Questa è una poesia di Amara, il titolo è "Il buon caffè del non-poeta"
Quando
slitto incautanei panni del poetae suppongo che ogni pensiero
debba generare un verso
mi soccorre il ridere
quello che viene dalla terra
dallo sguardo che mi sfotte nello specchio
sollevandomi dal
peso
della mia stupidità intermittentecosì poi
leggera
mi preparo un caffè
canticchiando parole d'altri
e imprecando prosaica alle cose
nel privilegio della mia normalità...
Già il titolo dice molto e poi subito i primissimi versi: tipica del "genio" è la falsa modestia, o più precisamente quello che possiamo chiamare "un gioco poetico basato sullo sbeffeggio di sé" che, essendo un gioco, non ha pretese di verità. questi tratti li ho segnati in grassetto. In rosso ho segnalato poi questa parola "intermittente", che sta quasi per svelarci che in realtà c'è qualcosa dietro la sua stupidità... quando poi la fine invece ci conferma che non c'è nessun genio in lei, anzi, la sua "normalità" (presunta forse) è un privilegio. Il suo caffè è una cosa "normale", canticchiando parole che non sono sue e imprecando, come fanno le persone "normali": in realtà è tutto un gioco, come già detto, per far affiorare, anche a livello inconsco, questa genialità.
P.S. è un gioco anche questo, forse con più pretese di verità... forse...
P.S. 2 appena ho tempo e voglio farò una disamina anch'io su alcuni nomi che ritengo "geni" (anche più di questi due portati da massimiliano, in verità, con buona pace di tutti).