Mi pare, Gabriella, che tu ne faccia una questione personale.
Lungi da me, esprimere giudizi, non sono ne giurato ne giudice e quindi mi astengo, e resto, nel mio dire, puramente oggettivo.
A volte, occorre avere coscienza, una coscienza più allagata del semplice quotidiano, che l'identità personale è legata alla struttura in cui siamo inseriti, ovvero vi è un doppio legame che assicura l'equilibrio fra le due entità, una generata dal singolo individuo, e l'altra dalla società, che interagisce attraverso regole scritte e convenzioni sociali. Questo ha sin dalla nascita contribuito a costruire una struttura, in ognuno di noi; e quelli che si dichiarano apertamente liberi, in realtà sono soltanto all'interno di un altra casella di questa immensa piramide.
E non c'è una soluzione definitiva, ma soltanto piccoli passi di consapevolezza, che nella forma più sana, si traducono in una vita a misura di essere umano, con quelle possibilità di crescita, che ci sono dovute . Putroppo, è ovviamente utopistico, perchè sappiamo che vi è una volontà di strumentalizzare le menti ( e non ditemi che questo è delirio da globalizzazione) per evitare che la società sia formata da esseri pensanti,con la capacità di decidere sul bene e sul male, piuttosto che da solitari nuclei, che cercano di destreggiarsi nell'esistenza sopravvivendo.
E quindi libertà non significa nulla, se non è accompagnata da un'altra parola: consapevolezza.