Ho aperto le falle
dei miei pensieri
impudichi, stranamente
erano le cosce ad essere divelte
di fronte al tuo sangue
che scorre in me
uniti dai fili di lingue
e di dita, sento che pulsi
che intorno sei mare
rosso scuro, caldo e acido
del mio patetico
corpo che chiede
ancora di te.
Un senso in più
si immola sul tuo falò
autodafè della notte
in cui divenni strega
mio demone impazzito...
Veglio sulla carne tesa
sull'umido dei tuoi silenzi
veglio e sono la mosca
l'ombra d'obelisco che ti entra
nella mente e nelle membra
veglio sulle rovine
sulle chiappe bianche
della tua anima sporca
sporca deliziosa cruda
troia troia e ancora
toria con in bocca la parola
e il giocattolo del male.
Autodafè il senso del nero
ha preso il posto
del senso del bianco
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