Autore Topic: per un fallo perse epigramma  (Letto 1336 volte)

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Offline paolo corinto tiberio

per un fallo perse epigramma
« il: Venerdì 18 Febbraio 2011, 11:52:18 »
un fallo fittile offro a Citerea
perché mi faccia un'urgente grazia:
mi liberi da questa gonorrea
di gossip imperante sulla piazza

questo innocente epigramma non è stato convalidato per il lessico... tolto fittile e Citerea (argilla e Venere) penso che lo scandalo sia "fallo"... OK, ma io medesimo (con gli occhi miei) ho letto cose che mi hanno fatto arrossire, qui dentro, volgari ed insulse... OK, va bene, ma quel che dispiace è che non esiste un "metro" per giudicare se una cosa è oscena oppure no (d'altra parte l'usanza di offrire falli di varia fattura e materiale è da poco tempo ch'è stata dismessa... OK, va bene...   :)
salvatico è quel che si salva

Offline Webmaster

Re: per un fallo perse epigramma
« Risposta #1 il: Venerdì 18 Febbraio 2011, 12:23:51 »
Tu dovresti conoscere Orazio, "est modus in rebus" (Satire 1, 1, 106-107). Per parlare delle odierne peripezie politico/scandalistiche, è necessario invocare il membro maschile? Sei sicuro che sia indispensabile, che proprio non se ne possa fare a meno?
Quello che ci siamo domandati è stato questo, tutti stanno parlando della stessa cosa ma nessuno inizia il discorso con un "fallo". Stanno tutti sbagliando oppure è superfluo? Visto anche che, come dici tu, l'offerta di falli è caduta fuori moda. Anzi credo che se ti rechi invitato a cena da una anziana signora romana e le rechi come omaggio un grosso fallo in marmo, la reazione potrebbe essere non del tutto positiva.

Scherzi a parte, no, ovviamente non c'è un metro dell'oscenità. Di solito ci regoliamo al riguardo cercando di giudicare la sua essenzialità nell'insieme dell'opera. L'opera avrebbe senso anche senza? E' indispensabile all'opera? E' indispensabile per dare la sensazione che la poesia vuole dare? Sarebbe diversa, carente, senza? Oppure è solo un "in più", magari per ottenere una reazione maggiore, che l'autore usa per dare forza ad una poesia che altrimenti non avrebbe gran ché da dire?
« Ultima modifica: Venerdì 18 Febbraio 2011, 12:31:17 da Luigi. »

Offline Saldan

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Re: per un fallo perse epigramma
« Risposta #2 il: Venerdì 18 Febbraio 2011, 20:06:19 »
A mio avviso poteva anche essere convalidata... è molto meno scandalosa di certe poesie "sanvalentinesche" con rime alla cuore-amore...
...la mia culla è meraviglia esplosa, non ti dondola ma avvolge e ammanta.
La mia culla è poesia ansiosa di svelarmi quello che ti incanta...      

http://lamalavoglia.forumfree.it

Offline paolo corinto tiberio

Re: per un fallo perse epigramma
« Risposta #3 il: Lunedì 21 Febbraio 2011, 16:12:24 »
Tu dovresti conoscere Orazio, "est modus in rebus" (Satire 1, 1, 106-107). Per parlare delle odierne peripezie politico/scandalistiche, è necessario invocare il membro maschile? Sei sicuro che sia indispensabile, che proprio non se ne possa fare a meno?
Quello che ci siamo domandati è stato questo, tutti stanno parlando della stessa cosa ma nessuno inizia il discorso con un "fallo". Stanno tutti sbagliando oppure è superfluo? Visto anche che, come dici tu, l'offerta di falli è caduta fuori moda. Anzi credo che se ti rechi invitato a cena da una anziana signora romana e le rechi come omaggio un grosso fallo in marmo, la reazione potrebbe essere non del tutto positiva.

Scherzi a parte, no, ovviamente non c'è un metro dell'oscenità. Di solito ci regoliamo al riguardo cercando di giudicare la sua essenzialità nell'insieme dell'opera. L'opera avrebbe senso anche senza? E' indispensabile all'opera? E' indispensabile per dare la sensazione che la poesia vuole dare? Sarebbe diversa, carente, senza? Oppure è solo un "in più", magari per ottenere una reazione maggiore, che l'autore usa per dare forza ad una poesia che altrimenti non avrebbe gran ché da dire?

se mi chiedi se per descrivere le odierne peripezie politico/scandalistiche è necessario invocare il membro maschile, ti devo rispondere di sì, o Luigi...  altrimenti qualunque omissione dell'oggetto (e soggetto) di codeste peripezie non renderebbe giustizia del periodo di tempo che stiamo patendo ed inoltre non renderebbe chiaro l'oggetto del contendere... perché qui la contesa è proprio fallica, in tutte le sie declinazioni... è questa la fissazione del principe, miei cari, non mia o di un quisquis qualunque... come ometterla?... vieppiù, il contesto dove pronunciavo l'osceno lemma riferiva alla pratica dei voti (il fittile ne era chiaro segno) da offrire alle divinità, come Venere... (ma io ho visto falli votivi di cera offerti a San Rocco e ad altri santi)... va bene, per l'avvenire cercherò parole sostitutive o userò i puntini...   :D
salvatico è quel che si salva

Offline Michele Tropiano

Re: per un fallo perse epigramma
« Risposta #4 il: Lunedì 21 Febbraio 2011, 16:54:24 »
L'opera avrebbe senso anche senza? E' indispensabile all'opera? E' indispensabile per dare la sensazione che la poesia vuole dare?

Secondo me sì!!! E' assurdo che questa poesia non sia stata convalidata! tra l'altro, "fallo" non è nemmeno una parolaccia!!  ;D bah... Tra l'altro, il riferimento alla Venere Citerea ne fa un epigramma anche in un certo qual modo "colto", sicuramente molto più valido di molte poesia brevi che leggo su questo sito, che sanno di banalità più di quanto il Fior di Fragola dell'Algida sappia di fragola. Senza contare che l'epigramma, per sua natura, deve essere forte e pungente.. pensiamo a Marziale!! Tiberio, fa na cosa, ripubblicalo e metti una nota! Non è possibile che non venga accettato!
« Ultima modifica: Lunedì 21 Febbraio 2011, 16:57:19 da Michele Tropiano »
Exegi monumentum aere perennius
regalique situ pyramidum altius,
quod non imber edax, non Aquilo inpotens
possit diruere aut innumerabilis
annorum series et fuga temporum.
(Horatio, Carmina III, XXX)