Autore Topic: Che cos'è la "licenza poetica"?  (Letto 22232 volte)

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Offline Michele Tropiano

Che cos'è la "licenza poetica"?
« il: Venerdì 20 Maggio 2011, 19:36:48 »
Domanda secca, giusto per vedere come la pensate in proposito... La risposta non è così semplice, credo.
Exegi monumentum aere perennius
regalique situ pyramidum altius,
quod non imber edax, non Aquilo inpotens
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Offline Saldan

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Re: Che cos'è la "licenza poetica"?
« Risposta #1 il: Venerdì 20 Maggio 2011, 21:32:19 »
La licenza poetica "standard" è un'illusione pretenziosa...
...la mia culla è meraviglia esplosa, non ti dondola ma avvolge e ammanta.
La mia culla è poesia ansiosa di svelarmi quello che ti incanta...      

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Dérèglement

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Re: Che cos'è la "licenza poetica"?
« Risposta #2 il: Sabato 21 Maggio 2011, 13:00:39 »
Scrivo ciò che desidero come voglio.
Ecco cos'è per me la licenza poetica.

Offline Michele Tropiano

Re: Che cos'è la "licenza poetica"?
« Risposta #3 il: Sabato 21 Maggio 2011, 13:01:59 »
La licenza poetica "standard" è un'illusione pretenziosa...

cosa intendi per "standard"?
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Offline Michele Tropiano

Re: Che cos'è la "licenza poetica"?
« Risposta #4 il: Sabato 21 Maggio 2011, 13:02:43 »
Scrivo ciò che desidero come voglio.

proprio la risposta che mi aspettavo  ;D ;D
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Offline Saverio Chiti

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Re: Che cos'è la "licenza poetica"?
« Risposta #5 il: Sabato 21 Maggio 2011, 13:54:21 »
la licenza poetica...
è tutto ciò che mi "prendo" quando scrivo  ;D ;D ;D
...lì dove ti avevo lasciato
neanche il sole fa più capolino...

Offline Saldan

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Re: Che cos'è la "licenza poetica"?
« Risposta #6 il: Sabato 21 Maggio 2011, 21:39:20 »
cosa intendi per "standard"?

Qualsiasi cosa che non abbia senso spacciata per licenza poetica...
...la mia culla è meraviglia esplosa, non ti dondola ma avvolge e ammanta.
La mia culla è poesia ansiosa di svelarmi quello che ti incanta...      

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Offline Gianpiero De Tomi

Re: Che cos'è la "licenza poetica"?
« Risposta #7 il: Sabato 21 Maggio 2011, 23:31:53 »
Bene. Non credo occorra inventarsi nulla: Wikipedia docet

Col termine licenza poetica si intende un errore voluto da parte del poeta, funzionale a rendere il suo componimento più incisivo. L'errore può essere fattuale, grammaticale oppure metrico.

Usata in senso traslato, la locuzione "licenza poetica" viene usata quando una persona compie un'azione formalmente non corretta, ma accettabile date le circostanze.

Licenza poetica fattuale
Un esempio noto per il primo tipo di licenza poetica è quello di Giosuè Carducci, il quale, nella sua Canzone di Legnano, termina così il componimento:

 « Il sol ridea calando dietro il Resegone »
 

L'immagine serve a conferire solennità alla chiusa del componimento: la licenza sta nel fatto che, dal punto dove lo si descrive, il monte Resegone è situato verso Nord, di fianco alle Grigne. Rispetto a Milano il sole tramonta dietro al Monte Rosa.

Licenza poetica grammaticale
Un esempio di licenza poetica grammaticale si può trovare ne Il sabato del villaggio di Giacomo Leopardi:

 « e intanto riede alla sua parca mensa,
fischiando, il zappatore »
 

In italiano, infatti, si dice "lo zappatore", che però non avrebbe più reso il verso un settenario; ecco dunque la scelta della licenza poetica.

-questa era una nota di un altro autore, ho lasciato il tutto per correttezza -

Al tempo di Leopardi era diffusa la doppia possibilità per la scelta dell'articolo davanti alla /z/. Infatti in fiorentino, già allora considerato italiano standard, si diceva 'il zappatore'. Leopardi sceglie questa opzione per rendere il verso settenario, ma non è affatto licenza poetica. Perché un autore non può dire che fa errori voluti. Al massimo può ricorrere a figure retoriche, come fa Manzoni quando usa l'anacoluto, scrivendo: "Quelli che muoiono bisogna pregare Iddio per loro". Ma anche questa non è licenza poetica. Anzi la licenza poetica atta a sgrammaticare non esiste affatto.

Licenza poetica metrica
Un tipo di licenza metrica speciale possono essere considerate le rime culturali (cioè versi che non sono propriamente in rima, ma che lo sarebbero nel sistema vocalico di un'altra lingua): la rima siciliana, la rima francese, la rima aretina (o guittoniana) e la rima bolognese. Questo tipo di rime era molto comune nella poesia italiana delle origini.

Si veda questo esempio di rima siciliana:

 « Di sùbito drizzato gridò: «Come?
dicesti "elli ebbe"? non viv' elli ancora?
non fiere li occhi suoi lo dolce lume?» »
 (Dante Alighieri, Inferno, canto X, vv. 67-69)

In questo caso abbiamo una rima di "o" chiusa con "u", tipica della poesia siciliana: la lingua siciliana non dispone infatti della "o" chiusa e tende a usare sempre la "u", derivata dall'articolo determinativo "lu".

In questo caso (unico nella Divina Commedia) di rima guittoniana notiamo una sorta di ibridazione della rima toscana (il dialetto toscano ammette la rima di "e" aperta ed "e" chiusa oppure "o" aperta con "o" chiusa) con quella siciliana:

 « Se voi venite dal giacer sicuri,
e volete trovar la via più tosto,
le vostre destre sien sempre di fori »
 (Dante Alighieri, Purgatorio, canto XIX, vv. 79-81)
« Ultima modifica: Sabato 21 Maggio 2011, 23:35:36 da Gianpiero »

Offline paolo corinto tiberio

Re: Che cos'è la "licenza poetica"?
« Risposta #8 il: Domenica 22 Maggio 2011, 00:29:21 »
è un'impostura...    ;D

è la tesi di chi odia la poesia che la poesia è risibile... >:(

è come dire: " Certe scempiaggini possono essere espresse solo dai poeti"

ma la vera licenza poetica è dire dell'origine...
salvatico è quel che si salva

Offline Michele Tropiano

Re: Che cos'è la "licenza poetica"?
« Risposta #9 il: Domenica 22 Maggio 2011, 13:30:54 »
Bene. Non credo occorra inventarsi nulla: Wikipedia docet

Col termine licenza poetica si intende un errore voluto da parte del poeta, funzionale a rendere il suo componimento più incisivo. L'errore può essere fattuale, grammaticale oppure metrico.

Usata in senso traslato, la locuzione "licenza poetica" viene usata quando una persona compie un'azione formalmente non corretta, ma accettabile date le circostanze.

Licenza poetica fattuale
Un esempio noto per il primo tipo di licenza poetica è quello di Giosuè Carducci, il quale, nella sua Canzone di Legnano, termina così il componimento:

 « Il sol ridea calando dietro il Resegone »
 

L'immagine serve a conferire solennità alla chiusa del componimento: la licenza sta nel fatto che, dal punto dove lo si descrive, il monte Resegone è situato verso Nord, di fianco alle Grigne. Rispetto a Milano il sole tramonta dietro al Monte Rosa.

Licenza poetica grammaticale
Un esempio di licenza poetica grammaticale si può trovare ne Il sabato del villaggio di Giacomo Leopardi:

 « e intanto riede alla sua parca mensa,
fischiando, il zappatore »
 

In italiano, infatti, si dice "lo zappatore", che però non avrebbe più reso il verso un settenario; ecco dunque la scelta della licenza poetica.

-questa era una nota di un altro autore, ho lasciato il tutto per correttezza -

Al tempo di Leopardi era diffusa la doppia possibilità per la scelta dell'articolo davanti alla /z/. Infatti in fiorentino, già allora considerato italiano standard, si diceva 'il zappatore'. Leopardi sceglie questa opzione per rendere il verso settenario, ma non è affatto licenza poetica. Perché un autore non può dire che fa errori voluti. Al massimo può ricorrere a figure retoriche, come fa Manzoni quando usa l'anacoluto, scrivendo: "Quelli che muoiono bisogna pregare Iddio per loro". Ma anche questa non è licenza poetica. Anzi la licenza poetica atta a sgrammaticare non esiste affatto.

Licenza poetica metrica
Un tipo di licenza metrica speciale possono essere considerate le rime culturali (cioè versi che non sono propriamente in rima, ma che lo sarebbero nel sistema vocalico di un'altra lingua): la rima siciliana, la rima francese, la rima aretina (o guittoniana) e la rima bolognese. Questo tipo di rime era molto comune nella poesia italiana delle origini.

Si veda questo esempio di rima siciliana:

 « Di sùbito drizzato gridò: «Come?
dicesti "elli ebbe"? non viv' elli ancora?
non fiere li occhi suoi lo dolce lume?» »
 (Dante Alighieri, Inferno, canto X, vv. 67-69)

In questo caso abbiamo una rima di "o" chiusa con "u", tipica della poesia siciliana: la lingua siciliana non dispone infatti della "o" chiusa e tende a usare sempre la "u", derivata dall'articolo determinativo "lu".

In questo caso (unico nella Divina Commedia) di rima guittoniana notiamo una sorta di ibridazione della rima toscana (il dialetto toscano ammette la rima di "e" aperta ed "e" chiusa oppure "o" aperta con "o" chiusa) con quella siciliana:

 « Se voi venite dal giacer sicuri,
e volete trovar la via più tosto,
le vostre destre sien sempre di fori »
 (Dante Alighieri, Purgatorio, canto XIX, vv. 79-81)


mi sembra una risposta molto stupida la tua, incollare wikipedia: se avessi voluto sapere cosa dice un'enciclopedia, una ricerca la so fare anch'io. tra l'altro, so bene cos'è la rima siciliana, le licenze metriche ecc ecc. se ho postato la domanda qui è perchè volevo sapere secondo voi cos'è la licenza poetica, non secondo wikipedia...
Exegi monumentum aere perennius
regalique situ pyramidum altius,
quod non imber edax, non Aquilo inpotens
possit diruere aut innumerabilis
annorum series et fuga temporum.
(Horatio, Carmina III, XXX)

In Venere

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Re: Che cos'è la "licenza poetica"?
« Risposta #10 il: Domenica 22 Maggio 2011, 18:10:38 »
per farti felice:
la licenza poetica esiste per chi crede che ci siano schemi rigidi. costituzionalmente le regole le scrivo io e si modellano abbastanza facilmente, soprattutto se si tratta di scrivere, che a mio avviso, dovrebbe essere un'attività in primis giocosa, per quanto seria.
un amico m'ha detto: non c'è nulla di più serio del gioco. e ci credo moltissimo.
perciò, posso dirti che per me il concetto di licenza poetica, proprio non esiste.

Offline Marina Como

Re: Che cos'è la "licenza poetica"?
« Risposta #11 il: Domenica 22 Maggio 2011, 19:45:39 »
 :D è uscire dalle leggi, scardinare le regole fatte da altri, se mi sono più consone ed uniche utili. Sono le eccezioni che confermano le regole, ma appunto soltanto se sono "uniche possibili" ad ottenere un risultato. Se preferite malgrado filosoficamente non lo sono per nulla, in questo caso sono d'accordo col Macchiavelli: sono il fine che giustifica il mezzo. Attenzione però, che davvero il fine deve essere utile allo scopo ed il mezzo unico possibile, no?
Se voglio fare la stronza ci riesco bene.  Talmente bene che quasi quasi ci sono. O forse ci sono.  Si, deciso.

Offline Antonio Terracciano

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Re: Che cos'è la "licenza poetica"?
« Risposta #12 il: Domenica 22 Maggio 2011, 19:58:28 »


[

Mi sembra che In Venere Veritas si contraddica. Se è vero, come è vero, che non c'è nulla di più serio del gioco, e che scrivere è un gioco, ebbene ogni gioco che sia davvero tale si basa su regole rigidissime, fatte da chi l'ha inventato, e non certo dai giocatori stessi!
Sono invece d'accordo con Marina Como sull'infrazione eccezionale delle regole, quando il fine giustifica i mezzi, come, per ritornare al gioco, la rete segnata con la "mano de Dios" da Maradona in una partita giocata dall'Argentina nei Mondiali di una ventina di anni fa...
« Ultima modifica: Domenica 22 Maggio 2011, 20:03:06 da Antonio Terracciano »

Offline Marina Como

Re: Che cos'è la "licenza poetica"?
« Risposta #13 il: Domenica 22 Maggio 2011, 20:30:54 »
Mi sembra che In Venere Veritas si contraddica. Se è vero, come è vero, che non c'è nulla di più serio del gioco, e che scrivere è un gioco, ebbene ogni gioco che sia davvero tale si basa su regole rigidissime, fatte da chi l'ha inventato, e non certo dai giocatori stessi!
Sono invece d'accordo con Marina Como sull'infrazione eccezionale delle regole, quando il fine giustifica i mezzi, come, per ritornare al gioco, la rete segnata con la "mano de Dios" da Maradona in una partita giocata dall'Argentina nei Mondiali di una ventina di anni fa...
:D Mi sono sempre divertita tantissimo a giocare poiché sin da bambina, avevamo il vizio di rivedere le regole e farne di nostre, naturalmente se anche gli altri giocatori le volevano. Il bello del gioco è che non esiste chi lo inventa, e le sue regole fisse, esse sono malleabili come qualsiasi altra legge, infatti ogni buon stato giuridico prevede il loro cambiamento. Non esisterebbero tanti altri giochi se non derivanti magari da uno originalmente concepito, forse non esite il Gioco,  forse esiste solo perché c'è chi lo gioca. Non esiste nessun gioco, esistono i giocatori ed il loro essere concordi nella volontà di giocare e nel come.
Pensa ad es alle regole delle Paraolimpiadi e di come esse sono malleabili anche negli sport.
« Ultima modifica: Domenica 22 Maggio 2011, 20:33:36 da Marina Como »
Se voglio fare la stronza ci riesco bene.  Talmente bene che quasi quasi ci sono. O forse ci sono.  Si, deciso.

In Venere

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Re: Che cos'è la "licenza poetica"?
« Risposta #14 il: Domenica 22 Maggio 2011, 20:37:27 »
appunto. le regole le fanno i giocatori, gli arbitri sono per gli sport, i giochi sono dei giocatori.