Autore Topic: I limiti del poetabile  (Letto 2444 volte)

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Dérèglement

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I limiti del poetabile
« il: Domenica 8 Maggio 2011, 14:54:12 »
Quali sono secondo voi i limiti del poetabile?
Esistono, non esistono?
C'è mai stato un momento in cui avete pensato "No,su questo non posso fare poesia"?

Vorrei sentire qualche parere motivato, grazie.

Offline Gianpiero De Tomi

Re: I limiti del poetabile
« Risposta #1 il: Domenica 8 Maggio 2011, 15:32:05 »
Che si può volgere in poesia... che può essere oggetto di poesia?

L'universo è poesia, ogni piccola particella che si muove, con leggi ben definite è poesia, ogni onda di luce.
Dalla mattina alla sera, tutto è traducibile in poesia, ma non è questo il punto.

Il punto è avere una prospettiva che possa far emergere quel lato nascosto, che poi sarebbe visibile, alla maggior parte delle persone.
Il poeta non è un giornalista che scrive dei fatti accaduti, il poeta fa emergere con un linguaggio dell'anima emozioni dalla riflessione di quel che è accaduto e ridona bellezza all'esistenza, attraverso la sua poesia.

Offline Copia Conforme

Re: I limiti del poetabile
« Risposta #2 il: Domenica 8 Maggio 2011, 16:30:09 »
Mi sento di sottoscrivere in pieno l'intervento di Gianpiero! ;)

Dubito che esistano dei c.d. "limiti del poetabile", intesi in senso oggettivo; forse dei limiti nel fare Poesia potrebbero esserci ma non risiedono nella Poesia in se, ma nell'universo emotivo dell'autore, ci sono argomenti che riusciamo a mettere in versi, ed altri no.
I limiti ci sono per la trattazione di quelle dimensioni, per il ricordo di determinate esperienze che toccano l'autore nelle proprie corde profonde.
Ovviamente questi "limiti soggettivi" possono essere più o meno labili ovvero più o meno duraturi!

In merito all'ultima domanda di Alessio, io, per esempio, non riesco a scrivere poesie riguardanti "la Natura" e "le Fiabe", ma sono dei miei limiti soggettivi. :)

Vi lascio questo video :D

Benigni - Poesia

In Venere veritas

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Re: I limiti del poetabile
« Risposta #3 il: Domenica 8 Maggio 2011, 18:01:45 »
c'è un limite al pensiero?
ecco, se c'è limite a quello, c'è anche allo scrivere.

Offline Amara

Re: I limiti del poetabile
« Risposta #4 il: Domenica 8 Maggio 2011, 18:46:31 »
..credo che i limiti siano nelle forzature...
quando ad esempio leggo i testi che si sprecano su eventi tragici di cronaca.... sono tutti scritti per scriverli... e questo li rende una specie di bava di sciacallo...

..scrivere, quando arriva da sé, si può su tutto.. pubblicarlo forse.. non è proprio sempre opportuno..
poi come si dice sopra.. ci sono i limiti personali... che possono venire anche dalla volontà o meno di lasciarci scavare dal pensiero...

ma nel generale.. lo ripeto.. il limite per me.. è pensare di dover o voler scrivere di qualcosa senza una spontanea ispirazione...
Il dubbio è uno dei nomi dell'intelligenza
(J. L. Borges)

Offline India

Re: I limiti del poetabile
« Risposta #5 il: Domenica 8 Maggio 2011, 19:12:23 »
Condivido quanto espresso da Amara.
E'  preferibile scrivere le proprie emozioni e cose che hanno a che fare con la propria vita e il proprio sentire.

Pochi, secondo me, possono scrivere su argomenti di cronaca o sociale o su un personaggio pubblico, come Manzoni ha fatto in 5 Maggio

Devo però dire che se l'argomento sociale tocca nel profondo, possono venire fuori belle poesie ( come è stato nel caso delle poesie che sul sito si sono scritte per Eluana o Alda Merini)

 

Dérèglement

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Re: I limiti del poetabile
« Risposta #6 il: Domenica 8 Maggio 2011, 20:38:31 »
Sono d'accordo un pò con tutti, ma c'è una cosa che vorrei aggiungere: purtroppo ho notato che nonostante un limite del poetabile non esista per vari poeti, il vero limite sta nella società.
La società non tollera che si faccia poesia su ogni cosa nella reale accezione del termine.
Per fare un esempio: quale pudore comune accetterebbe mai come valida e pubblicabile una poesia composta su un pene o una vagina? Oppure un ciclo poetico su un fiore ricamato su una tovaglia?
Con questi esempi che mi sembrano abbastanza esemplificativi voglio dire che, secondo me, il nostro tempo non è ancora pronto per accogliere una poesia a tutto tondo, una poesia che non abbia paura di descrivere anche quegli aspetti della vita più nascosti e di cui si preferisce non parlare per un certo senso di pudore comune oppure quegli aspetti considerati di poco conto e che invece possono essere fonte di grande ispirazione.
D'altro canto credo che l'ispirazione artistica risieda proprio nelle cose allo stato elementale, in quelle più legate alla Natura perchè la nostra mente riesce a coglierne intuitivamente i tratti fondamentali.
C'è bisogno di una rivoluzione poetica.
Non vorrei sembrare un diciannovenne che arde di quei desideri giovanili che poi vanno via via spegnendosi con l'età, nè vorrei passare per un idealista, perchè non lo sono, ma quello che sto tentando di dire è: non notate anche voi qualcosa che non va?
Non sentite la necessità estrema di rompere determinati schemi sociali che vincolano la poesia in una dimensione che non le appartiene e non le apparterrà mai?
Non riesco a capire.
Come possiamo dire di essere veramente poeti se non ci abbandoniamo anche al più infimo particolare della nostra vita descrivendolo come se fosse il più importante?
Non sta nell'originalità dell'immagine la vera essenza della poesia?
Credo che il poeta sia di base uno sperimentatore.
Non penso che poeti che seguono correnti poetiche senza aggiungere nulla di nuovo e proprio possano sperare di ambire a qualche tipo di interesse altrui verso le loro composizioni.
La volontà di rompere, anche se non totalmente almeno in parte, con la tradizione letteraria precedente legata ad un coraggio poetico nuovo ed originale sono, secondo me, importanti strumenti che il poeta deve avere attualmente come requisiti minimi, per così dire, di un poetare dignitoso.

Offline Michele Tropiano

Re: I limiti del poetabile
« Risposta #7 il: Lunedì 9 Maggio 2011, 17:13:31 »
Io credo che parlare di "limite" sia un... limite. E' una domanda che ammetterebbe talmente tante risposte che si dovrebbe considerarle tutte giuste (perchè la poesia rientra nella sfera altamente soggettiva) a priori. Io ti rispondo che sicuramente non si può scrivere una poesia che inneggia a Mussolini perchè è reato (apologia del fascimo), non si può scrivere una poesia in cui si scrive che i neri sono una razza inferiore, non si può scrivere una poesia contro gli ebrei, ecc ecc.
Se poi, per "limiti del poetabile", vogliamo intendere "una bella poesia", per me non si possono scrivere nemmeno tante e tante cose che leggo qui su questo e altri siti, ma ritorniamo sulla soggettività, allora inutile parlarne.
Exegi monumentum aere perennius
regalique situ pyramidum altius,
quod non imber edax, non Aquilo inpotens
possit diruere aut innumerabilis
annorum series et fuga temporum.
(Horatio, Carmina III, XXX)

Offline Michele Tropiano

Re: I limiti del poetabile
« Risposta #8 il: Lunedì 9 Maggio 2011, 17:17:29 »
C'è bisogno di una rivoluzione poetica.
Non vorrei sembrare un diciannovenne che arde di quei desideri giovanili che poi vanno via via spegnendosi con l'età, nè vorrei passare per un idealista, perchè non lo sono, ma quello che sto tentando di dire è: non notate anche voi qualcosa che non va?
Non sentite la necessità estrema di rompere determinati schemi sociali che vincolano la poesia in una dimensione che non le appartiene e non le apparterrà mai?

Ma quale rivoluzione? Le rivoluzioni sono già state fatte, in tempi molto recenti e non sono state nemmeno del tutto assimilate. Diamo tempo al tempo, non si può fare un'altra rivoluzione poetica (ma poi su che basi? che parta da chi? per quale ragione?) quando ancora le precedenti hanno ancora degli strascichi che dobbiamo continuare ad interpretare e capire. Per un'altra rivoluzione secondo me la poesia dovrà aspettare almeno altri 100 anni.
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Dérèglement

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Re: I limiti del poetabile
« Risposta #9 il: Lunedì 9 Maggio 2011, 22:39:01 »
Ma quale rivoluzione? Le rivoluzioni sono già state fatte, in tempi molto recenti e non sono state nemmeno del tutto assimilate. Diamo tempo al tempo, non si può fare un'altra rivoluzione poetica (ma poi su che basi? che parta da chi? per quale ragione?) quando ancora le precedenti hanno ancora degli strascichi che dobbiamo continuare ad interpretare e capire. Per un'altra rivoluzione secondo me la poesia dovrà aspettare almeno altri 100 anni.

E' proprio questo che intendevo: limiti.
Come puoi dire che ci vorranno 100 o 400 o 239432 anni?
Una rivoluzione poetica non ha bisogno di basi particolari, basta che chi la attua sia convinto di ciò che fa e sia motivato, con i mezzi adatti ovviamente: sta tutto nella volontà.
Non stiamo parlando di una rivoluzione popolare, qui si parla di poesia.
Come possono gli "strascichi" delle rivoluzioni precedenti impedire una rivoluzione?
La storia non è la linea del tempo che si studia alle elementari; le età lentamente sfumano e si dissolvono in altre, con un passaggio graduale di cui, chi lo vive, non si accorge subito.
Allo stesso modo è necessario che vi siano degli "strascichi" di rivoluzioni precedenti per poterne attuare di nuove, si ha comunque bisogno del passato per superare il passato.
Non esistono periodi per così dire vuoti in cui ci si mette a tavolino e si dice "Ok, ora che questa rivoluzione poetica ha dato i suoi frutti e si è conclusa allora dobbiamo attuarne una nuova", è tutto un dissolversi graduale, impercettibile.
Cosa intendi per "capire gli strascichi"? Non riesco a capire.

Offline Michele Tropiano

Re: I limiti del poetabile
« Risposta #10 il: Lunedì 9 Maggio 2011, 23:51:45 »
Molte cose che dici sono vero, ogni rivoluzione ha dei tempi (e modi anche!) che sfumano nelle precedenti rivoluzioni. Ma credo che in ogni caso sia troppo presto, perchè siamo in un'epoca di transizione (e non solo per la poesia), il "nuovo" ha bisogno di solide basi per attecchire, basi che per me ancora non ci sono. Per basi intendo punti fermi della poesia che non sono stati ancora definiti: mi riferisco ad alcune tendenze che sono ancora in fase di elaborazione, alcuni stili che si stanno perfezionando. Certo, nulla toglie che venga fuori un poeta, un "genio" che da solo sia capace di rivoluzionare dal nulla qualcosa che è ancora in definizione, ovvero la poesia. E che la poesia sia ancora in definizione, o meglio, che venga messa in discussione la definizione millenaria di poesia, è un fatto che possiamo costatare tutti anche su questo sito tramite tante discussioni che si creano sul concetto di poesia. Per esempio, la più "recente" grande rivoluzione è stata attuata sull'eliminazione della metrica, quando la metrica era oramai un punto fermo; ora, se siamo ai giorni nostri a (ri)discutere cosa sia poesia e cosa non lo sia, non ci può essere per me una rivoluzione a tavolino (come hai detto tu, "c'è bisogno di una rivoluzione") se non ci sono più (ancora) punti fermi in poesia. Ci vorrebbe un colpo di genio per rivoluzionarla, ma il colpo di genio... come dire... non è premeditato, quindi sarebbe inutile discutere sull'urgenza o meno di una rivoluzione.
Mi rendo conto che ho scritto tanto ma forse ho detto poco, ho parlato in termini un pò ermetici, ma perchè sinceramente il concetto che ho in testa non è facile da esprimere... se mi verranno migliori parole scriverò ancora, stai sicuro!  ;)
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Offline Michele Tropiano

Re: I limiti del poetabile
« Risposta #11 il: Lunedì 9 Maggio 2011, 23:56:28 »
Cosa intendi per "capire gli strascichi"? Non riesco a capire.

Le conseguenze di come la poesia è cambiata nell'ultimo secolo non sono ancora chiare a tutti, non sono ancora definibili, ci si discute ancora parecchio (negli ambienti letterari intendo) su cosa sia valido oppure no. E' un po come lo storico: non può scrivere su fatti a lui contemporanei. "ai posteri l'ardua sentenza". In poesia, se non si può ancora capire, quindi giudicare la produzione contemporanea, non si può nemmeno superarla, secondo me! Diamo tempo al tempo...

In ogni caso, la tua è una domanda tanto affascinante, quanto di difficile risposta, o meglio, come detto prima, che può ammettere tante risposte giuste.
« Ultima modifica: Lunedì 9 Maggio 2011, 23:59:06 da Michele Tropiano »
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Offline Marina Como

Re: I limiti del poetabile
« Risposta #12 il: Martedì 10 Maggio 2011, 00:51:22 »
Credo si stiano trattando  due interessanti argomenti e non uno solo.
Da un lato il quesito se può un soggetto di poesia essere qualunque cosa, (per me la risposta è si) e dall'altra si parla di tecniche poetiche che possano incidere e superare vecchi schemi e portare vento nuovo (ed io a volte ne trovo a iosaì, ma non saprei dire se siano spunti che possano apportare miglioramenti espressivi poetici o esperimenti senza seguito).
Rispondendo alla prima domanda del topic, ricordo ad es una poesia che mi colpì molto di Silvia Saint, dove ricordo asseriva di fare pipì sotto la doccia, "per fortuna si deve pisciare" dovrebbero essere pressappoco le parole usate. Molto ben fatta e poetica, si riferiva alla bigotteria e falsità, eppure tramite una pisciata lo è riuscito a fare egregiamente (elogio della pisciata, elogio dellla naturalezza e degli istinti primari).
Se voglio fare la stronza ci riesco bene.  Talmente bene che quasi quasi ci sono. O forse ci sono.  Si, deciso.

Offline paolo corinto tiberio

Re: I limiti del poetabile
« Risposta #13 il: Lunedì 23 Maggio 2011, 23:16:43 »
tutto ciò ch'è dicibile può essere detto e dicendolo in un certo qualmodo faccio poesia... non ci sono limiti all'estetica nella sua connessione tra forma e contentuto... e deve essere detto non solo l'attimo della presenza, ma anche tutto ciò ch'è stato e tutto ciò che sarà... e questo dire poiché ha relazione col tempo, cambia, non è mai quel che è o quel ch'è stato... anche la logica non pone i suoi limiti, ai poeti è permesso di far "vivere" i minotauri e farsi beffe persino del principio di non contraddizione... non che il poetico è caos assoluto, ma poco ci manca e da quella debole persistenza e traccia può affiorare un senso nuovo... solo in campo morale sembrerebbe esserci limiti al "fare poetico"... ma non vieta di parlare di pene e di vagina, lega invece la libertà al carro di una obbedienza verso la gratuità del dono...
salvatico è quel che si salva