Ancora una lirica di Yashin... che potrebbe sembrare a prima vista insignificante ma la cui forza è nel pensiero
che il poeta riversa nei suoi scritti...
La favola raccontata in silenzio
Il “soldato silenzioso” lo chiamavano i suoi amici
nel taschino un piccolo Corano
al collo un amuleto benedetto
sarebbe andato diritto in paradiso quando lo avrebbero colpito.
Dio trovò il suo cadavere come un pugno di cenere
Non pensate che non lo abbia portato in paradiso
perché non aveva visto il Corano e l’amuleto.
Dio sospirò:
– Un uomo che muore di una morte così dolorosa
andrebbe senz’altro in paradiso
se avessi un paradiso.
Una nuova proposta di lettura, da parte di Rasimaco, di un testo di Yashin.
Ho letto, rileggendo anche la precedente proposta "Il canto del mio amato", sempre dello stesso Autore e ho cercando di immedesimarmi in ogni parola in ogni possibile emozione, che sarebbe potuta scaturire, vivendo nel contesto proposto e devo dire che il tutto, per me, è tutt'altro che privo di significato e tutt'altro che una favola.
Un soldato forgiato dalla vita vissuta, in un paese che gli ha insegnato a combattere per la propria libertà, per il proprio credo, un soldato non dissimile da tanti altri, cresciuti in contesti diversi, ma forgiati a loro volta per combattere sempre in nome di una libertà, di un credo, sia esso politico o religioso…
Profonde riflessioni scaturiscono dalla chiusa, in cui l'autore stila le ipotetiche parole, espresse da quel Dio, un Dio in cui molti credono, a modo loro.
" Un uomo che muore di una morte così dolorosa/andrebbe senz’altro in paradiso/
se avessi un paradiso."
Quante morti vane, quanti inutili sacrifici, per poter raggiungere quel Paradiso da molti agognato.
Eppure quel Paradiso lo abbiamo a portata di mano… qui sulla nostra splendida terra, una terra di cui ognuno potrebbe godere, se solo imparasse a convivere con il proprio simile, con il proprio prossimo.
Questa la mia riflessione… Grazie a Rasimaco per questa proposta di lettura.