua concessione e della nostra: o godimento della nostra salute, slancio delle nostre facoltà, affetto egoista e passione per lui - lui che ci ama per la sua vita infinita...
E noi lo ricordiamo ed egli viaggia... E se l'Adorazione se ne va, risuona, la sua promessa risuona: «Indietro queste superstizioni, questi antichi corpi, queste coppie e questa l'epoca sprofondata!».
Non se ne andrà., non ridiscenderà da un cielo, non compirà la redenzione delle collere delle donne, delle allegrezze degli uomini e di tutto questo Peccato. poiché già questo è realtà, dal momento ch'egli esiste ed è amato.
Oh, i suoi respiri, le sue teste, le sue corse: la terribile celerità della perfezione delle forme e dell'azione
Oh, fecondità dello spirito e immensità dell'universo!
Il suo corpo! l'evasione sognata, schianto della grazia incrociata di violenza nuova!
La sua vista, la sua vista! tutti gli inginocchiamenti antichi e i dolori rialzati sulla sua scia.
Il suo giorno! l'abolizione di tutte le sofferenze sonore e moventi nella musica più intensa.
Il suo passo! le migrazioni più enormi delle antiche invasioni.
Oh, Lui e noi! l'orgoglio più benevolo delle carità perdute.
Oh, mondo! e il canto chiaro delle nuove sventure!
Egli ci ha tutti conosciuti e tutti amati. Sappiamo, in questa notte d'inverno, da un capo all'altro, dal polo tumultuoso al castello, dalla folla alla spiaggia, di sguardo in sguardo, nella stanchezza delle forze e dei sentimenti, chiamarlo e vederlo, e rimandarlo, e, sotto le marce e in cima ai deserti di neve, seguire le sue vedute - i suoi respiri - il suo corpo - la sua luce.